Se il Comune insegna l'antimafia

Il Comune di Lecco organizza un corso antimafia per alti funzionari. «Per dotare di strumenti efficaci chi gestisce la cosa pubblica», spiega il sindaco. E intanto annulla un appalto...

13/03/2012
L'interno del Comune di Lecco.
L'interno del Comune di Lecco.

C’è il processo Dell’Utri a riempire le pagine dei giornali in tema di ‘presunte’ connessioni tra criminalità organizzata e cosa pubblica. Ma lontano dai riflettori dei processi eccellenti la lotta alla mafia non si consuma solo nei tribunali, con condanne che arrivano e vengono annullate, ma anche anticipando i passi della malavita, prima che le cose avvengano, con la prevenzione e l’informazione. Il Comune di Lecco ha appena revocato l’appalto per i parcheggi pubblici che dopo una gara svolta a giugno del 2011 aveva visto la Eltron srl di Genova aggiudicarsene la gestione per una somma tra i 200 e i 250 mila euro. Dalla verifica della certificazione antimafia svolta dalla Prefettura, ed il cui risultato è arrivato solo a marzo, risulta che non lei quanto una delle società con cui era in associazione d’impresa per l’appalto, la Securgest srl di Casalnuovo, vicino Napoli, non sia in regola con la certificazione richiesta. Risultato: appalto revocato ed affidato alla seconda, ed unica altra partecipante al bando, la Linee Lecco Spa, società uscente dalla gestione dei parcheggi pubblici di Lecco e a partecipazione comunale.

Il sindaco di Lecco, Virginio Brivio.
Il sindaco di Lecco, Virginio Brivio.


Forse è solo una coincidenza, troppo presto perché già produca i suoi effetti, visto che è ancora in corso, ma in questi ultimi mesi il Comune di Lecco ha organizzato un corso antimafia per dipendenti pubblici, per quegli alti funzionari e dirigenti apicali che hanno un ruolo fondamentale nell’accordare concessioni e appalti. Questa volta la segnalazione è arrivata da Prefettura, Dia e Procure della Repubblica, ma “bisogna capire bene quali sono le metodologie e le strategie, il modus operandi della criminalità”, dice il sindaco di Lecco, Virginio Brivio, del Partito Democratico, alla testa di una giunta di centrosinistra. "Quest’iniziativa si inserisce nel Patto per la Sicurezza sottoscritto nell’aprile dello scorso anno insieme alla Prefettura e ai Comuni al di sopra dei diecimila abitanti. Quattro incontri da gennaio, l’ultimo sarà ad aprile, per dotare di strumenti tecnici efficaci chi gestisce la cosa pubblica".

Quaranta partecipanti di cui trenta dal Comune di Lecco e gli altri dalle altre amministrazioni provinciali. A tenere la prima lezione, a gennaio, c’era il professor Nando dalla Chiesa, poi è arrivato il Procuratore della Repubblica di Lecco, l’ex Comandante provinciale della Guardia di Finanza e per l’ultima, il 18 aprile, è previsto il Prefetto Marco Valentini. Più ancora delle cariche elettive, come i sindaci e gli assessori, che restano in carica un periodo limitato di tempo, sono importanti le figure tecniche, che rimangono potenzialmente a vita. È a questo livello che si innestano i gangli delle cosche che cercano di farsi strada. “Nella lotta alla criminalità organizzata” continua il sindaco Brivio “è importante, oltre a implementare le misure classiche di intervento come il coordinamento tra le forze dell’ordine, anche lo scambio di informazioni, di cui la Prefettura è dotata, ad uso delle amministrazioni pubbliche, con particolare riferimento all’urbanistica, alle licenze di commercio e alla movimentazione della terra. Sapere quali sono gli strumenti in mano all’amministrazione pubblica è sempre più fondamentale”.

C’è una zona grigia all’interno della quale bisogna intervenire: “Prendiamo ad esempio lo strumento della segnalazione atipica attraverso il quale si forniscono all’amministrazione informazioni sulle connessioni che ci sono tra una famiglia e un’altra o tra un’azienda e un’altra e che fanno nascere dei dubbi più che qualificati ma che non sono rilevanti all’interno della procedura. Questi dubbi non hanno una copertura formale in giurisprudenza e non si può revocare un’assegnazione solo in base a una segnalazione atipica. Bisogna cercare altri strumenti di autotutela per l’amministrazione quando è necessario non dar corso a una procedura, o annullare una gara. È una lacuna alla quale il nuovo Testo Unico Antimafia dovrebbe porre rimedio anche se con tempi un po’ lunghi perché le disposizioni attuative per essere effettive necessitano della banca dati nazionale”.

