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Pubblicato il 28/01/2013

Sos Siria: «Era tutto in fiamme»

Oxfam sta sostenendo i profughi siriani in Libano distribuendo stufe e coperte per sopravvivere a un inverno anomalo che ha portato anche la neve. Due donne raccontano la loro storia

Le Nazioni Unite stimano che siano almeno 4 milioni i siriani che necessitano di assistenza inclusi due milioni di profughi "interni". Mezzo milione di persone, invece, hanno provato a fuggire trovando "rifugio" nei campi più o meno improvvisati nati nei Paesi limitrofi come il Libano. Un esodo interminabile che ogni giorno vede scappare 2/3mila persone. Continuando di questo passo i profughi siriani saranno oltre 1 milione. Come i siriani, anche i palestinesi residenti in Siria si sono rifugiati in Libano e Giordania, stabilendosi per la maggior parte nei campi profughi palestinesi già esistenti.

L’UNRWA, l’Agenzia delle Nazioni Uniteresponsabile per i profughi palestinesi, stima che siano 10mila i profughi palestinesi fuggiti dalla Siria in Libano, e 2.366 in Giordania. Sembra che gli scontri nel campo di Al Yarmouk a Damasco abbiano provocato nuovi arrivi in Libano: si parla di altri 3000 palestinesi solo questa settimana. 

Il freddo intenso di questo inverno sta aggravando le condizioni dei profughi, già di per sé molto difficili. C’è bisogno di rifugi sicuri, coperte, vestiti pesanti, stufe per cucinare e per scaldarsi. Oxfam offre supporto psicologico ai profughi, e distribuiscecoperte, kit igienico sanitari, materassi, abiti e stufe. Sta inoltre ampliando il proprio programma per assistere quasi 20mila persone in più durante l’inverno, dalle 6.400 dello scorso anno.

Le Nazioni Unite hanno bisogno di 1.5 miliardi di dollari per coprire l’emergenza entro e fuori i confini siriani, ma purtroppo gli appelli ai donatori sono rimasti inascoltati. Il piano di risposta umanitario per la Siria ha ricevuto solo il 53% dei fondi necessari, e i settori più necessari – salute, acqua e igiene – sono proprio quelli di cui c’è maggior scarsità di fondi. Oxfam sta pianificando nel proprio intervento un maggiore impegno in questi settori, oltre alla distribuzione di vouchers o buoni in denaro per consentire l’acquisto di cibo e il pagamento degli affitti. In Giordania, si sta provvedendo per garantire acqua e servizi igienici per i profughi nei campi e nelle comunità ospitanti, pianificando di raggiungere almeno 60mila persone. 

Rimane il fatto che ciò che si sta facendo non è abbastanza e solo con la generosità dei sostenitori di Oxfam e di tutte le altre organizzazioni che sono presenti e attive tra Siria, Libano e Giordania si potranno aiutare migliaia di persone ad affrontare l'inverno.

Ma nessun dato, nessuna stima, racconta meglio le tragedie che stanno vivendo il popolo siriano e quello palestinese come le testimonianze raccolte dai cooperanti di Oxfam che qui traduciamo per i nostri lettori. Piccoli estratti per accompagnare le immagini di campi sommersi dal fango, di famiglie disperate che chiedono solo un modo dignitoso per vivere. 

«Ogni cosa era bruciata, non era rimasto niente nelle nostre case. Noi abbiamo trascorso qualche giorno nella casa di mio nonno ma non eravamo riusciti a portare con noi nemmeno i nostri vestiti».

«La nostra casa era bruciata. Tutto l'edificio era bruciato. La mia abitazione, quella di mio zio e di mia sorella sono tutte bruciate».

«La pulizia sono essenziali: se laviamo i nostri vestiti non si asciugano, così non si può vivere. Sono stata qui per 5 giorni e mi sono sentita soffocare dalla pressione. Avrei preferito morire prima di mio marito piuttosto che assistere alle cose che ho visto in questi giorni».

«Ne ho abbastanza, preferisco morire».  

«A volte mi siedo da sola e piango, ve lo giuro».


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