20/01/2012
Tra il 2002 e il
2010 le piccole e medie imprese (Sme) hanno contribuito per l’85% alla
creazione netta di posti di lavoro in Europa, con un particolare apporto della microimpresa,
pari al 58%. E’ da notare come le prime cinque economie europee (Germania,
Regno Unito, Francia, Italia e Spagna) seguano un andamento piuttosto omogeneo
e allineato con quello riferito all’intero sistema Europa: anche paesi
caratterizzati da un mercato maggiormente concentrato e da una forte presenza
di aziende di grandi dimensioni registrano un successo della piccola impresa, dal
punto di vista occupazionale, nel periodo 2002-2010.
Primo fra
tutti, il Regno Unito, uno dei maggiori
mercati finanziari mondiali, basato su un modello economico tipicamente
anglosassone, registra un incremento medio annuo di posti di lavoro nelle
imprese con meno di 10 addetti del 2,4%, contro un apporto della grande impresa
dello 0,5%. La Germania ha registrato un aumento occupazionale
annuo nelle microimprese del 2,2% (1,7% per le Pmi in generale), mentre le
aziende di maggiori dimensioni si sono fermate allo 0,2%. L’Italia
presenta dati allineati a quelli europei
(+1,0% le micro; +0,8% le Pmi; +0,4% le grandi), mentre si registra un sostanziale bilanciamento in Francia,
dove l’aumento occupazionale medio annuo è stato dello 0,3% per le Pmi e dello
0,5% per le grandi imprese. In
controtendenza il mercato del lavoro in Spagna, dove la
maggior crescita percentuale di assunzioni è avvenuta proprio nelle imprese di
maggiori dimensioni (+1,8% annuo), mentre per le piccole e medie imprese si
registra un modesto +0,2% annuo (+0,4% per quanto riguarda le micro).
P.M.G.