di Don Sciortino
Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.
09 gen
Sono un’assidua lettrice di Famiglia
Cristiana e, per la prima volta, mi
permetto di far sentire la mia voce per
esprimere tutta la mia indignazione nei
confronti del manifesto che il parroco
di Lerici ha osato affiggere nella bacheca
della sua parrocchia. Come a volere
giustificare gli uomini che si macchiano
del delitto orribile e della violenza inaccettabile
contro le donne alle quali magari
avevano giurato in passato amore!
Si può essere più misogini e maschilisti
di così? Che questa “predica” inaudita e
scandalosa venga da un pastore di anime,
che dovrebbe sempre ricordare il
comandamento dell’amore verso tutti,
mi riempie di sdegno.
E mi fa pensare che, forse, oggi molte
donne si allontanano dalla fede perché
non si sentono accolte da sacerdoti come
il parroco di Lerici! È mai possibile
che proprio un prete che dovrebbe testimoniare
la misericordia di Gesù, soprattutto
verso chi è più debole, si faccia invece
promotore di un’iniziativa così disgustosa
che offende la dignità di tutte
le donne e invita, implicitamente, alla
violenza, giustificando chi pretende di
essere “padrone” della vita altrui, e sopprime
senza pietà chi decide di tagliare
un rapporto, che magari è diventato
una schiavitù insopportabile?
Possibile che proprio un discepolo
del “buon Pastore” che cerca la pecora
smarrita, che difende l’adultera e invita
gli accusatori a un esame di coscienza
prima di scagliare la prima pietra contro
di lei, sia così incosciente da scusare e quasi incoraggiare quanti si rendono
responsabili di tale inaudita ferocia? Mi
chiedo: quale Vangelo annunciano e testimoniano
parroci come quello di Lerici?
Che cosa significa per loro il Comandamento:
“Non uccidere”? E quello
“nuovo” dell’amore, sintesi di tutto il
Vangelo? Sinceramente, mi vergogno
di quanto è successo. Penso che simili
pastori non siano degni di avere cura di
una comunità ecclesiale.
Agata S.
La condanna deve essere netta e chiara.
Non si può addurre nessuna scusante.
Non si può scherzare col fuoco,
con “provocazioni deliranti”, quando in
ballo c’è la vita di tante donne, vittime di
brutale violenza. Ancor più grave se a farlo
è un sacerdote, che dovrebbe mostrare
il “volto misericordioso” della Chiesa. O
un sito on-line, dal nome “Pontifex”, che
dice di ispirarsi ai princìpi cristiani, e che
ora genera confusioni confondendosi col
Twitter di Benedetto XVI.
«Parole prive di senso e di senno», quelle
di don Corsi, parroco di una frazione di
Lerici, hanno scritto tante donne. «Vicenda
grave e triste», l’ha liquidata con estrema
durezza il presidente dei vescovi italiani,
il cardinale Bagnasco. «C’è una violenza
diffusa che si abbatte, talora, in maniera
drammatica sulle donne», gli ha fatto
eco monsignor Vincenzo Paglia, neopresidente
del Pontificio consiglio per la famiglia,
avendo ben presente che in Italia,
ogni due giorni, viene uccisa una donna
in quanto donna. Per non dire delle altre
violenze come stupri, discriminazioni e
vessazioni varie. Aggiunge monsignor Paglia:
«Non è possibile pensare che sia colpa
delle donne stesse se tutto questo avviene.
È, quindi, inequivocabile la condanna
delle affermazioni di questo parroco». La
Chiesa ha detto ben altre cose della donna,
della sua dignità e del suo “genio”
femminile. Come queste parole di Giovanni
Paolo II: «Grazie a te, donna, per il fatto
stesso che sei donna». Un innamorato
non avrebbe detto di meglio.
d.a.
Pubblicato il 09 gennaio 2013 - Commenti (10)
29 nov
Qualche lettore si è scagliato contro di lei
perché ha criticato chi nega il pulmino
e la mensa ai bambini i cui genitori non
pagano la retta. Contenuto e tono di quella
lettera fanno presumere che l’autore sia
simpatizzante della Lega. Un movimento
pieno di contraddizioni. Non le pare che
l’indipendenza della cosiddetta Padania sia
in contrasto con la Costituzione italiana?
Nessun partito dell’arco costituzionale l’ha
mai denunciato. Anzi, i leghisti sono stati
al governo dello Stato per anni. Non accetto
la giustificazione (la ritengo assurda), che
vogliono la secessione attraverso metodi
democratici.
G. Brambilla
La Lega, come altri partiti, vive di contraddizioni.
