19
dic

Conciliazione e welfare aziendale

E' online e scaricabile un interessante documento prodotto dal team di docenti e ricercatori legati all'Osservatorio della Famiglia del Dipartimento di Politiche per la famiglia.


Il documento è uno studio articolato (chiarissime alcune impostazioni di metodo e di merito sulla conciliazione, prima fra tutte quella di un approccio alla conciliazione che non sia funzionalistico ma che sia rispettoso della cultura familiare e che dunque attinga maggiormente ai criteri di sussidiarietà alla famiglia) e presenta alcune buone prassi di implementazione di percorsi di conciliazione nell'ambito (più articolato) della strutturazioni di piani di welfare aziendale.

Curato da Sara Mazzucchelli dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, l'ebook (scaricabile qui), termina, oltre che con un'appendice ricca di dati statistici, con l'indicazione di tre linee di azione ben precise che caratterizzano da tempo l'approccio dei ricercatori dell'Osservatorio sul tema della conciliazione famiglia-lavoro:

"... Occorre investire su  tre sostanziali vettori di cambiamento (Prandini, 2009):

 sostenere e finanziare l’emergere di dispositivi di welfare aziendale family friendly entro una nuova cultura di corporate citizenship, nell’ambito di un welfare societario plurale fondato sulla sussidiarietà e solidarietà. In questo senso il sostegno alla conciliazione, come ben evidenziato da alcuni autori (Molteni, Bertolini, Pedrini, 2007; 2009; Pedrini e Petri, 2009), rientra a pieno titolo nella CSR ed anzi, a mio avviso, può rappresentare il link principale tra l’ambiente sociale esterno ed interno, consentendo altresì il passaggio dalla  Corporate  Social  Responsibility alla  Corporate Family Responsibility.

 ripensare la connessione profonda tra sistema economico e territoriale giungendo alla definizione di partenariati, ovvero di veri e propri patti territoriali in materia di conciliazione. Una strada, quest’ultima, ancora poco battuta in Italia e tuttavia con indubbie potenzialità in quanto consentirebbe, in un tessuto imprenditoriale caratterizzato da piccole e medie imprese, aggregando la domanda  – e con essa le risorse finanziarie e culturali a disposizione – di incrementare l’efficienza dell’offerta.

 diffondere, supportare e finanziare attività consulenziali volte alla progettazione implementazione e valutazione di azioni o politiche di conciliazione.

Pubblicato il 19 dicembre 2011 - Commenti (0)
25
nov

Conciliazione e stress lavoro-correlato

Nell'ultimo mese ho partecipato a tre interessanti convegni sulla conciliazione famiglia-lavoro. Parto dall'ultimo, durante il quale abbiamo discusso in modo approfondito sul legame tra conciliazione famiglia-lavoro e organizzazione aziendale. Lo scorso 22 novembre a Cagliari si è tenuto infatti un interessante convegno sullo stress lavoro-correlato e sulla conciliazione famiglia-lavoro, organizzato dall'Associazione Il Volo.


Patrizia Deitinger, Senior Researcher dell'ex Ispesl, ha illustrato sia le cause fonti di stress sia la normativa recente in materia di salute sul luogo del lavoro. Il D. Lgs. 81/08 ha infatti esplicitato in modo chiaro l'obbligo di valutare "tutti i rischi (...)anche quelli relativi allo stress lavoro-correlato". 

Bene, tra le cause di stress lavoro-correlato è chiaramente indicata, in un'esauriente tabella che potete vedere sopra, anche la mancata conciliazione tra famiglia e lavoro, indicata come "Interfaccia lavoro-vita privata" e che comprende sia richieste conflittuali tra l'ambiente lavorativo e l'ambiente familiare (quando cioè si hanno richieste eccessive da uno o da entrambi i contesti), sia scarso sostegno da parte della famiglia (e qui tocchiamo la questione del supporto del coniuge riguardo alle proprie scelte lavorative, alla questione del supporto da parte degli altri membri della famiglia riguardo i compiti di cura), sia ai problemi legati alle "doppie carriere" (agende incompatibili, eccessiva latenza di figure educative di riferimento in casa...).

Dalla slide che ha presentato la dott.ssa Deitinger emerge dunque chiaramente come la conciliazione tra lavoro e vita privata rientri tra le dimensioni qualificanti di un'organizzazione aziendale capace di garantire la salute del lavoratore. Tutte le dimensioni elencate nella slide risultano comunque profondamente interconnesse.

