Farmacie, la liberalizzazione brucia

La liberalizzazione della vendita dei medicinali di fascia C anche con ricetta garantirà sconti dal 25 al 30 per cento in favore dei consumatori. E ovviamente i farmacisti protestano.

12/12/2011

La manovra “Salva-Italia”, in approvazione in Parlamento, contiene un ampio capitolo dedicato alle liberalizzazioni, ovverosia alla deregolamentazione di uno specifico settore o attività commerciale, tra cui figurano quelle a carico delle farmacie, delle parafarmacie, delle aziende farmaceutiche e, più in generale, di tutto quanto riguardi il mondo dei farmaci.

Il  Governo ha dato il via libera alla vendita di circa 470 medicinali di fascia C, quelli con obbligo di ricetta (esclusi quelli inseriti nell'elenco stupefacenti o con ricetta non ripetibile), negli esercizi commerciali e nelle parafarmacie (ansiolitici, depressivi, contraccettivi, ormoni, cortisonici, farmaci antiaggreganti,  etc ), ma  solo nei Comuni sopra i 15 mila abitanti . La vendita può avvenire soltanto in presenza di un farmacista e l’area deve essere  circoscritta a quella commerciale (la struttura deve garantire l’inaccessibilità ai farmaci da parte del pubblico e del personale non addetto).

Molto negativo il giudizio sulla norma arrivato da Federfarma (Federazione nazionale unitaria titolari di farmacia), che ha bollato come ”inaccettabile” la fine dell’esclusiva dei farmaci di fascia C nelle farmacie: "In nessun Paese al mondo i medicinali con ricetta vengono distribuiti in esercizi diversi dalla farmacia, perché solo questa struttura garantisce gli standard di qualità e sicurezza”. L’Italia infatti rappresenta ora un’anomalia rispetto a Paesi come Regno Unito, Irlanda, Francia, Germania, Spagna, Olanda, Svezia, Austria, dove tutti i farmaci con ricetta sono disponibili solo in farmacia.

Insorge anche  il Forum Nazionale delle Parafarmacie
, poichè  la norma che prevede l’esclusione dei Comuni sotto i 15mila abitanti dalla liberalizzazione dei farmaci di fascia C con ricetta, violerebbe l'articolo 3 della Costituzione negando ai cittadini dei piccoli centri (25 milioni di italiani) la possibilità di godere degli effetti benefici della concorrenza.

Ma la novità assoluta e ancora più  clamorosa della manovra è che oltre alla vendita dei farmaci di fascia C con ricetta ripetibile negli esercizi commerciali, c’è il via libera agli sconti in farmacia, parafarmacia e corner all'interno dei supermercati, su tutti i farmaci liberalizzati, compresi quindi anche quelli con obbligo di ricetta , purché gli sconti siano esposti in modo leggibile e chiaro e siano praticati a tutti gli acquirenti. Sino ad oggi il prezzo dei farmaci era stabilito dallo Stato in accordo con le industrie farmaceutiche, era quindi uguale su tutto il territorio nazionale ed era severamente vietato praticare sconti.

La maggiore libertà concessa al settore farmaceutico con la manovra Monti ha quindi fortemente indispettito alcune associazioni di categoria, i farmacisti titolari (Federfarma) e l’AIFA  (Agenzia Italiana del Farmaco) perchè si riduce il controllo su farmaci che dovrebbero ricevere le maggiori attenzioni sia perché, commercialmente parlando, vi sarà una frammentazione dell’attività che, pur essendo gradita ai nuovi potrebbe dimezzare i guadagni dei vecchi,  e consentirà a chiunque, di vendere, senza alcuna autorizzazione particolare, i farmaci di fascia C con prescrizione medica.

Se per Federfarma il giudizio è negativo, per il consumatore il vantaggio potrebbe essere notevole: come facilmente intuibile, la maggiore concorrenza tra farmacie, parafarmacie, grande distribuzione organizzata, per farmaci equivalenti e non, consentirà un livellamento dei prezzi al ribasso: si potrà  trovare la soluzione ideale al prezzo più conveniente (leggere le tabelle allegate).

Consultando  i dati del settore, il prezzo medio dei farmaci di fascia C con ricetta sono aumentati del 4,9% negli ultimi due anni e non potranno aumentare di nuovo prima del 2013, perché la legge lo consente solo negli anni dispari. Quanto al valore, il mercato globale dei farmaci non rimborsabili è di circa 5 miliardi di euro. Di questi, 2 si riferiscono ai farmaci da banco mentre gli altri 3 derivano dai farmaci di fascia C con ricetta. I principali introiti sono:  920 milioni di euro di farmaci per il sistema nervoso centrale, 650 milioni per ormoni, pillole anticoncezionali, Viagra e simili, mentre i restanti 200-280 milioni sono legati ai farmaci per patologie dermatologiche, gastroenteriche e muscolo-scheletriche.

Notizie allarmanti dagli Usa

Se l’Italia è il primo Paese europeo a liberalizzare la vendita dei farmaci di fascia C con ricetta medica ripetibile, è di sabato la notizia che il Governo federale americano starebbe per consentire la vendita della pillola del giorno anche al supermercato, senza prescrizione medica. 

Michele Rosati
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