20
feb
Tempesta potente, ma lontana da zone abitate
La settimana passata l’Atmosfera ha prodotto un mostro meteorologico di grande potenza, il ciclone tropicale Gino. Questa tempesta si è formata già lunedì scorso al di sopra delle calde acque dell’Oceano Indiano Meridionale, e si è rapidamente intensificato, al punto da divenire già il giorno successivo un ciclone tropicale maturo.
In base ai dati raccolti e alle analisi dei meteorologi del Joint Typhoon Warning Center, giovedì scorso nel momento di massima potenza il ciclone tropicale ha alimentato venti a circa 130 chilometri orari, ma con raffiche fino a 155 chilometri orari. Fortunatamente, come confermato anche dall’immagine, raccolta dal sofisticato strumento MODIS (Moderate Resolution Imaging Spectroradiometer) installato a bordo del satellite Terra della NASA, il violento ciclone tropicale si è mosso lontano dalla terraferma e nel suo percorso al di sopra delle acque dell’Oceano Indiano il luogo abitato cui si è avvicinato di più è l’Isola di Diego Garcia, nell’Arcipelago delle Isole Chagos, da cui comunque si è tenuto a oltre 2000 chilometri di distanza.
Nell’Oceano Indiano Sud-Occidentale Gino è l’ottavo ciclone tropicale della stagione 2012-2013 (in questa regione del Mondo i cicloni si formano durante tutto l’anno e la stagione va dal 1 luglio al 30 giugno dell’anno successivo), durante la quale a causa di questi violenti fenomeni atmosferici ci sono già state 11 vittime e circa 46 milioni di dollari di danni.
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20 febbraio 2013 - Commenti
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21
mar
L’intenso Ciclone Lua ha investito il continente australiano.
L’immagine, raccolta lo scorso giovedì 15 marzo dal satellite meteorologico giapponese MTSAT-2R, mostra l’intenso ciclone tropicale Lua nel suo percorso di avvicinamento alle coste nord-occidentali dell’Australia. Il nucleo della temibile tempesta si è poi abbattuto sulle coste australiane, nella zona di Port Hedland, nella giornata di sabato 17 marzo, con venti che soffiavano mediamente a circa 170 chilometri orari accompagnati però da raffiche a oltre 200 chilometri orari. Una volta raggiunta l’Australia il ciclone tropicale si è velocemente addentrato nell’entroterra, muovendosi su regioni assai aride e, fortunatamente, poco popolate: senza il calore e soprattutto l’umidità fornite dall’Oceano Lua si è quindi rapidamente indebolito e già nelle prime ore di domenica 18 marzo è stato declassato a semplice depressione tropicale.
Questo violento ciclone tropicale non ha prodotto ingenti danni solo perché ha disertato le regioni più sviluppate e densamente popolate dell’Australia, ma è comunque riuscito a scaricare abbondanti piogge su regioni normalmente molto secche, arrivando addirittura a bagnare copiosamente alcune zone del Gran Deserto Sabbioso e del Deserto Gibson, aree estremamente aride del settore occidentale dell’Australia.
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21 marzo 2012 - Commenti
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07
mar
In questo inizio di 2012 le regioni del Madagascar e del
Canale del Mozambico sono state letteralmente prese di mira da tempeste di
grande violenza: a metà gennaio difatti la zona è stata attraversata dalla
depressione tropicale Dando, poi a fine gennaio è arrivato il decisamente più
intenso Ciclone Tropicale Funso, seguito a metà febbraio dall’altrettanto potente
Ciclone Tropicale Giovanna, e ora è il turno del Ciclone Tropicale Irina!
Questo nuovo ciclone tropicale in particolare si è formato
velocemente alla fine di febbraio, e il giorno 29 era già una tempesta
tropicale. Poi, secondo le analisi del
Joint Typhoon Warning Center della Marina Americana, il giorno successivo Irina
si è trasformata in un vero e proprio ciclone tropicale maturo con venti a
oltre 100 chilometri orari, ed è proprio del 1 marzo questa immagine, raccolta
dal satellite Terra della NASA: il nucleo del ciclone si trovava quel giorno
circa 350 chilometri a sudovest di Antananarivo, capitale del Madagascar già
duramente colpita nelle ultime settimane dai venti forti e dalle piogge
torrenziali portati dai cicloni tropicali.
L’intensa tempesta nei giorni successivi si è allontanata
dal Madagascar e in questo inizio di settimana continuerà a vagare sopra i mari
di fronte a Mozambico e coste orientali del Sud Africa.
(a cura di Giuliacci)
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07 marzo 2012 - Commenti
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22
feb
Un violenta tempesta sull’Oceano Indiano
Questa immagine è stata scattata il 13 febbraio scorso grazie a un sofisticato strumento, il MODIS, installato a bordo del satellite Terra della NASA: in quel giorno, secondo le analisi del Joint Typhoon Center della Marina Americana, la tempesta si trovava a quasi 500 chilometri da Antananarivo, capitale del Madagascar, e al suo interno i venti soffiavano a circa 230 chilometri orari ma con raffiche fino a 280 chilometri orari! Leimponenti e minacciose bande nuvolose che ruotavano attorno all’occhio del ciclone si estendevano in lungo e in largo per centinaia di chilometri su una vasta regione: a ovest si spingevano fino alle coste del Madagascar mentre sul lato orientale della tempesta arrivavano a lambire Mauritius e l’Isola de La Reunion.