Questo approccio tuttavia si scontra con la prassi e i vincoli che le leggi sulla sicurezza impongono, per esempio, nell'implementazione del telelavoro: questo è sicuramente un punto, sottolineato durante il convegno di Cagliari, che deve essere ripensato e riqualificato alla luce delle esigenze reali di alcune categorie di lavoratori.

Tutte le informazioni sul convegno sono disponibili qui.

Pubblicato il 25 novembre 2011 - Commenti (0)
02
nov

RSI: la strategia europea 2011-2014

Uno dei legami ancora tutti da svelare (e da approfondire) è quello tra conciliazione famiglia - lavoro e responsabilità sociale d'impresa. La RSI (o, più comunemente CSR, Corporate Social Responsibility) non attiene specificamente alla conciliazione famiglia-lavoro, eppure potrebbe forse costituire uno strumento per aiutare la diffusione e l'implementazione di politiche di conciliazione.

Considerata per molto tempo una sorta di "gingillo" o di "accessorio di lusso" che solo le grandi multinazionali potevano permettersi, la RSI sta assumendo, dopo e durante la crisi, una nuova valenza politica ed è vista da molti come lo strumento che potrebbe aiutare le aziende a riconquistare la fiducia delle persone che, in via di massima, condividono le motivazioni che spingono gli indignados a stazionare stabilmente a Zuccotti Park o davanti alla cattedrale di St. Paul. Tanto che la Commissione Europea ha stilato, in fretta e furia, una nuova strategia per la RSI fino al 2014 (potete trovare il testo integrale qui).

Nel documento, diffuso lo scorso 25 ottobre, si afferma che la RSI assume un'importanza sempre più strategica per la competitività delle aziende, tanto da affermare: "Aumentando la propria responsabilità sociale le imprese possono costruire legami duraturi con i propri dipendenti e con i consumatori e cittadini, e costruire solide basi per modelli di business sostenibile. Maggiori livelli di fiducia aiutano inoltre a creare un ambiente nel quale le imprese possono fare innovazione e crescere". Per promuovere una rinnovata strategia di diffusione della RSI, l'Unione Europea si impegna a realizzare una piattaforma multi-stakeholder di diffusione e invita gli Stati Membri ad attuare, a livello nazionale, programmi e incentivi per la diffusione delle pratiche di responsabilità sociale.

Se la Commissione Europea sposa la causa della RSI non solo per quanto riguarda l'ambiente (e non solo per le multinazionali, sebbene affermi che per le PMI tali pratiche saranno necessariamente più informali) ma anche per quanto riguarda la gestione delle risorse umane, il diversity management e il benessere dei lavoratori (tre espressioni che ricorrono più volte nel documento), il tema della conciliazione famiglia-lavoro non viene mai esplicitamente affermato, rientrando dunque i quel generico "benessere del lavoratore".

E tuttavia, a livello italiano possiamo notare come in una recente pubblicazione di I-CSR (Italian Center for Social Responsibility) di monitoraggio sulle politiche regionali in materia di RSI contempli anche un'intera sezione sulla promozione di politiche di conciliazione famiglia-lavoro. Il testo integrale del monitoraggio è disponibile qui.

Foto: Flickr

Pubblicato il 02 novembre 2011 - Commenti (0)
25
ott

Work-life balance e stabilità familiare

Il gruppo parlamentare di lavoro sulla famiglia (parliamo del Parlamento Francese) composto dai parlamentari dell'UMP, il partito di centro-destra che ha come suo leader il Presidente Sarkozy, ha recentemente pubblicato un documento ricco di riflessioni e di poposte, nate dall'incontro con la società civile e le associazioni familiari francesi.


Il documento (lo potete trovare online qui, nella versione integrale francese) parte dalla difesa della famiglia come istituzione e intende promuovere una politica familiare che sostenga la stabilità e la "durabilità" della famiglia, intesa come un bene per l'intera società. 

Questo documento nasce in seno a una discussione tutta francese sulla riforma del fisco, che attualmente è a base familiare e che alcuni partiti legati alla sinistra francese vorrebbero ricondurre su base individuale. Oltre a trattare di questioni fiscali, il documento affronta però in modo compiuto alcune questioni base di politica familiare, come appunto la questione della conciliazione famiglia-lavoro.

