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Dottrina sociale: chi la conosce?

Vorrei rispondere a una sua domanda: «Come mai la Dottrina sociale della Chiesa intercetta così poco i credenti?» (FC n. 42/2011). Per me, forse, è perché la fede cristiana si riduce solo a celebrazioni del culto. C’è poca o scarsa formazione sociale. Noi cattolici abbiamo ridotto la fede a un fatto privato. Anche quando facciamo parte di associazioni o movimenti ecclesiali. Tutto il contrario del termine “cattolico”, che vuol dire “universale”, aperto agli altri e al mondo. Basta vedere quanta fatica si fa a promuovere le scuole di formazione sociale e politica. O iniziative per far conoscere la Dottrina sociale della Chiesa, parte integrante dell’evangelizzazione. Anche nella mia diocesi nessuno si pone, seriamente, questo problema. È disarmante quanto disinteresse ci sia. Ma non dobbiamo scoraggiarci. Tanto meno desistere.

Valerio T. - Ancona

Alle domande ci sono già le tue risposte, caro Valerio. Le condivido appieno. Aggiungo solo che il tema della formazione è fondamentale, se vogliamo credenti “maturi”, che sappiano essere nel mondo quel segno di distinzione che dovrebbe caratterizzarli. E per dare un contributo serio alla crescita del Paese, che abbia alla base valori come la solidarietà, la condivisione e la coesione. Così si contrasta una società sempre più egoista e individualista, che mira solo ai propri interessi.

Pubblicato il 01 febbraio 2012 - Commenti (5)

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Postato da nicolag il 06/02/2012 17:30

Le critiche che vengono rivolte alla Gerarchia della Chiesa Cattolica,spesso giustificate da comportamenti non proprio evangelici,dovrebbero far riflettere. Un suggerimento pratico,che sa di metodo democratico,abbastanza efficace per stimolare positivi comportamenti (pur se difficilmente condivisibile da chi vuol far credere di essere stato scelto o di poter scegliere per ispirazione divina) è quello di introdurre il principio della temporalità delle cariche, (5 o anche 10 anni al massimo) e una trasparente oggettività nelle nomine, basata su curriculum fatti di autentica testimonianza cristiana e su decisioni collegiali adeguatamente motivate. Il retaggio delle cariche a vita crea sicuramente disfunzioni e immobilità,non più compatibili con le esigenze derivanti dalla globalizzazione in atto.

Postato da santrev il 04/02/2012 14:23

Secondo me, caro Valerio, ci sono pochi esempi da parte di chi dovrebbe guidare il gregge. Quanto tempo, (anni?), é passato prima che un rappresentante ufficiale della chiesa di Roma si sia presentato a Lampedusa per portare parole di conforto a quei disgraziati che raggiungevano le coste italiane dopo mille peripezie? Non mi meraviglierei se questo vergognoso ritardo fosse dipeso dal fatto che non si voleva toccare la sucettibilitá dei nostri governanti, in vista del problema dell'ICI! Certo che il silenzio assenso sui comportamenti squallidi del nostro ex premier da parte della gerarchia vaticana, non agevola certo il compito di chi si vuol attivare nella formazione sociale. E d'altra parte, il demandare ad organizzazioni come Comunione e Liberazione il compito di dialogare con i giovani, non mi pare abbia dato buoni frutti, quando poi scopriamo che i rappresentanti di questa organizzazione sorreggono in politica esponenti come Nicole Minetti! Ricordiamoci che a Milano, esponenti di questa organizzazione, non hanno trovato di meglio di contestare il card. Tettamanzi, per aver fatto visita alla comunitá Rom. Quando pastori della chiesa si calano nelle realtá spesso piú difficili, dal Vaticano vengono prese decisioni spesso incomprensibili, come per esempio il caso di Giancarlo Maria Bregantini, vescovo di Locri . A chi avrá mai dato fastidio in Vaticano questo vescovo per essere allontanato? Per non parlare del caso di mons. Viganó. Sembrava che dopo Marcinkus si dovesse respirare aria nuova in Vaticano. Invece ? Eccoci qui che stiamo parlando della divulgazione della Dottrina sociale della chiesa, mentre in Vaticano si parla di altro! E con questa attuale gerarchia vaticana sará sempre piú difficile calarsi in mezzo alla gente. Purtroppo il berlusconismo si é ben radicato anche in Vaticano!

