17
feb
Il
discorso dedicato alle scarpe e all'abbigliamento può essere lungo, in una famiglia numerosa. Eppure la spesa per queste necessità primarie non è
così forte come si potrebbe pensare, altre spese sono in proporzione molto
più elevate (trasporti,
scuola...). Su scarpe e abbigliamento si può risparmiare facilmente. Come abbiamo detto (qui), si
accettano di seconda mano capi d'abbigliamento e scarpe da parenti, amici e
conoscenti o si comperano vestiti nuovi, preferibilmente in saldo, anche
come investimento a lungo termine per i figli successivi (almeno quando sono piccoli), se non si
segue l'ultima moda!
Ha senso allora riutilizzare i vestiti che richiedono delle piccole riparazioni e
quindi del tempo per farle? Che senso ha cucire toppe, cambiare cerniere,
andare a recuperare bottoni, fare un'applicazione simpatica per nascondere una
macchia che non va più via?
Si valuta se ne vale la pena, se “l'articolo” da sistemare è ancora abbastanza
bello da poter durare ancora per un po'. Nel caso dei pantaloni per i
maschietti di solito le toppe sono d'obbligo: basta che li portino anche solo
per un paio di volte e già le ginocchia sono consumate a causa delle gare con
le macchinine sul pavimento della sala!
L'aggiustare
le cose rotte in generale è però anche un'educazione per i nostri figli
(L'arcivescovo Dionigi Tettamanzi in una Lettera di Natale ai bambini, qualche
anno fa, ci diceva di abituarci a riutilizzare e aggiustare per educarci a non
sprecare). Non buttare via subito gli abiti quando sono danneggiati è un
beneficio per l'ambiente che ci circonda, è ecologico, ma è anche un vantaggio
per noi. I nostri figli che vedono toppe e applicazioni capiscono meglio che
dietro le cose c'è una fatica manuale e che questa ha un valore grandissimo
perché anche se siamo colti e istruiti il lavoro manuale non è umiliante, anzi!
Imparare a cucire, a lavorare a maglia sono arti che si stanno perdendo nei
ragazzi, come la capacità d'intagliare, coltivare le piante ecc... Poi gli adolescenti si annoiano, non sanno cosa
fare. Che peccato!
Una
mia amica, la ragazza indubbiamente più geniale della classe al liceo, laureatasi
in corso col massimo dei voti, mi ha fatto vedere con immensa soddisfazione che
ha rifoderato il divano del soggiorno da sola! “Ci ho messo un mese, ma guarda
che lavoro! Non ho tagliato i fili volanti per fare vedere che l'ho fatto io!”.
Che soddisfazione!
Cucire
e aggiustare sono attività "antieconomiche", ma servono per far diventare i
nostri figli più bravi nella manualità. Osservandoci i bambini imparano: imparano con l'esempio, come è naturale in famiglia. Imparano che non si devono
buttare le cose con troppa fretta. Inoltre possono abituarsi a cavarsela nei
piccoli lavoretti di cucito: non è male! Un domani potranno farsi l'orlo dei
pantaloni da soli: non è detto che ci sarà una nonna disponibile che abita
vicino e che può dedicarsi a questo (forse i giovani dovranno emigrare molto
lontano per trovarsi un lavoro, se andiamo avanti così!). In vacanza potrebbe
capitare di scucirsi i pantaloni (a qualcuno è capitato sul posto di lavoro,
che imbarazzo!). Forse si vivranno
esperienze in un posto scomodo, cosiddetto “fuori dal mondo” e aver imparato
l'arte d'arrangiarsi in ogni evenienza tornerà utile.
P.s.: Se le ragazze devono imparare a cambiare l'olio dell'automobile, i ragazzi
devono imparare ad attaccare i bottoni e a fare lavoretti di cucito d'urgenza?
A casa nostra mio marito ed io siamo ancora molto tradizionali e ci dividiamo
le mansioni, anche per una questione di praticità, ma ai nostri figli vorremmo
insegnare a fare di tutto perché possano cavarsela partendo dalle cose che
sembrano più banali, ma che in realtà non sono più così scontate (quanti
ragazzi/e sanno attaccare un bottone?).
Pubblicato il
17 febbraio 2011 - Commenti
(1)
11
feb
Non so come la pensiate voi, su San Valentino: la consideriate una festa inutile, creata ad hoc per spillare denaro in inutili regali? Avete un animo incline al romanticismo? Pensate sia una buona occasione per fermarsi a riflettere sul significato della vostra relazione, come fanno molte coppie a Terni, la città natale del Santo, in questa occasione?
Sia quel che sia. Quello che mi colpisce è che in questi ultimissimi anni San Valentino sta diventando un'occasione per promuovere iniziative e regali solidali. In effetti si tratta di un ottimo momento per questo genere di regali: non sono eccessivamente impegnativi, e ben si addicono a una festa che non implica un regalo "vero" (per quello ci sono già Natale e compleanno), allo stesso tempo sono un bel segno del fatto che l'amore tra due persone genera bene, capace di aprirsi all'altro (e poi è un buon test per capire se ne vale la pena: fate un regalo così a un/a ragazzo/a, e se si scoccia capite al volo che è il momento di lasciar perdere)
Tra le iniziative in campo, vi segnalo in particolare due associazioni che hanno ideato e promosso regali "sanvalentineschi" utili, poco costosi e davvero carini. Da suggerire a chiunque sia interessato a spendere (poco) per fare una cosa (bella).
La prima associazione è la
Fondazione Pangea, una ONLUS che dal 2002 lavora per favorire condizioni di sviluppo economico e sociale delle donne e delle loro famiglie. Online trovate una pagina di
Regali solidali: un ciondolo o un anello a forma di nodo (il simbolo dell'associazione) oppure un vero e proprio regalo per i progetti della Fondazione: un corso di sartoria, una capra, un corso di alfabetizzazione. Piccole cose, che possono però costituire un vero e proprio salto di qualità nella vita di una donna in un Paese povero.
Save the Children, una ONG internazionale che da tempo si occupa dei bambini, ha realizzato due bellissimi video promozionali con Sabina Guzzanti, Pietro Sermonti e Andrea Sartoretti per i suoi regali solidali (che si comprano
qui). Il primo lo avete già visto sopra, il secondo è questa divertente intervista a tre:
Pubblicato il
11 febbraio 2011 - Commenti
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