14
set

Il problema più grave è la domanda

Una giovane donna romena di 22 anni è stata aggredita nella notte dell’11 settembre su una delle strade di Roma, dove si trovava con altre compagne in attesa di “clienti”. Due persone, a volto coperto, hanno avvicinato la ragazza e dopo averla colpita più volte l'hanno cosparsa di liquido infiammabile e poi data alle fiamme. La ragazza è stata soccorsa da alcune connazionali e ricoverata in condizioni gravissime, con il 52 per cento del corpo ustionato.

Gli investigatori ritengono che ad aggredirla siano stati due suoi connazionali, forse sfruttatori della ragazza, che la costringevano a prostituirsi su quella strada. Ma non è escluso che possano essere stati dei “clienti”.

Questo ennesimo episodio di violenza ha riaperto il dibattito sulla sicurezza delle nostre strade e ancor più sulla prostituzione, fenomeno dilagante, spesso legato alla criminalità organizzata e al racket. È urgente dare impulso alla lotta contro trafficanti e sfruttatori. Ma anche lavorare su politiche sociali e culturali, per contrastare questo fenomeno alla radice, ovvero a livello della crescente domanda di sesso a pagamento. Argomento, questo, che difficilmente viene preso in considerazione.

I nostri media, infatti, sono più propensi a focalizzare l’attenzione sull’offerta. Quasi mai si parla dell’incredibile numero di clienti: nove-dieci milioni di uomini (che si dicono in gran parte cristiani) usano e abusano ogni mese del corpo di queste donne, molte delle quali minorenni. Questi “consumatori” di sesso a pagamento sostengono e alimentano, con la loro richiesta, questo enorme mercato, e si rendono complici di gravi violazioni dei diritti umani di queste donne, ridotte a schiave.

Quando le incontriamo sulle strade spesso ci ripetono: «Non saremmo qui se nessuno venisse a cercare il nostro corpo». Legalizzare la prostituzione per renderla più accessibile e sicura non risolve il problema del rispetto della dignità della donna, della sicurezza e del decoro di una città o di Paese. Legalizzare la prostituzione in Italia, in questo momento, vuol dire legalizzare la tratta di esseri umani e quindi una delle peggiori schiavitù moderne.

Le stesse multe non sono la soluzione del problema. Serve piuttosto un programma di informazione, formazione ed educazione sessuale seria, rivolto soprattutto ai giovani. E qui, la famiglia, la scuola, le parrocchie, la società e i media hanno un grande ruolo da svolgere e una grande responsabilità. Perché non si parla mai della “domanda”? Perché anche la Chiesa, garante di valori umani e cristiani, non denuncia con forza questo enorme mercato di corpi umani?

L’episodio della giovane romena mi fa tornare alla mente un’altra aggressione di alcuni anni fa. Tre giovani nigeriane, accovacciate attorno a un fuocherello, vengono aggredite da alcuni giovani che lanciano una lattina di liquido infiammabile su quei tizzoni di carbone che immediatamente si incendiano, ustionando gravemente le tre giovani. Una di queste, con il 60 per cento del corpo ustionato, è stata affidata a una delle nostre comunità di accoglienza, seguita per anni con amore e gratuità e aiutata non solo a guarire il suo giovane corpo sfigurato ma soprattutto aiutata a ritrovare la serenità e la voglia di vivere. Un lavoro difficile, delicato e lungo, ma Grace ce l’ha fatta. Ora è sposata ed è diventata mamma di una bella bambina. Purtroppo non tutte le storie di questo tipo giungono a buon fine.

Pubblicato il 14 settembre 2012 - Commenti (0)
04
set

Il cardinal Martini dal cuore missionario

Ho seguito in televisione la commovente cerimonia di addio che la diocesi ambrosiana e la Chiesa tutta ha tributato al cardinal Carlo Maria Martini nel duomo di Milano. Anch’io come migliaia di persone mi sono sentita particolarmente unita a quella folla di persone che nei giorni scorsi ha ricordato e riconosciuto l’arcivescovo come Padre e Pastore, maestro e testimone, profeta e comunicatore. Ciascuno lo vede, lo ricorda e lo riconosce da angolature diverse, giacché Martini era una persona di grande cultura, ma anche di grande semplicità e chiarezza di rapporti. Per me era soprattutto una persona di grandi visioni e intuizioni, che si confrontava costantemente con la “Parola” viva ed efficace, capace di trasformare il quotidiano di ogni persona, della società e della Chiesa.

Martini, che amava tanto parlare in parabole, capirle, interpretarle e presentarle può essere paragonato a quel servo del Vangelo al quale il padrone aveva affidato dieci talenti: lui li ha messi a servizio dell’umanità e della Chiesa, a volte smarrita e confusa, ma che ha saputo guidare con saggezza e fedeltà alla Parola che proclamava e soprattutto viveva.

