21 set
Tornati dalle vacanze, con una mano sulla coscienza, mio marito ed io ci siamo guardati negli occhi e ci siamo detti: "Ok, da settembre si risparmia".
Gli scontrini delle vacanze hanno sostato, a mo' di memento solenne, sul tavolo del soggiorno per 15 giorni circa, a ricordare la nostra precaria situazione finanziaria e le incerte prospettive per il futuro. E a ricordarci il nostro buon proposito post-vacanziero.
Nel frattempo, senza che ce ne accorgessimo, siamo stati risucchiati nel vortice di inizio-scuola: penne cancellabili (3 € l'una, ok, ma sono ricaricabili e "Mamma, queste penne scrivono molto meglio, e poi tutti i miei compagni le hanno"), materiale per la scuola (niente per cui strapparsi i capelli, lo ammetto, a parte un rotolo per ricoprire i libri al modico prezzo di 5 €), pantaloni e scarpe diventati improvvisamente di una taglia in meno ("Mamma, ma i vestiti rimangono sempre uguali?" "Eh sì, voi crescete ma i vestiti rimangono sempre quelli (SIC)" ed inadatti al clima "cosa-cavolo-mi-metto-oggi" di Milano.
Ma è quello che non ti aspetti, che ti frega. E cioè.
Iscrizione del primogenito al corso di scherma, che finalmente abbiamo trovato uno sport che gli piace, inclusa settimana di campus sportivo (perché tre mesi di vacanze sono un salasso per l'anima, ma anche per il portafoglio dei genitori, e dove lo piazzi un ragazzino di 8 anni per una settimana dal 6 al 13 settembre?): 340 €.
Iscrizione della piccoletta a danza (perché è lo stesso gruppo dell'anno scorso, sono tutte amiche, l'insegnante è dolcissima e vuoi mettere quanto è importante che queste bimbe imparino divertendosi?): 200 €.
Iscrizione del primogenito alla Scuola Calcio (perché son due anni che lo chiede, e quest'anno si è iscritto anche il suo amico, ed è all'oratorio e vuoi mettere l'importanza dell'ambiente educativo?): 190 €.
Poi senti di mamme che hanno iscritto il pargolo al corso di nuoto alla modica cifra di 500 €, al corso di tennis per "soli" 460 €, alla scuola di inglese per 590 € (poche le mamme che hanno scelto il corso d'inglese, in effetti, e si capisce il perché).
Siete tramortiti dalle cifre? Lo confesso, anche io.
Mi sono chiesta se fare sport è sempre stato così costoso (risposta: no, non credo) e se è giusto che sia così (risposta: no, non è giusto).
Le spese sportive per i figli sopra i 5 anni sono detraibili (detrazione d'imposta al 19%) fino ad un tetto massimo di 210,00 per figlio (diciamo che siamo a buon punto, ecco). Qui ho trovato tutte le informazioni per sapere come farsi fare ricevute valide per la detrazione (facciamo attenzione!).
Nel frattempo, gli scontrini delle vacanze sono stati religiosamente nascosti nella rubrica del telefono, pronti a trovare la strada della pattumiera (per Natale la loro fine è assicurata) e abbiamo deciso che, forse, ad Ottobre sì che riusciremo ad iniziare a risparmare.
Pubblicato il 21 settembre 2010 - Commenti (0)
22 giu
Lo scorso 15 Giugno a Roma è stato presentato Il Costo del Figli, l'ultimo Rapporto Cisf al quale questo blog è dedicato.
A seguito della nostra presentazione, abbiamo ricevuto e volentieri pubblichiamo queste riflessioni del Prof. Franco Macagno, past-presidente nazionale delle Società Italiana di Neonatologia e cultore dell'Area Materno-Infantile.
"Pur condividendo in linea di principio quanto riportato nel Rapporto, mi permetto di fare presente che gli interventi in tal sede riproposti con forza e chiarezza per l'ennesima volta, costituiscono soltanto meritevoli tentativi di tamponamento di una situazione che è venuta a crearsi a partire dagli anni '70 - perciò da oltre quarant'anni - e che continua ad essere non affrontata nelle sue origini più profonde, venutesi a radicare negli stili di vita della popolazione italiana in età feconda e distanti sempre più dai modelli di genitorialità osservabili nei Paesi UE.
Infatti, molti elementi di disagio familiare sono risultanti dal persistere, in ampi strati della popolazione, della convinzione che il diritto del cittadino ad afferire alla genitorialità nel momento del percorso di vita ritenuto più opportuno - ovviamente diritto inalienabile - non conduca a significative differenze nell'accoglimento e nell'accudimento dei figli a seconda dello stile di vita maturato negli anni precedenti in concepimento (nella maggior parte dei casi tra 21 anni d'età e 38 anni), considerando quest'ultimo evento, prevalentemente, come valore aggiunto alla propria qualità di vita, sottovalutando le possibili, quasi sempre certe, intereferenze sul rapporto di coppia e sull'ambito lavorativo di una nuova nascita e credendo che buona parte del carico dei problemi possa e debba essere condiviso dalla comunità.
I bambini hanno profondo bisogno di essere accuditi grazie a nuove attitudini parentali, che soltanto in piccola parte sono influenzabili dalla conquista dei diritti invocati anche nel Rapporto.
Non è certo prolungando congedi parentali all'infinito che si salvaguarda il benessere della coppia con ricadute positive sui figli, né elargendo a pioggia sovvenzioni economiche, né estendendo l'accoglienza dei bambini in tenera età in strutture pubbliche per quasi tutta la giornata, ecc.
Questi si configurano come elementi "tampone" con beneficio in gran parte a favore dei genitori e con scarse ricadute favorevoli sulla popolazione infantile, naturalmente fatte salve le condizioni di particolare rischio, richiedenti provvedimenti solleciti e ben mirati con l'obiettivo prioritario di sanare profonde disequità, e le loro possibili ricadute dal socio-assistenziale all'ambito sanitario".
Dunque, non solo e non tanto riconoscimento del costo (e del valore) dei figli, ma anche una nuova visione delle proprie responsabilità genitoriali per "alleviare" i carichi di cura dei genitori contemporanei. Che ne dite?
Pubblicato il 22 giugno 2010 - Commenti (1)
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