La conciliazione famiglia-lavoro è considerata infatti come un aspetto fondamentale per costruire il benessere delle famiglie, partendo dalla considerazione che, sebbene per lungo tempo sia stata trattata come una questione di pari opportunità al femminile, sempre più uomini si dimostrino propensi ad occuparsene. Accanto alla questione dei servizi per la prima infanzia, la promozione di politiche di conciliazione famiglia-lavoro è considerata dunque come fondamentale nella costruzione del benessere familiare.

Le proposte presentate partono dalla considerazione della questione del tempo familiare, sempre più ridotto all'osso, e della sempre maggiore mobilità richiesta ai lavoratori. Si fa anche accenno al fatto che la promozione di politiche di conciliazione a livello aziendale aumenti il livello di benessere dei lavoratori, e quindi la produttività, e anche la presenza stessa dei lavoratori in azienda.

Viene anche difesa la libertà di scelta del part-time (ricordiamo che in Francia la scelta del part-time è stata promossa con sovvenzioni sia alle aziende sia alle famiglie, sebbene questa politica abbia suscitato non poche polemiche) e la libertà di scelta della cura materna nei primi anni di vita. Nonostante queste politiche familiari estremamente generose, dobbiamo ricordare che la Francia è anche uno dei Paesi con il più alto tasso di lavoro femminile (a differenza per esempio della Germania). Viene inoltre sottolineato come, secondo un recente sondaggio, 3 lavoratori su 4 in Francia dichiarano che il proprio datore di lavoro non si occupa di implementare politiche aziendali di conciliazione famiglia-lavoro, nonostante a livello nazionale sia stata elaborata e diffusa la Carta della genitorialità, un documento per l'introduzione di buone prassi aziendali sul tema della conciliazione famiglia-lavoro.

Ed ecco, in sintesi, le proposte lanciate nel documento UMP sulla conciliazione tra vita familiare e vita professionale:
1. Impossibilità a rifiutare un giorno di congedo parentale al padre che desideri accompagnare la moglie agli esami durante la gravidanza;

2. Diffondere la Carta della genitorialità e renderla parte della contrattazione triennale, secondo il codice di diritto del lavoro francese;

3. Rendere frazionabile e utilizzabile il congedo parentale fino al compimento dei 15 anni del proprio figlio;

4. Creare una sorta di "Banca familiare delle ore", che ogni lavoratore può iniziare a costruire su base individuale e può poi utilizzare in caso di necessità familiari;

5. Istituire il diritto alla formazione obbligatoria durante il congedo parentale;

6. Prevenire e evitare con appositi strumenti i licenziamenti a causa della maternità;

7. Sostenere gli investimenti, da parte dei genitori, nell'educazione dei propri figli.



Foto: Amy Simple Life

Pubblicato il 25 ottobre 2011 - Commenti (0)
12
ott

La felicità? E' profittevole

Mi sono capitati tra le mani due articoli interessanti e speculari sul lavoro, che riprendono alcuni temi che ho affrontato ultimamente riguardo il senso del lavoro e il piacere intrinseco che si prova (o, meglio, si dovrebbe provare) lavorando.


Il primo è il commento di Gramellini (La Stampa di oggi) sui 900 dipendenti Alitalia che vorrebbero "felicemente" scivolare in un lungo in pre-pensionamento. Cito la chiusa del commento, che mi sembra efficace:

Io so che quelli della generazione di mio padre cominciavano a morire il giorno in cui andavano in pensione. Forse esageravano nel mettere il lavoro al centro della loro vita. Ma trovo più triste che oggi lo si consideri solo una fonte (sempre più magra) di sostentamento. Una trappola da cui scappare al più presto, con il sottile egoismo di chi utilizza privilegi che saranno negati a quelli che verranno dopo di lui.

Il secondo, di segno diamentralmente opposto, riguarda invece il rapporto tra felicità e lavoro. Si tratta di un articolo pubblicato online su topemployers, in inglese - particolarmente interessante perché mette in relazione felicità, profitto e politiche di conciliazione famiglia lavoro (che per la verià vengono indicate come politiche di work-life balance, ma accontentiamoci :). 