Mentre osservavo, ascoltavo e mi commuovevo, vedendo quella folla di autorità e di gente semplice, di uomini di Chiesa e di rappresentanti di altre religioni, il mio pensiero è volato lontano nel tempo e nello spazio, e sono emersi nella mia memoria ricordi vividi e semplici di tre particolari momenti di incontro con il cardinal Martini.

Il primo è stato nel 1985, quando in occasione del 43° Congresso eucaristico internazionale, tenutosi per la prima volta in un Paese africano, e precisamente a Nairobi in Kenya, ho avuto modo di partecipare a un corso di esercizi spirituali da lui predicati a un centinaio di missionari e missionarie. Il Cardinale aveva colto con gioia l’occasione del Congresso eucaristico per visitare e incontrare missionari e missionarie, sparsi per il Kenya, e in particolar modo quelli provenienti dalla diocesi ambrosiana: un Pastore dal grande cuore missionario, aperto all’annuncio evangelico del mistero pasquale di Cristo, fonte di vita e trasformazione per tutti i popoli e le culture.

Prima del grande Congresso eucaristico, conclusosi con la presenza di Giovanni Paolo II, il cardinale aveva visitato tante nostre missioni, anche quelle più lontane del Nord del Kenya e si era reso conto di come il Vangelo, per penetrare nei cuori e nella vita di tanta gente povera e semplice, aveva bisogno di incarnarsi nelle tradizioni e nelle culture di quelle popolazioni, ricche di valori e significati. Dopo queste giro di visite e incontri, cambiò il titolo del suo ritiro spirituale che divenne: Perché Gesù parlava in parabole. Infatti, confrontandosi con un contesto in cui era ancora molto forte la cultura orale - molto simile a quello che Gesù trovò nella Palestina del suo tempo - ci propose di riflettere sul fatto che, forse, più che presentare dogmi di fede e principi di catechismo, sarebbe stato meglio raccontare storie e diventare esperti di una “teologia narrativa”.

Questa provocazione ha aiutato noi missionari a riscoprire la Parola proclamata e vissuta nella quotidianità, a contatto con la gente, proprio come aveva fatto Gesù.

Due anni dopo, e precisamente nel maggio 1987, sono ritornata in Italia per le mie vacanze e per celebrare nella mia parrocchia il 25° anniversario di professione religiosa e il ventesimo di servizio alla missione in Kenya. Per l’occasione il mio parroco, don Antonio Guadagnini, che lui pure celebrava nello stesso giorno - 22 maggio - il 25° di sacerdozio, aveva chiesto l’opportunità di un incontro con il cardinale. Martini ci invitò a partecipare a una celebrazione eucaristica nella sua cappella privata per ringraziare insieme il Signore per il dono di questa mia vita tra le Missionarie della Consolata. Dopo la celebrazione, l’incontro e il saluto personale, cordiale e paterno, carico di ricordi, interessamento e auspicio per il nostro servizio alla Chiesa e alla missione. Con semplicità, mi ha consegnato un ricordo di questo incontro: un Crocifisso dorato custodito in un astuccio di velluto rosso con le sue insegne episcopali insieme a un biglietto personale di augurio.

Il terzo incontro avuto è avvenuto a Galloro, Roma, nella casa dei Gesuiti dove era di passaggio per Gerusalemme. Io mi trovano lì per i miei esercizi spirituali annuali. Sono andata a salutarlo ed egli ancora si ricordava di quell’incontro in arcivescovado per il 25°, insieme al mio parroco, che in quel momento era molto malato. Il cardinale mi disse di portargli i suoi saluti e il suo ricordo e aggiunse: «Come sarebbe bello se gli mandassimo una cartolina con i nostri saluti». Desiderio immediatamente esaudito, che ha lasciato in me, e certamente anche in don Antonio, il ricordo di un Padre che non dimentica i suoi figli e che sapeva sempre offrire gocce di consolazione e speranza.

Grazie padre Martini per ciò che ci hai donato e insegnato con la coerenza della tua vita tutta spesa per il Vangelo, per la Chiesa, per l’umanità, per i poveri e gli ultimi, colmando le nostre solitudini e dando luce e forza alle nostre difficoltà e incertezze.

Pubblicato il 04 settembre 2012 - Commenti (0)

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Autore del blog

Noi donne oggi

Suor Eugenia Bonetti

Missionaria della Consolata, è stata per 24 anni in Kenya. Al ritorno comincia a lavorare in un Centro d’ascolto e accoglienza della Caritas di Torino, con donne immigrate, molte delle quali nigeriane, vittime di tratta. Dal 2000 è responsabile dell’Ufficio tratta dell’Unione superiori maggiori italiane (Usmi). Coordina una rete di 250 suore di 70 diverse congregazioni, che operano in più di cento case di accoglienza. Il presidente Ciampi l’ha nominata nel 2004 Commendatore della Repubblica italiana.
Ha scritto con Anna Pozzi il libro "Schiave" (Edizioni San Paolo).

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