Cisf Family Report 2022: luci e ombre tra famiglie e nuovi media

L'uso al tempo dell'emergenza sanitaria (per gentile concessione di Vita Pastorale 11/2022)

20/12/2022

Famiglie onlife caratterizzate dalla condivisione dei momenti digitali più che dall’isolamento, in cui i consumi mediali sono un'occasione educativa tra i membri.

Genitori che hanno attraversato il lockdown e la prova della Dad con fatica, ma almeno hanno aumentato, in molti casi, la condivisione dell’esperienza scolastica dei figli.

È questa la fotografia tra luci e ombre del rapporto tra famiglie e tecnologie al tempo dell’emergenza sanitaria. Le diverse fasi di lockdown hanno costituito una grande sperimentazione forzata rispetto alle tecnologie, con conseguenze sui rapporti intra ed extra familiari, le modalità di lavoro dei genitori, la didattica dei figli e i diversi aspetti della vita familiare.

Vediamo ora i tratti che emergono dalla rilevazione 2022 del Cisf.

Da un lato lo scenario è segnato dalla crescita (prevedibile) dell’uso delle nuove tecnologie e, dall’altro (forse meno intuitivo), dal miglioramento dei rapporti con i conviventi durante l’emergenza sanitaria.

Un primo punto di interesseriguarda i consumi mediali: dai servizi di messaggistica (WhatsApp, Messenger) ai social media (Facebook, Instagram, TikTok), dalle piattaforme video e streaming (YouTube, Twitch) a quelle per videochiamate (Facetime, Zoom), per le famiglie con figli prevalgono nettamente gli usi condivisi («insieme in famiglia», o «sia da solo sia insieme alla famiglia») rispetto a quelli in solitudine («da solo», oppure «solo da un altro membro»).

Confermano questo quadro anche i dati sulle attività svolte con i nuovi media: vi è una prevalenza di tempo condiviso tra familiari rispetto a quello solo individuale per giocare ai videogames/giochi on line (42,7% vs 35%), guardare contenuti in streaming (79,1% vs 13,5%), partecipare a raccolte fondi on line (21,1% vs 12,9%), fare la spesa/shopping online (52,7% vs 34%), cercare informazioni on line (78,8%vs18,8%), intrattenere rapporti con gli amici (70,8% vs 17,7%).

Si tratta di un’immagine che è controintuitiva rispetto all’affermazione dei "personal" media rispetto alla precedente segnata dai media “di massa”.

Se il tempo condiviso è indubbiamente un'occasione, non per forza si traduce in esiti positivi.
 Lo psichiatra Serge Tisseron è noto per avere indicato la formula delle tre A – Accompagnamento, Alternanza, Autoregolazione – ai genitori e alle figure educative rispetto all’uso degli schermi da parte dei più piccoli (Screen education).

Diversi dati dall’indagine Cisf sono riletti nel Rapporto alla luce di queste attenzioni, che in Italia sono state approfondite dal Cremit (www.cremit.it) dell’Università Cattolica.

L’accompagnamento è l’idea che "il problema degli schermi" non si risolve una volta per tutte, adottando filtri di navigazione o decidendo di non acquistare il cellulare al proprio figlio; servono piuttosto tempo, pazienza, capacità di lettura dei fenomeni, disponibilità ad affiancare il bambino crescendo insieme a lui.
Ecco, dunque, l’importanza dell’accompagnare i genitori a sfruttare bene l'occasione del tempo condiviso accanto ai nuovi media, aumentato dalla pandemia.

Al contempo il lockdown ha problematicamente ridotto l’alternanza tra attività digitali e analogiche, diminuendo così la diversificazione degli stimoli.

Infine, l’autoregolazione nel rapporto con i media significa che il problema dell’educazione non consiste nel proteggere il figlio in modo da evitargli quanto più possibile di correre dei rischi, ma consiste piuttosto nel fornirgli quel che gli serve per poter scegliere da solo in maniera equilibrata.

Questo comporta dargli fiducia, con gli inevitabili rischi cui l'esercizio della responsabilità lo espone.

In quest’ottica leggiamo come problematico – forse come consapevolezza critica– il fatto che il 45,5% dei genitori ritenga del tutto vero o molto vero che la tecnologia crei dipendenza.

I media digitali alleati della famiglia


In linea con questo quadro sono i trend degli indici di eteronomia e autonomia, introdotti nei Rapporti Cisf del 2017 e 2019 per rilevare la percezione di piacere e costrizione dai media digitali.

In sintesi, l’avvenuta digitalizzazione delle relazioni – la digital life – evidenzia un netto aumento della tendenza positiva verso l’uso del digitale con discernimento (gli adattati) o con maggior entusiasmo (gli ibridati), a scapito delle quote dei resistenti (i marginali e i forzati).

Lo confermano le risposte alla domanda sul rapporto della propria famiglia con la tecnologia: per il 39,5% “facilita la vita in famiglia”, per il 23,9% “unisce e aiuta i rapporti sociali”, mentre per il 20,8% “rovina i rapporti” e per il 15,9% “imprigiona”.

Il Rapporto dedica poi un focus al distance learning, ossia le diverse fasi di didattica a distanza (Dad) e di didattica digitale integrata (Ddi). Da 0 a 10 l’insegnamento ricevuto dai figli alla scuola dell’obbligo è valutato 5,71; per quello universitario si raggiunge il 6,38.

Se il riferimento è la votazione scolastica, la piena sufficienza non è raggiunta. Pe i genitori italiani, la Dad è stata un'occasione per essere maggiormente coinvolti nella vita scolastica dei figli: nel 59,8% delle famiglie almeno uno dei due partner ha aumentato l'assistenza allo studio o ai compiti rispetto ai periodi di didattica in presenza, che invece è rimasto invariato per il 33% e diminuito per il 4%.

Più tempo scolastico trascorso con i figli ha causato fatica: da 0 a 10,la Dad "è stata faticosa come genitore" per 6,49. Crescono i giudizi negativi sulla Dad se la famiglia è povera, o straniera, e se il genitore ha un basso livello di istruzione, mentre diminuiscono per chi è più giovane o ha buone possibilità di attivare capitale sociale.

Per contro, dichiarano una fatica genitoriale di accompagnamento maggiore le famiglie benestanti e con alto titolo di studio: sono le stesse che hanno aumentato il tempo dedicato all’accompagnamento scolastico dei figli.

Particolare è il caso degli alunni disabili, dove le diverse forme e figure di sostegno hanno permesso di rimanere collegati alla classe e di sperimentare le opportunità della personalizzazione tramite la tecnologia.

La fotografia del rapporto delle famiglie con il digitale smentisce dunque una discorsivizzazione apocalittica che, a lungo, ha accompagnato il dibattito pubblico, collegandosi a una generale enfasi sui rischi.

È l’errata idea che il digitale concorra alla distruzione della famiglia perché porta all’isolamento dei membri e, in particolare, dei figli.

Emerge, invece, che i media digitali possono essere alleati della famiglia, se si riempie di senso il tempo condiviso, ripensando l'uso dei nuovi media come “tecnologie di comunità”, come teorizza Pier Cesare Rivoltella.

Le tecnologie diventano il tessuto connettivo attraverso cui è possibile unire i lembi di una comunità a diversi livelli: familiare, gruppale... I media digitali possono così rappresentare un’opportunità per ricostruire legami e rafforzare capitale sociale, quindi per (ri)costruire comunità.

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