Più giovani disoccupati, ma crescono i precari

Tre lavoratori su dieci dai 15 ai 34 anni hanno un contratto atipico, soprattutto le donne laureate

30/11/2011

Dei circa 6 milioni e 100 mila giovani dai 15 ai 34 anni occupati nel nostro Paese, quasi 3 su 10 sono precari; si tratta del 43% dei precari totali. Più della metà sono donne, e con l’aumentare del titolo di studio cresce anche la precarizzazione. E mentre il numero di giovani occupati è diminuito del 15,6% dal 2007, per effetto della crisi economica, i contratti precari sono addirittura aumentati. Queste tendenze sono particolarmente ampie nel Nord Italia, mentre al Centro-Sud, che detiene le quote più ampie di giovani precari, anche l’instabilità lavorativa ha fatto i conti con la crisi. Lo rivela il centro studi Datagiovani che ha esaminato le statistiche sul lavoro dell’Istat.

Un esercito di 1 milione e 640 mila giovani. Questi sono i numeri del precariato giovanile in Italia. Si tratta di lavoratori dipendenti a tempo determinato o part-time che non hanno potuto scegliere una diversa forma contrattuale, nonché i collaboratori e le partite Iva che di fatto lavorano alla stessa stregua di lavoratori dipendenti. Su un totale di poco più di 3 milioni e 800 mila precari, gli under 35 sono il 43%.

Dipendente a termine, donna, laureata. Il 70% dei precari under 35 è rappresentato da giovani con contratto a termine imposto dall’azienda, in leggera flessione, mentre crescono i part-time involontari: in questo caso si tratta più di un precariato “economico” piuttosto che di vera e propria instabilità lavorativa. Le donne sono oltre la metà dei precari giovani (e più di una ragazza su tre che lavora è precaria). Inoltre, con l’aumentare del titolo di studio aumenta anche la probabilità di precarizzazione, che arriva al 29% dei giovani con laurea, sebbene la crescita nell’ultimo periodo abbia coinvolto sostanzialmente solo i diplomati (+5,3%).
I giovani precari sono il 27% degli occupati giovani totali, contro incidenze del 13% o meno nelle altre classi d’età. Il peso dei precari sull’occupazione giovanile è dunque più del doppio che nel resto dei lavoratori. Inoltre, rispetto al 2007, la componente precaria dell’occupazione giovanile è aumentata di oltre 4 punti percentuali, molto di più che per gli altri lavoratori.
Sono di più al Sud, ma crescono solo al Nord. Nel Mezzogiorno si conta, oltre al valore assoluto più elevato di giovani precari (quasi 487 mila) anche l’incidenza maggiore sugli occupati (29%, quattro punti percentuali in più rispetto al Nord). Ma mentre nelle regioni settentrionali negli ultimi quattro anni i precari sono consistentemente aumentati (in particolare nel Nordest, +11%), al Sud la flessione di giovani che lavorano si è sentita anche tra quelli più esposti alla crisi, cioè gli atipici (-5,7%).

Elena Zuccaro
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