In Emilia si ricomincia con il microcredito

Sisma in Emilia, un anno dopo. Da Etimos Foundation e dal patron Diesel Renzo Rosso è nato un valido progetto di microcredito. Per coltivare la speranza

Incubatori di comunità

20/05/2013
Marco Santori, presidente di Etimos Foundation
Marco Santori, presidente di Etimos Foundation

Famigliacristiana.it ha intervistato Marco Santori, presidente di Etimos Foundation Onlus. La fondazione, nata nel 1999, si occupa di finanza e di economia sociale in Italia e nel mondo: in particolar modo è specializzata nell'ambito della microfinanza e dell'inclusione finanziaria, costantemente alla ricerca di progetti capaci di sposare valore sociale e sostenibilità economica.

Lo strumento del microcredito è da sempre visto come un motore di sviluppo economico, lontano da qualsiasi logica assistenziale. Dalla positiva esperienza in Abruzzo con MxA - Microcredito per l’Abruzzo, nel 2011 è nato MxIT - Microcredito per l'Italia, il braccio operativo della fondazione al quale è stata delegata la gestione concreta del progetto di microcredito in Emilia.

Presidente Santori, com'è nata la partnership con Renzo Rosso?
"Ci ha cercati direttamente lui. Ha svolto uno screening delle più qualificate realtà che operano nell'ambito della microfinanza in Italia e, dopo aver constatato quanto di buono era già stato realizzato in Abruzzo grazie al nostro progetto, ha deciso di rivolgersi a noi mettendoci a disposizione 5 milioni di euro per creare un fondo di garanzia".

Erogare finanziamenti a start up e partite iva è frutto di una scelta deliberata?
"Non vogliamo replicare ciò che esiste già. Tanto meno vogliamo fare concorrenza ad altre realtà che operano sul territorio, le Caritas per esempio. Piuttosto, dopo aver monitorato il territorio, cerchiamo di sviluppare interconnessioni, complementarietà. Fare rete sul territorio. La scelta delle start up e delle partite iva è motivata proprio dall'intenzione di riattivare le microeconomie più provate dalla combinazione tra crisi economica e terremoto".

Microfinanza intesa in un senso più ampio del mero aspetto creditizio, quindi...
"Infatti. Il nostro ruolo è creare centri di ascolto per le nuove idee, che fungano da veri e propri incubatori di comunità. Perché l'imprenditoria si muove, le idee si moltiplicano se si dà loro la possibilità di esprimersi, di essere ascoltate e poi messe in pratica. Questo è fondamentale in particolar modo per le start up. La riprova sta nel fatto che, in Emilia, il progetto ha attecchito in brevissimo tempo e i finanziamenti erogati sono già arrivati a 2 milioni di euro. Questo significa che le banche e gli istituti di credito giudicano il progetto affidabile e sicuro".

Che genere di clima sociale avete riscontrato in Emilia?
"Nelle zone colpite dal sisma abbiamo rilevato una diffusa ansia sociale, dovuta anche alle incertezze del passato Governo sulla tassazione, sulle proroghe e sul congelamento delle bollette così come delle rate dei mutui. Molti si sono rivolti a noi nella previsione di doverle pagare, anche quando non ve ne era stata ancora comunicazione ufficiale. Per quanto riguarda le imprese, invece, specie le più piccole erano in crisi di liquidità, perché dopo aver cercato di far fronte all'emergenza post-terremoto non erano più in grado di assolvere alle esigenze primarie della loro attività: stipendi ai dipendenti e pagamenti dei fornitori".

Avete denotato delle differenze tra i progetti di microcredito in Abruzzo e in Emilia?
"Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non abbiamo riscontrato differenze significative tra Abruzzo ed Emilia nella risposta del territorio al progetto. Piuttosto c’è da tenere in considerazione che oggi, nel 2012-13, abbiamo alle spalle tanti anni di crisi economica e di stagnazione che anche in Emilia, dove c’è un tessuto produttivo più vitale e dinamico, si sono fatti sentire".

"Basti pensare che anche aziende con un fatturato alto, che in teoria non avrebbero avuto bisogno di un finanziamento, si sono rivolte a noi, hanno preso contatti e raccolto informazioni. Ma per quanto riguarda la disponibilità degli agenti economici locali e il sostegno bancario, abbiamo riscontrato una risposta positiva tanto in Abruzzo quanto in Emilia. Dovunque si verifichi, il terremoto è come una sveglia collettiva, una presa di coscienza che c’è bisogno e necessità di lavorare insieme: perciò la società si mobilita e si attiva".

L'assenza di una chiara legislazione penalizza il microcredito in Italia?

"Da noi si calca troppo l’accento sulle categorie, micro & macro, ma non si capisce che il credito è il credito, in qualsiasi forma sia erogato. Il punto è che il credito, da solo, non basta. Ci vogliono strumenti collaterali, investire in servizi di accompagnamento e tutoraggio, senza i quali in particolare le economie familiari sono penalizzate. Inoltre bisognerebbe chiedersi se le associazioni di categoria, che di fatto fungono da welfare per le imprese, hanno strutture adeguate e posseggono gli strumenti necessari per fronteggiare le emergenze. La risposta è no".

Che obiettivo vi siete posti per il progetto di microcredito in Emilia?

"Abbiamo pensato che un obiettivo realistico potesse essere triplicare il fondo iniziale, come già è avvenuto in Abruzzo. Ma, visto come stanno andando le cose finora, possiamo addirittura sperare in un traguardo ancor più ambizioso: quintuplicare il fondo".

Francesco Rosati
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