I perché dell'abbandono scolastico

Cresce in Europa l'abbandono scolastico. Tra le cause l'incertezza sul futuro e la crisi. Che pone dubbi anche sull'importanza di iscriversi all'università.

04/02/2013

Purtroppo l’abbandono scolastico è un fenomeno in crescita e rappresenta un freno allo sviluppo economico e sociale di ogni Paese. L’Unione Europea si è prefissata come obiettivo la sua riduzione entro il 2020 a livelli inferiori al 10%, anche per rilanciare l’importanza dello studio. Un obiettivo che sta a cuore anche ad Adiconsum che ha condotto – con il finanziamento del Forum Ania-Consumatori – un’analisi della dispersione scolastica nelle aree del Centro-Nord e del Centro-Sud, delle sue cause e delle sue possibili soluzioni. La ricerca è stata presentata a Roma da Pietro Giordano, segretario generale Adiconsum, durante un convegno sul tema L’abbandono scolastico dei giovani nei percorsi formativi. Analisi e soluzioni.

«L’abbandono è la conseguenza di un insieme di cause tra cui l’irregolarità nelle frequenze, i ritardi alle lezioni, la non ammissione all’anno successivo dovuta a vari fattori indipendenti come una malattia o un infortunio che allontanano lo studente dalla frequenza», ha riferito Giordano, snocciolando dati preoccupanti: «L'abbandono scolastico precoce, che nel 2010 era al 14,4% nell’UE e al 19,2% in Italia (dati medi), nel nostro Paese è maggiormente riscontrato nell’ambito della scuola superiore, già tra la prima e la seconda classe. Di questi ragazzi, alcuni hanno la seconda possibilità attraverso percorsi formativi alternativi, che si concretizzano nella frequenza di altri corsi e/o altre scuole perlopiù private, ma il numero di coloro che dopo qualche anno di frequenza si perde resta in ogni caso molto alto».

Alla base del disagio, «la poca chiarezza di idee sul futuro; lo scarso aiuto da parte degli insegnanti delle medie nell’orientamento e nella distinzione di prospettiva futura; la presenza di amici che abbiano già scelto di frequentare un determinato corso in una data scuola; la situazione socio-economica della famiglia di appartenenza». Da non trascurare «la relazione con i compagni e gli insegnanti, la struttura delle reti di relazioni extrascolastiche, variabili che incidono sulla scelta di continuare o abbandonare il percorso di studio scelto».

Ma conta anche la crisi attuale, che secondo il presidente di Adiconsum «comporta spesso un’aggravante per quanto riguarda il fenomeno di dispersione e di abbandono scolastico: l’istruzione che lo stato sociale garantisce a tutti è comunque legata a una spesa da parte della famiglia che comporta normalmente un’attenzione particolare soprattutto nei periodo dell’anno in cui ci si prepara ad affrontare il nuovo ciclo scolastico, fattori esterni al percorso scolastico, ma diretti e d’impatto sul nucleo famigliare d’appartenenza, come la perdita del lavoro da parte di un genitore, la cassa integrazione, la diminuzione del reddito, possono comportare gravi ripercussioni nel mantenimento degli standard scolastici.

L'Università Milano Bicocca
L'Università Milano Bicocca

Per rilanciare il valore cruciale dello studio, sabato 2 febbraio l’Università di Milano-Bicocca ha lanciato la seconda edizione dell’Open Day dedicato ai genitori delle future matricole, per parlare dell’importanza della formazione universitaria anche attraversando una difficile congiuntura economica.

Dall’ultima indagine Istat Noi Italia, emerge che nel 2011 era laureato solo il 20,3 per cento dei 30-34enni italiani, mentre il target fissato dalla Strategia Europea 2020 vorrebbe ottenere entro 7 anni il 40% di giovani in questa fascia d’età con un titolo di studio universitario o equivalente. Un traguardo che nel Belpaese sembra lontano.

«In questo periodo il dilemma si sposta facilmente da quali studi intraprendere a chiedersi se valga la pena studiare – dichiara Loredana Garlati, pro-rettore all’orientamento –. Sia i genitori che indirizzano i figli verso una prospettiva occupazionale a breve termine, sia quelli che danno per scontata la prosecuzione degli studi rischiano di sbagliare, non considerando le reali inclinazioni del proprio ragazzo o ragazza e le ricadute a lungo termine della sua scelta».

Per informazioni, tel. 02/6448.6448, orientamento@unimib.it, www.unimib.it/orientamento

Laura Badaracchi
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