Postato da Andrea Annibale il 02/02/2012 19:39

Gentile moderatore, sottopongo un commento corretto in quanto, nel commento precedente, ho citato erroneamente Papa Giovanni XXIII. Leggevo poco tempo fa su La Civiltà Cattolica un articolo sulla espansione in America Latina in modo impressionante delle comunità (dette anche “sette”) pentecostali, a scapito della penetrazione statistica della Chiesa Cattolica. Nella loro ingenuità teorica e teologica, queste comunità hanno saputo ritrovare una freschezza nella comunicazione del messaggio cristiano che forse la cattolicità a volte smarrisce e ha smarrito. Certo, è difficile ammettere che la Chiesa Cattolica sbagli qualcosa, visto che è l’unica comunità cristiana che vanta la successione apostolica. Tuttavia, forse la Chiesa deve abbandonare una comunicazione troppo astratta e intellettuale del Messaggio, della Parola. Che cosa ha da dire Gesù all’uomo di oggi che ha, in molte parti del mondo, superato il problema della miseria economica, che è massificato e bombardato da un marketing televisivo e digitale terrificante? Tutto passa, l’uomo ti tradisce, ma Gesù è il tuo amico per sempre. Forse dobbiamo riscoprire che la novità è Gesù stesso. Quando leggi un’Enciclica papale e, pur ammirandone la ricchezza filosofica e concettuale, ne capisci sì e no il 50% c’è qualcosa che non va, che non funziona. Ammiro molto Ermes Ronchi e la sua predicazione. Mi pare che la Chiesa a volte trovi la lucidità di parlare non ai dotti e agli intelligenti, ma agli ultimi, ai poveri di spirito. Mi viene in mente quel messaggio così umano di Papa Giovanni XXIII: ‟Tornando a casa, troverete i bambini. Date una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del Papa. Troverete qualche lacrima da asciugare, dite una parola buona: il Papa è con noi, specialmente nelle ore della tristezza e dell'amarezza”. La Chiesa dovrebbe tornare a parlare come le immagini filmiche delle chiese medioevali, per far capire che Gesù ha qualcosa di importante da dire all’uomo di oggi, all’uomo comune, e che la Chiesa non è un’agenzia sociale o un club filosofico-teologico per pochi addetti. Facebook: Andrea Annibale Chiodi; Twitter: @AAnnibale.

Postato da Andrea Annibale il 02/02/2012 18:58

Leggevo poco tempo fa su La Civiltà Cattolica un articolo sulla espansione in America Latina in modo impressionante delle comunità (dette anche “sette”) pentecostali, a scapito della penetrazione statistica della Chiesa Cattolica. Nella loro ingenuità teorica e teologica, queste comunità hanno saputo ritrovare una freschezza nella comunicazione del messaggio cristiano che forse la cattolicità a volte smarrisce e ha smarrito. Certo, è difficile ammettere che la Chiesa Cattolica sbagli qualcosa, visto che è l’unica comunità cristiana che vanta la successione apostolica. Tuttavia, forse la Chiesa deve abbandonare una comunicazione troppo astratta e intellettuale del Messaggio, della Parola. Che cosa ha da dire Gesù all’uomo di oggi che ha, in molte parti del mondo, superato il problema della miseria economica, che è massificato e bombardato da un marketing televisivo e digitale terrificante? Tutto passa, l’uomo ti tradisce, ma Gesù è il tuo amico per sempre. Forse dobbiamo riscoprire che la novità è Gesù stesso. Quando leggi un’Enciclica papale e, pur ammirandone la ricchezza filosofica e concettuale, ne capisci sì e no il 50% c’è qualcosa che non va, che non funziona. Ammiro molto Ermes Ronchi e la sua predicazione. Mi pare che la Chiesa a volte trovi la lucidità di parlare non ai dotti e agli intelligenti, ma agli ultimi, ai poveri di spirito. Mi viene in mente quel messaggio così umano di Papa Giovanni XXIII: date un bacio ai vostri bambini e dite “questo è il bacio del Papa”. La Chiesa dovrebbe tornare a parlare come le immagini filmiche delle chiese medioevali, per far capire che Gesù ha qualcosa di importante da dire all’uomo di oggi, all’uomo comune, e che la Chiesa non è un’agenzia sociale o un club filosofico-teologico per pochi addetti. Facebook: Andrea Annibale Chiodi; Twitter: @AAnnibale.

Postato da nicolag il 02/02/2012 18:19

Il problema segnalato da Valerio T. è di eccezionale gravità,a cui bisognerebbe far fronte con urgenza e impegno,specie da parte dei sacerdoti. La fede cristiana non si può ridurre solo a celebrazioni del culto. I tempi sono cambiati. Stiamo andando sempre più verso la globalizzazione. Bisogna conoscere e capire gli altri,cercando di scoprire cosa ci può unire a loro affinché si riesca in qualche modo a migliorare i comportamenti umani. Ecumenismo e Dialogo Interreligioso,basati su condivisibili principi di cooperazione e solidarietà,sono da coltivare e sviluppare. Il mondo potrà cambiare solo se su larga scala riusciremo a far valere quei principi. Il Cattolicesimo ha bisogno di un grande momento di riflessione. Auguriamoci che l’attuale Pontefice, grande teologo,riceva in questo ispirazione. Quella ispirazione che indusse il suo predecessore Giovanni XXIII a indire ben 50 anni fa lo storico grande Concilio Ecumenico Vaticano II.

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Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.

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