Spesso, in modo macroscopico. Basta
considerare la presenza di quei ministri che
hanno giurato sulla Costituzione, percepito
lauti stipendi assieme a benefici e privilegi, e
fatto poi strame della bandiera italiana, additata
a usi indicibili. Ma al di là delle appartenenze
e dei programmi, non si può tacere quando
si prendono provvedimenti che discriminano
le persone. E, soprattutto, penalizzano i
bambini. Cosa vergognosa, da non fare.
Pubblicato il 29 novembre 2012 - Commenti (8)
09 ago
Leggo Famiglia Cristiana da quand’ero bambina. Ho
cinquantotto anni e quasi quaranta di lavoro alle spalle.
Quando torno a casa la sera, oltre ai lavori domestici,
accudisco mio marito disabile grave. Se metto assieme
i miei impegni, praticamente lavoro dalle 6.30 del mattino
fino alle 23 di sera. La manovra del Governo Monti sulle
pensioni mi ha gettato nello sconforto. Dov’è l’attenzione
per la famiglia?
Nemmeno sfiorata! Centinaia di migliaia
di lavoratrici sono nella mia stessa situazione, con un
familiare disabile grave o genitori anziani da accudire.
Per queste persone quarant’anni di lavoro contributivo
non sono abbastanza per la pensione? Perché non si chiede
di più a quegli italiani che, nonostante la crisi, si sono
arricchiti tantissimo? O a quel dieci per cento della
popolazione che possiede il cinquanta per cento della
ricchezza del Paese? Togliere qualcosa a questi è portare
via il superfluo. Diverso è infierire su chi fatica ad arrivare
a fine mese. Lo dica al presidente Monti!
Franca C.
Quanto mi dici, cara Franca, ho avuto modo
di riferirlo direttamente al presidente Monti,
nell’intervista che gli ho fatto. Due i temi
su cui ho insistito tanto: primo, la necessità di
una politica familiare degna di questo nome,
perché le famiglie sono la vera risorsa del Paese,
il volano per uscire dalla crisi. Secondo,
l’urgenza di un fisco più equo, che prenda i
soldi dove ci sono. E basta spremere pensionati,
lavoratori e famiglie come fossero limoni.
Il presidente Monti mi è parso convinto delle
argomentazioni, anche se ho avuto l’impressione
che non abbia le mani del tutto libere
per incidere pesantemente su alcuni settori.
Senza una maggioranza propria, la vecchia
politica prova continuamente a metterlo
all’angolo. La nobiltà delle intenzioni cede il
passo ai ricatti. Avanzati, per lo più, in modo
subdolo. Proprio da chi l’appoggia in Parlamento,
ma subito dopo lo contesta nelle piazze.
E trama sottobanco per farlo cadere. Altro
che pacificazione nazionale!
Pubblicato il 09 agosto 2012 - Commenti (16)
19 gen
Tutti, oggi, rivendicano i propri diritti. Dai precari ai disoccupati.
Mai nessuno, però, che parli di doveri. Mia figlia, dopo sette anni
come precaria, finalmente è stata assunta a tempo indeterminato. Le
sue prime parole, però, mi hanno sconvolta: «Finalmente», ha detto,
«potrò stare a casa in malattia, avrò le ferie e le festività pagate.
E, forse, farò un altro figlio». L’ho sgridata, anche se è già grande.
Mia cognata, che lavora nella ristorazione, si è punta un dito con
un forchettone, e il medico le ha dato dieci giorni di malattia. Fosse
capitato a me, casalinga, sarebbe bastato un po’ di disinfettante, un
cerotto e via. Quando la smetteremo d’essere viziati? Per risollevare
il Paese in crisi, tutti
dovremmo rimboccarci
le maniche. E smetterla di
lamentarci. Chi deve pagare
le tasse, paghi! Chi deve
lavorare, lavori! Cominciamo
a tenere pulite le nostre città
ed evitare, davanti al mondo,
la vergogna dei cumuli
di immondizie!
Una nonna
Grazie nonna, di questo forte
appello alla responsabilità
personale e a comportamenti
etici adeguati. Il mondo si
cambia a partire da noi stessi.
Finiamola con le lamentele,
aspettando che siano sempre
gli altri a intervenire. È tempo,
davvero, di rimboccarsi le
maniche, assumendosi le proprie responsabilità. A cominciare da chi
sta più in alto. Il senso di irresponsabilità, nel mondo del lavoro come
altrove, è un peccato grave perché danneggia altri, che ne pagano le
conseguenze. Chi froda è un ladro, non un furbo.
Pubblicato il 19 gennaio 2011 - Commenti (6)
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