Tra il 15 e il 16 febbraio poi il violento ciclone tropicale ha investito le coste orientali del Madagascar ancora accompagnato da venti molto forti e da piogge torrenziali (in alcune zone costiere sono caduti in poche ore fino a 350 millimetri d’acqua) che hanno causato anche l’allagamento di diversi quartieri della capitale Antananarivo, con ingenti danni e purtroppo anche 16vittime accertate. Il passaggio sul Madagascar, senza il calore e l’umidità forniti dalle calde acque dell’Oceano, ha notevolmente indebolito il ciclone tropicale, che una volta scivolato sul Canale del Mozambico ha riacquistato solo in parte la sua potenza, senza comunque tornare a essere la violenta tempesta fotografata in questa immagine.
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22 febbraio 2012 - Commenti
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04
gen
Il 2011 si chiude con un violento ciclone tropicale sull’India
Negli ultimi giorni del 2011 sulle calde acque dell’Oceano Indiano si è formata una violentissima tempesta, il ciclone tropicale Thane: accompagnato da piogge torrenziali e venti che soffiavano a oltre 150 chilometri orari nei giorni successivi il ciclone si è spostato sul Golfo del Bengala, avvicinandosi sempre più alle coste indiane che infine ha investito nella giornata di venerdì 30 dicembre.
La tempesta, che ha colpito con maggior durezza nel sudest dell’India lo
stato del Tamil Nadu, tra le città di Cuddalore e Pondicherry
(conosciuta anche come Puducherry), ad un primo bilancio ha causato
qualche decina di vittime (almeno 30) e danneggiato seriamente migliaia
di abitazioni, soprattutto nelle zone costiere.
Colpita duramente anche la produzione agricola della zona: centinaia di
ettari di terreno coltivato a riso sono stati spazzati via da piogge
torrenziali e inondazioni.
Numerosi danni anche nella più importante
città di questa parte del paese, la popolosa Chennai (un tempo nota come
Madras), sulle cui spiagge tra l’altro si è arenato un grosso cargo
spinto a riva dal mare in tempesta, con le proibitive condizioni del
tempo che hanno anche causato la temporanea chiusura dell’aeroporto e
l’interruzione di tutti i collegamenti ferroviari con le zone
meridionali della regione.
La stagione dei cicloni tropicali nell’Oceano Indiano e nel Golfo del
Bengala inizia ad aprile e finisce a dicembre, con furiose tempeste che
spesso in India causano numerose vittime.
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04 gennaio 2012 - Commenti
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21
dic
Un violento ciclone tropicale ha causato numerose vittime
Tra venerdì e sabato della scorsa settimana le Filippine sono state investite da un violento ciclone tropicale, il tifone Washi, che ha spazzato l’Arcipelago con venti a circa 100 chilometri orari, accompagnati da piogge torrenziali. La tremenda tempesta ha colpito con maggior violenza l’Isola di Mindanao, la più meridionale dell’Arcipelago, causando numerose e vaste improvvise inondazioni che hanno letteralmente seppellito sotto una marea di acqua e fango diversi villaggi e cittadine. Per molti degli abitanti, colti di sorpresa nel cuore della notte, non c’è stato scampo: secondo la Croce Rossa, difatti, il conto delle vittime è attualmente di 682 individui, a cui però bisogna aggiungere almeno altre 800 persone che risultano tutt’ora disperse.
Il violento ciclone tropicale si è formato in aperto Oceano Pacifico, nei dintorni di Palau, nella giornata di giovedì 15, e poi si è velocemente mosso verso ovest, in direzione delle Filippine, che ha investito sul finire di venerdì 16. In queste ore, invece, la tempesta sta lambendo le coste del Vietnam dove, nonostante si sia oramai indebolita, potrebbe causare nuove devastanti inondazioni. Nelle Filippine, che si trovano proprio sulla traiettoria preferita dei circa 20 cicloni tropicali che ogni anno raggiungono il Sudest Asiatico, in questo periodo dell’anno i tifoni non sono particolarmente frequenti, ma non sono neanche un fenomeno raro: mediamente, difatti, nel mese di dicembre gli abitanti di questo Arcipelago vedono passare sulle loro teste almeno una di queste temibili tempeste.
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21 dicembre 2011 - Commenti
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15
set
Appena dopo il passaggio di Irene un altro violento ciclone tropicale, l’uragano Katia, ha messo in apprensione gli abitanti della costa orientale degli Stati Uniti, ma fortunatamente la tempesta si è limitata a scivolare verso nord in aperto Atlantico, sfiorando appena il continente americano. Tuttavia, una volta giunto all’altezza del New England (sempre comunque a distanza dalle coste), l’uragano è stato agganciato dalle correnti occidentali che normalmente scorrono a queste latitudini, e ha cominciato a muoversi minaccioso in direzione dell’Europa, dove è giunto proprio all’inizio di questa settimana.
Come testimoniato dall’immagine scattata da un satellite in orbita bassa della NOAA, benché in parte indebolita e senza più alcune delle tipiche caratteristiche dei cicloni tropicali, la tempesta lunedì 12 settembre ha quindi investito con grande violenza le Isole Britanniche, spazzate da venti a oltre 100 chilometri orari con raffiche che in Galles hanno toccato pure i 125 chilometri orari. Secondo gli esperti del Met Office britannico, i resti dell’uragano Katia sono la più violenta tempesta che abbia colpito il Regno Unito negli ultimi 15 anni: per trovare una tempesta più potente bisogna difatti tornare indietro all’ottobre del 1996, quando i resti di un altro ciclone tropicale, l’uragano Lili, causarono in Gran Bretagna 5 vittime e circa 150 milioni di sterline di danni.
L’ultima occasione in cui le Isole Britanniche erano state raggiunte dai resti di un violento uragano risale invece al 2009: in tale annata difatti i residui dell’uragano Bill portarono su Irlanda e Gran Bretagna abbondanti piogge accompagnate da venti assai forti.
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15 settembre 2011 - Commenti
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