Quello di Lecco è un territorio economicamente ricco, come tutta la Lombardia, che fa gola e che ha una lunga storia di infiltrazioni mafiose. Nel 1993 l’allora pm Armando Spataro dispose l’operazione "Wall Street" contro le cosche dei boss della ‘ndrangheta nel milanese e nel lecchese Franco ‘Coco’ Trovato, Giuseppe Flachi, detto Pepè, boss della Comasina, e Antonio Schettini, vice di Trovato. L’operazione, costata due anni di lavoro, portò all’arresto di 150 persone in più regioni e alla confisca di beni mobili e immobili. A Lecco furono sequestrate due pizzerie e un appartamento, tra cui la pizzeria che era la storica roccaforte del boss ‘Coco’ Trovato, che vi si riuniva con i capi della ‘ndrangheta lecchese per decidere affari e strategie. “Ci sono fenomeni molto concreti nel nostro territorio, il 21 aprile inaugureremo un’alloggio che è stato tolto alla ‘ndrangheta e nel quale abbiamo realizzato un progetto di housing sociale, e entro fine anno una pizzeria, La Giglio, nel quartiere di Pescarenico, diventerà un luogo di socialità per gli anziani” continua ancora il sindaco Brivio. “Nel 2013 poi un bene storico, la pizzeria Wall Street (ex covo di Trovato, ndr) che ha dato il nome all’operazione di Spataro, verrà messa dalla Prefettura a disposizione di un progetto di più ampia portata sociale al quale stiamo lavorando con il coordinamento di Libera”.

A quanto pare all’interno della zona grigia non c’è solo il processo al senatore Dell’Utri, 15 anni annullati in Cassazione per mancanza di prove del concreto favoreggiamento esterno e di riscontri effettivi sulle dichiarazioni dei pentiti, tutto da rifare. Il reato di concorso esterno secondo la Suprema Corte non è definibile con certezza, è zona grigia dunque, insieme alle frequentazioni con gli uomini d’onore, quelle accertate, ma non elemento di condanna. Ma non è detto che in quella zona grigia di rapporti tra aziende e criminalità, di interessi incrociati, di appalti e subappalti, non si possa intervenire prima, in anticipo. Proprio lì il Comune di Lecco vuole puntare una luce per schiarire quel grigio prima che si faccia nero, per impedire che gli appalti pubblici vengano affidati a imprese infiltrate, per evitare che il pubblico entri in affari col crimine.

Alessandro Micci
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Postato da Flavio7 il 05/04/2012 15:01

Caro Libero Leo, tu riporti le parole di Iacoviello. "Dell'Utri vittima della mafia o co-carnefice che ha fatto da tramite fra Cosa nostra e il gruppo Berlusconi? Le indagini a due processi hanno fugato ogni dubbio", a parlare è Domenico Gozzo, procuratore aggiunto di Caltanissetta. E ancora "I dubbi sono stati fugati da numerosi collaboratori di giustizia e da tanti riscontri, su cui c'è stato un confronto serrato tra accusa e difesa. Questo è stato un processo equo". Ora Iacoviello ha tenuto la requisitoria in Cassazione, e di fatto i processi sono stati annullati e da rifare, ma altrettanti stimati magistrati, tra i quali Gozzo, la pensano come sopra. Insomma i rapporti tra Dell'Utri e la mafia sono cosa provata, poi magari non condannata, o non condannabile, cioè non c'è dolo, come dici tu, riportando le parole dell'ottimo Iacoviello. Dunque, mi pare evidente, più zona grigia di così..... Di un grigio, caro Leo, in cui tutte le vacche sono nere. Ah e per finire, vorrei citare anche un altro caso, quello Cuffaro, in cui l'accusa anziché puntare sul concorso esterno hanno puntato sul favoreggiamento a Cosa nostra, reato meglio descritto in giurisprudenza e meglio contestabile. Risultato: Cuffaro a Rebibbia-7 anni. Peccato non poter vedere anche Dell'Utri a Rebibbia.

Postato da santrev il 20/03/2012 19:07

@Libero Leo - Se a decidere contro le mafie ci fossero stati in questi anni giudici come Iacoviello, nessuno dei mafiosi incriminati per strage sarebbero oggi in galera. Purtroppo la gestione dei pentiti e dei collaboratori di giustizia dovrebbe essere quantomeno chiarita meglio.

Postato da Libero Leo il 15/03/2012 15:38

Mi pare che FC non abbia informato adeguatamente in merito al processo a Dell'Utri. Per questo ritengo opportuno riportare quanto ha pubblicato corrire.it: «Nessun imputato deve avere più diritti degli altri ma nessun imputato deve avere meno diritti degli altri: e nel caso di Dell'Utri non è stato rispettato nemmeno il principio del ragionevole dubbio». Ha aggiunto Iacoviello nella sua requisitoria. E ancora a suo dire «l'accusa non viene descritta, il dolo non è provato, precedenti giurisprudenziali non ce ne sono e non viene mai citata la sentenza 'Mannino della Cassazione, che è un punto di riferimento imprescindibile in processi del genere». Per questo ha chiesto l'inammissibilità del ricorso della procura di Palermo che aveva chiesto addirittura un inasprimento della pena. «Il concorso esterno è ormai diventato un reato autonomo, un reato indefinito al quale, ormai, non ci crede più nessuno! - ha detto inoltre Iacoviello rivolto ai giudici- Spetta a voi il compito di smentirmi».". I giudici non l'hanno smentito. Mi sembra che non ci sia nessuna zona d'ombra e che sia tutto chiaro.

Postato da enfi il 14/03/2012 09:38

Certo che i controllii, contro l'infiltrazione maffiose al nord sono fatte solo da amministrazioni di centrosinistra.Vorrei suggerire inoltre che , per agevolare i controlli, bisogna assegnare gli appalti ad una sola società che abbia i requisiti per affrontare i lavori con proprie maestranze e macchinari vari. Non subappaltare in toto o in parte i lavori.In questo modo si deve controllare una sola società. A quando ci arriveranno i nostri amministratori a fare ciò?

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