Nella prima parte di questo articolo, Creating a Happy Workforce (che in italiano, letteralmente, sarebbe Avere dei dipendenti felici), l'Autore si sofferma in particolar modo sul legame tra felicità e lavoro, partendo dalla constatazione che "avere un lavoro nel quale è possibile crescere professionalmente, nel quale si è apprezzati e nel quale è possibile realizzare obiettivi significativi è giudicato tanto importante quanto avere una buona vita sessuale, una famiglia stabile e buoni amici". Come dire, dunque, che l'investimento di significato in ambito lavorativo è una dimensione fondamentale del lavoratore.

Rifacendosi alle più recenti critiche ai sistemi di misurazione del benessere dei Paesi (il PIL), la ricerca vuole dimostrare che non c'è contraddizione tra felicità e produttività. Come assunto della propria impostazione metodologica l'Autore dell'articolo prende in considerazione due concetti cari alla psicologia del lavoro:

1.Il concetto di flow (letteralmente, corrente) caro alla psicologia positiva, che consiste sostanzialmente in uno stato mentale di totale immersione in ciò che si sta facendo. Tale stato mentale è generalmente associato al piacere riguardo a ciò che si sta facendo, e la felicità sarebbe dunque il risultato di tale coinvolgimento e del risultato che ne consegue (il compiacimento...).

2. A completamento di quanto appena detto, è necessario aggiungere il concetto di significato, sviluppato da Jonathan Haidt: è necessario che, oltre a sperimentare tale compiacimento, il lavoratore possa vedere in modo chiaro la connessione tra ciò che sta facendo e "risultati significativi" del proprio lavoro (nell'articolo non è specificato, ma io aggiungerei che tali risultati devono essere visti sia a livello macro, cioè aziendale, sia a livello micro, cioè personale).

Partendo da queste considerazioni, lo studio mostra come investire in formazione, crescita professionale e politiche di work-life balance renda l'azienda maggiormente profittevole. La seconda parte dell'articolo analizza i modelli di analisi e di misurazione per implementare tali misure.

Due storie, due mondi, un abisso in mezzo. Ma rimane forse la necessità di restituire significato al lavoro quotidiano, sia attraverso un'operazione più propriamente culturale, sia attraverso nuove politiche di gestione del personale in tante aziende italiane.

Pubblicato il 12 ottobre 2011 - Commenti (0)
10
ott

Famiglia: santificare il lavoro per fare festa

Domenica scorsa sono stata a Modena, al Quarantunesimo Convegno Sposi organizzato dall'Ufficio Famiglia della Diocesi di Modena - Nonatola. Il titolo dell'incontro era decisamente impegnativo, Famiglia: santificare il lavoro per fare festa!! e, come spesso accade, il tema - lavoro ha suscitato un ampio dibattito tra i partecipanti.

Clicca qui e leggi il testo della relazione
Questo incontro mi ha dato però la possibilità di riflettere su come anche la possibilità di fare festa, di santificare il proprio lavoro, sia elemento fondamentale nella capacità di restituire senso al proprio lavoro - e sulla capacità di restituire il senso del nostro lavoro ai nostri figli o al nostro coniuge.

A volte temo sia proprio questa mancanza di senso che rende così difficile conciliare famiglia e lavoro. Qui trovate la mia relazione.

Pubblicato il 10 ottobre 2011 - Commenti (0)
14
set

Chi vuole la flessibilità?

Premessa numero 1: quando parliamo di flessibilità non intendiamo mai la precarietà, un fenomeno tutto italiano che tutti quanti ci auguriamo finisca presto.


Premessa numero 2: quando ho letto questo articolo ho pensato che, anche in Italia, a volte succede la stessa cosa.

Il titolo dell'articolo di cui sto per parlarvi è molto interessante: "Chi vuole la flessibilità? Gli uomini". In questo articolo la columnist di BNet afferma che alla domanda: "Sareste disposti a decurtare di un 10% il vostro stipendio in cambio di flessibilità oraria sul posto di lavoro?", a rispondere affermativamente sono stati più gli uomini delle donne. Il 12% degli uomini ha risposto affermativamente, contro il 6% delle donne.

Certo, non sono grandi numeri. Ma la proporzione tra uomini e donne è abbastanza sorprendente, anche se consideriamo il fatto che gli uomini guadagnano mediamente più delle donne. L'editorialista di BNet si pone però una domanda ancora più radicale: perché pensare la flessibilità solo in termini di meno presenza in ufficio, e quindi stipendio minore, e non pensare la flessibilità come opportunità di lavorare anche da casa o secondo orari non standard, dove possibile? E questa è un'opportunità per tutti, uomini o donne.



