12/04/2013
(foto del servizio: Greenpeace/Pieter Boer).
A come…ape. Il primo
ingresso in un’aula scolastica è stato segnato per generazioni di studenti da
questi cartelloni con una grande lettera e il disegno dell’animale, pianta,
oggetto corrispondente. Speriamo però che non diventi presto A come…assente.
Le api infatti stanno
scomparendo. Dal 2004 il declino delle api ha lasciato il Nord America con il
minor numero di impollinatori domestici degli ultimi 50 anni. La mancanza di
approfonditi programmi di monitoraggio porta a una notevole incertezza della
portata di questo declino. Ciò nonostante, le perdite attualmente note sono
impressionanti. Negli ultimi inverni in Europa la mortalità delle colonie di
api è stata in media di circa il 20% (con una forbice che va dall’1,8 al 53% tra i diversi Paesi).
Greenpeace
ha appena pubblicato il rapporto “Api in declino - le minacce agli insetti impollinatori e all’agricoltura europea”, che mette in evidenza l'importanza sia ecologica che economica di proteggere e mantenere in buone condizioni le popolazioni di api e la necessità di eliminare dalle
pratiche agricole i pesticidi che le
minacciano.
Non è solo l’immaginario infantile minacciato o la
produzione di miele, polline e pappa reale. Senza api, e altri insetti
impollinatori, fino al 75 per cento delle colture potrebbe rischiare di
subire una riduzione di produttività. Frutta e verdura sarebbero le più
colpite, e tra queste ne risentirebbe soprattutto la produzione di mele,
fragole, pomodori e mandorle.
Secondo il rapporto, la stima più recente dei benefici
economici a livello globale, per il valore delle colture che dipendono
dall'impollinazione naturale, ammonta a circa 265 miliardi di euro, anche se
calcolare il valore reale dell'impollinazione sarebbe impossibile.
La richiesta di Greenpeace (salviamoleapi.org) è di
promuovere un'agricoltura di stampo ecologico. In particolare bisogna bandire
alcuni pesticidi, tra i quali i neonicotinoidi, che rivestono il ruolo di veri
e propri killer. Oltre ai fenomeni di intossicazione acuta che portano alla morte immediata delle api, questi pesticidi danneggiano la
capacità di approvvigionamento del cibo e creano problemi
d’orientamento e apprendimento. E naturalmente gli insetti diventano più vulnerabili a malattie e parassiti.
“Le
evidenze scientifiche sulle conseguenze dei pesticidi più dannosi per le
api sono chiare. Non possiamo permetterci di perdere le api e il resto
degli impollinatori naturali” afferma Federica Ferrario, responsabile
campagna Agricoltura Sostenibile di Greenpeace. “La drastica riduzione
delle api è solo un sintomo di un sistema agricolo che ha
fallito, basato sull'uso intensivo di prodotti chimici per servire gli
interessi di potenti multinazionali”.
La
Commissione europea ha proposto lo scorso 15 marzo un bando di tre neonicotinoidi, un
primo passo per arrivare presto, si spera, a vietare tutti i pesticidi dannosi per le api e gli altri impollinatori.
In Italia questi tre pesticidi sono già stati sospesi dal 2008 per il
trattamento delle sementi. Le stesse sostanze vengono però comunque diffuse in
ambiente tramite formulazioni differenti e anche lo scorso anno sono stati
registrati spopolamenti di alveari, in particolare in corrispondenza di
coltivazioni intensive soggette a trattamenti con pesticidi come mais, vite e
melo.
Dagli Stati Uniti arriva
poi un nuovo studio commissionato dall’American
Bird Conservancy secondo cui i pesticidi killer delle api avrebbero effetti
simili sugli uccelli e i piccoli mammiferi, che mangiano i semi appena
piantati, anche quelli pieni di pesticidi. Un solo chicco di mais trattato
ucciderebbe i piccoli uccelli e farebbe ammalare quelli grandi. Più allarmanti
ancora sono i dettagli sugli scarichi agricoli con conseguente contaminazione
degli ambienti acquatici, dai fiumi alle falde idriche.
Guai a pensare che il
problema non ci riguardi, visto che secondo il rapporto nazionale “Pesticidi
nelle acque 2013”, appena reso noto dall’Ispra (Istituto Superiore per la
Protezione e la Ricerca Ambientale), metà delle acque italiane sarebbero
contaminate da pesticidi e il 13,2% delle acque superficiali mostra livelli di
tossicità per gli organismi acquatici superiori ai limiti. Si parla addirittura
anche di 23 sostanze diverse in solo campione, potenzialmente pericolose anche
per l’uomo.
Felice D'Agostini