Don Serafino Morazzone

Il nostro curato d'Ars. Sarà beatificato domenica 26 giugno a Milano.

22/06/2011
Don Serafino Morazzone raffigurato in una vetrata.
Don Serafino Morazzone raffigurato in una vetrata.

Alessandro Manzoni, che lo ebbe anche come confessore, nella prima stesura dei Promessi sposi citò per nome don Serafino Morazzone e lo descrisse così: «Era pio in tutti i suoi pensieri, in tutte le sue parole, in tutte le sue opere: l’amore fervente di Dio e degli uomini era il suo sentimento abituale; la sua cura continua di fare il suo dovere e la sua idea del dovere era tutto il bene possibile». E fu soltanto l’evidente anacronismo con l’ambientazione seicentesca della vicenda a convincerlo a cancellare l’accenno esplicito.

Il famoso scrittore non fu l’unico fra quanti conobbero don Morazzone a considerarlo un santo sacerdote, come in seguito affermerà anche l’arcivescovo Ildefonso Schuster definendolo «il nostro Curato d’Ars». Nato a Milano il 1° febbraio 1747, Serafino era entrato a 13 anni in Seminario e, dopo gli studi superiori, era stato ammesso alla frequenza della Teologia. Le sue qualità spirituali e culturali vennero a tal punto apprezzate da consentirgli, ancor prima di essere ordinato sacerdote, di concorrere alla parrocchia di Chiuso (Lecco), dove poi nel 1773 celebrò la sua prima Messa.

Da quel momento non si allontanò più da questo paese. Agli appena 185 abitanti della parrocchia si dedicò assiduamente per 49 anni, sostenendoli nella vita di fede e nella devozione all’Eucaristia. Per i fanciulli diede vita in casa a una scuola elementare gratuita, con la collaborazione del fratello Antonio. La sua grande sollecitudine in favore dei poveri di quel territorio mostrò un particolare eroismo in occasione del saccheggio che l’esercito austro-russo compì a Chiuso il 26 aprile 1799.

Già da vivo ebbe fama di taumaturgo, ma da parte sua attribuiva ogni grazia e guarigione all’intercessione di san Girolamo Emiliani, il cui santuario di Somasca confinava con il territorio parrocchiale. Dopo la morte, il 13 aprile 1822, ebbe subito per il suo popolo la fama di santo. Il processo di canonizzazione, avviato sin dal 1864 ma sospeso per le difficili condizioni della diocesi di Milano, fu ripreso dal cardinale Schuster nel 1951. L’eroicità delle virtù è stata riconosciuta il 17 dicembre 2007, mentre il miracolo è stato approvato il 2 aprile 2011.

Saverio Gaeta
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