Pubblicato il 14 settembre 2011 - Commenti (0)
08
set

Bonus per assumere giovani genitori

Finalmente una buona notizia. Prende corpo, dopo 4 anni, una misura prevista nella L. 247/07 per far fronte al precariato: bonus per chi assume giovani (sotto i 36 anni) genitori con contratti a tempo indeterminato, anche part-time. Per ogni giovane assunto l'azienda può ottenere sgravi fiscali per 5 mila euro, e possono essere assunti al massimo 5 giovani.


Per l'operazione sono stati stanziati 51 milioni di euro, per poter essere accreditati è necessario iscriversi su uno specifico database dell'Inps. Qui trovate tutti i dettagli.

Incrociamo le dita e speriamo che con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale il decreto diventi effettivo e qualche giovane (osiamo ancora di più, qualche giovane mamma!) possa effettivamente essere assunto in modo stabile. Sarebbe interessante poter poi monitorare l'andamento di questa misura, e i risultati ottenuti.

P.S. Il racconto della presentazione ad Ancona per Tobia a presto!


Pubblicato il 08 settembre 2011 - Commenti (0)
07
set

Artefici del nostro destino

Oggi alle 17:30 in P.zza Cavour, ad Ancona, presenterò il libro Artefici del nostro destino di Nuria Chinchilla, alla libreria Tobia. L'edizione italiana del testo è stata curata dalla Fondazione Marco Vigorelli.


Insieme a me, discuteranno di conciliazione famiglia-lavoro Lidia Borzì (ACLI) e Tina Leonzi (MOICA): prevedo che la discussione sarà interessante! Parleremo di scelte personali, modi differenti di conciliare famiglia e lavoro, giovani donne, precarietà. Siete (ovviamente) tutti invitati.

Pubblicato il 07 settembre 2011 - Commenti (0)
05
set

Quote rosa o politiche family friendly?

Quote rosa sì o no? Da tempo si discute sull'introduzione delle quote rosa nei board di amministrazione, grazie anche al recente iter parlamentare della legge discussa e approvata alla Camera e al Senato in primavera, che introduce una quota obbligatoria (25%) di donne nei consigli di amministrazione a partire da quelli rinnovati nel 2012.


Anche l'Economist si è interrogato sull'efficacia dell'introduzione per legge delle quote rosa, partendo dalla constatazione che le donne costituiscono ormai la metà della forza lavoro statunitense, ma il 15% delle presenze ai posti di comando (e tale percentuale scende al 10% in Europa). In un interessante articolo dal titolo piuttosto esplicito (The Wrong way to promote Women, ossia Il modo sbagliato di promuovere la presenza femminile) il giornale prende in considerazione le cause (ormai da tempo note e dibattute) che impediscono la presenza ai vertici delle donne (e, potremmo dire per l'Italia, la presenza delle donne in posti di dirigenza tout court).

Non solo tuttavia uomini che promuovono solo uomini, ma anche il fatto che le carriere di top management sono sempre più carriere globali, che richiedono spostamenti continui e sempre più difficilmente conciliabili con il ruolo familiare. 

(Cosa che, peraltro, suona vera anche per gli uomini - ma su questo non sembra esserci ancora un pensiero "aperto").

L'Economist si chiede allora se, invece di introdurre quote rosa che possono risultare rischiose anche per il benessere e la salute dell'azienda (la promozione "obbligatoria" di donne impreparate non è certo un bene per l'azienda) non sia il caso di promuovere politiche di conciliazione famiglia-lavoro realmente efficaci, utilizzando al massimo potenziale gli strumenti di comunicazione che in questi ultimi anni si sono andati affermando: "I manager incontrano quotidianamente tutto il loro staff? La tecnologia rende il telelavoro molto più semplice (e facilita la possibilità di fare networking al di là dei classici luoghi di incontro tra uomini, il bar e il campo da golf). Le aziende più sagge tenteranno di rimuovere le barriere che impediscono alle donne di crescere, anche se la proporzione delle donne nelle posizioni di top management potrebbe rimanere inferiore a quanto desiderato dai Governi, in parte anche perché i pregiuidizi nei confronti delle donne hanno radici ben più profonde. Ma le aziende che affronteranno la questione nel modo più innovativo vinceranno la sfida dei talenti, e ne guadagneranno il premio." 

Questa ultima frase mi sembra davvero efficace: sta forse iniziando a entrare nella coscienza collettiva delle aziende che le politiche di conciliazione famiglia-lavoro non sono solo un costo, ma un investimento per attrarre talenti? Quanto tempo ci impiegherà, questa convinzione, per attraversare l'Atlantico?

L'articolo integrale sull'Economist: qui

Immagine: Keystream

Pubblicato il 05 settembre 2011 - Commenti (0)
25
ago

Rientro, un questionario su famiglia e lavoro

Il SIDEF - Sindacato delle Famiglie ha lanciato sul suo sito web un questionario rivolto a tutte le famiglie: si tratta di un questionario per conoscere i bisogni delle famiglie in tema di conciliazione famiglia-lavoro. Il questionario (davvero breve) deve essere compilato da un solo membro della famiglia.


Con i risultati raccolti, l'associazione intende elaborare e promuovere una proposta politica specifica sul tema della conciliazione famiglia-lavoro.

Per rispondere, andate qui.

Pubblicato il 25 agosto 2011 - Commenti (0)
25
lug

Un nuovo database per le politiche familiari

E' online e disponibile alla consultazione gratuita un nuovo interessantissimo (o, almeno così pare a prima vista) database realizzato sotto la guida di A.H. Anne Gauthier, sociologa e docente al Netherlands Institute of Demography, oltre che consulente di lungo corso della Commissione Europea sulle questioni demografiche e di politica familiare.


Il database è composto da due parti: una parte riguarda i trasferimenti monetari alle famiglie (Comparative Family Cash Benefit Database), la seconda riguarda i congedi parentali e il benessere dei bambini (Comparative Maternity, Parental and Childcare Leave and Benefits). Insieme, questi due database comparativi (con dati che partono dal 1960 e arrivano al 2008) forniscono davvero una miniera di informazioni sulle politiche familiari dei 22 Paesi Membri dell'OCSE. E' soprattutto la serie storica a risultare interessante, dato che anche il Family Database dell'OCSE riporta i dati degli ultimi anni.

Il database è ospitato sul sito del Max Planck Institute for Demography, e per potervi accedere è necessario registrarsi e acconsentire ai termini di utilizzo. Lo trovate qui.



Pubblicato il 25 luglio 2011 - Commenti (0)
15
lug

Il Forum Famiglie su famiglia e lavoro

Il prossimo 28 luglio il Forum delle Associazioni Familiari organizza un convegno sulla conciliazione famiglia-lavoro dal titolo: Famiglia-lavoro: Nuova Frontiera in occasione della giornata inaugurale del Fiuggi Family Festival.


 

Il Forum al Fiuggi Family Festival

con un evento speciale

 

Fiuggi, 28 Luglio 2011

 

Famiglia e Lavoro: Nuova Frontiera

Iniziativa finanziata dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali

ai sensi della L. 383/00 lettera d) annualità 2009

 

 

Il Forum delle Associazioni Familiari partecipa quest’anno al Fiuggi Family Festival con un evento speciale, una giornata interamente dedicata alla riflessione su lavoro e famiglia. Come il Fiuggi Family Festival si interroga sul dinamismo delle relazioni, così il Forum vuole porre all’attenzione di tutti coloro che parteciperanno alla giornata inaugurale un tema di scottante attualità: il tema delle relazioni tra vita familiare e vita lavorativa.

 

Il convegno sfida alcuni dei più classici approcci alla conciliazione famiglia lavoro, e per prima cosa intende porre la questione famiglia-lavoro come una questione di famiglia, non più e non solo come una questione “di genere” o di “pari opportunità”: siamo infatti convinti che    un “buon lavoro” incida sul benessere dell’intero nucleo familiare, e non solo su alcuni componenti di esso, e sulla possibilità di una “vita buona” per tutta la famiglia.

 

L’attenzione del Forum è inoltre rivolta a una fascia particolare di famiglie, che sono state individuate come famiglie nelle quali la possibilità (o la mancanza) di un “lavoro buono” è particolarmente significativa: ci riferiamo alle giovani famiglie.

 

Precarietà, bassi redditi, criteri disuguali nell’accesso ai servizi di welfare, costante dipendenza sia economica sia psicologica dai propri genitori sono alcuni dei problemi che le giovani famiglie di oggi devono affrontare. Maternità e paternità precarie non sono solo uno slogan, ma una realtà vissuta in Italia da molti giovani, invisibili perfino alle statistiche: non si sa quanti giovani affrontino la sfida della genitorialità senza avere un lavoro stabile, ma sono tanti. Tantissimi.

Qui trovate il programma del convegno.

Stay Tuned.

Pubblicato il 15 luglio 2011 - Commenti (0)
15
apr

I tavoli territoriali in Lombardia

La Lombardia spinge l'acceleratore sulla conciliazione famiglia-lavoro: dopo il convegno dello scorso 7 marzo, durante il quale sono stati presentati i risultati della consultazione aperta sul Libro Verde sulla Conciliazione Famiglia Lavoro, sono partiti i 6 tavoli territoriali sulla conciliazione. I tavoli finora finanziati sono quelli delle Provincie di Brescia, Bergamo, Mantova, Cremona, Monza-Brianza e Lecco (qui trovate i testi degli accordi firmati).

Sotto il controllo di una cabina di regia composta dalla DG Famiglia, Conciliazione, Integrazione e Solidarietà Sociale, dalla Consigliera Regionale di Parità, da Unioncamere Lombardia, da ANCI e da UMPI, i tavoli territoriali sono stati creati con lo scopo di sostenere e favorire la nascita di reti locali per il coinvolgimento attivo di tutti i soggetti che possono concorrere alla realizzazione di una rete integrata di servizi e interventi a sostegno della conciliazione e orientarsi verso un sistema integrato di risorse finanziarie di sostegno, in un'ottica sussidiaria. I soggetti promotori del tavolo sono la Regione Lombardia, le Provincie, le ASL provinciali, gli ambiti territoriali di ogni Provincia e la Consigliera di Parità. Ogni tavolo si struttura a sua volta con l'individuazione di un tavolo di indirizzo politico/istituzionale, un soggetto capofila e un soggetto facilitatore delle politiche di conciliazione. Per leggere tutti gli accordi territoriali e avere maggiori informazioni, è necessario visitare la pagina dedicata della DG Famiglia (qui).

Pubblicato il 15 aprile 2011 - Commenti (0)
14
mar

Famiglia - Lavoro: il testo dell'accordo

Lo scorso 7 Marzo è stato firmato da tutti i partecipanti al tavolo di lavoro indetto dal Ministro Sacconi il testo del documento "Azioni a sostegno delle Politiche di conciliazione tra famiglia e lavoro".


Nel documento si riconosce che "il miglior bilanciamento possibile del tempo lavorativo e del tempo familiare o di cura è un contributo importante per un benessere durevole, per una crescita economica sostenibile e per la coesione sociale". A partire da queste premesse, e da un'analisi delle possibili buone prassi aziendali che permettano di raggiungere tale bilanciamento, il documento intende promuovere una nuova cultura del lavoro family-friendly.

I firmatari del documento si impegnano dunque a promuovere una sistematizzazione e una diffusione delle buone prassi aziendali di conciliazione famiglia-lavoro. Per far questo, il Ministro, in accordo con le parti sociali, si assume il compito di individuare e promuovere, attraverso un tavolo tecnico e nel giro di 90 giorni, quali buone pratiche possano considerarsi family-friendly e possano quindi essere immediatamente proposte e incentivate.

Inoltre, entro un anno dalla conclusione dei lavori del tavolo tecnico, le parti firmatarie si impegnano a una verifica congiunta della diffusione delle buone prassi.

Tra i firmatari del documento, per la prima volta, anche il Forum delle Associazioni Familiari. Sul sito del Forum (e precisamente qui) trovate il testo del documento approvato. 

Pubblicato il 14 marzo 2011 - Commenti (0)

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Autore del blog

Famiglia e Lavoro

Lorenza Rebuzzini

Laureata in filosofia, mamma di due bambini, per me la conciliazione famiglia-lavoro è pratica quotidiana e oggetto di riflessione da quando, nel 2005, inizia la mia collaborazione con il Cisf per il Nono Rapporto Cisf su Famiglia e Lavoro. Qui riprendo le fila del discorso...

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