07
feb

Quando fanno i prepotenti con i nostri figli

Risposta ai messaggi di Anna e Serena del 2 febbraio

Anna, sappi che il tuo sentire è condiviso da buona parte delle mamme del mondo: l’istinto naturale nel proteggere i figli e la paura che qualcuno possa farli soffrire. Con il primo figlio ho sentito molto la tua stessa apprensione: J a 2 o 3 anni, non era violento, non strappava di mano niente, non spingeva, ma spesso subiva questo trattamento da altri bambini incontrati casualmente al parco giochi, in ludoteca, etc. Due pensieri mi hanno aiutato a superare questa fase senza incenerire nessun potenziale nano-nemico: ero felice che J non fosse manesco, ho iniziato a vedere questa sua apparente sconfitta come il modo che lui sceglieva per affrontare lo scontro; certo si lamentava, ma alla fine, pur potendolo fare, rinunciava ad usare gli stessi modi aggressivi per ottenere qualcosa. Lui sceglieva di non usare le mani.

Il secondo pensiero è che i bambini, in genere, hanno molte risorse per affrontare queste situazioni critiche, il nostro ruolo può essere quello di fare il primo passo. Se un bambino ruba al parco la palla a mio figlio molto probabilmente è perché ha voglia di giocare. «Se vuoi giocare con la palla, non devi rubarla, altrimenti J. piange e il gioco non è più bello. Se vieni qui con noi giochiamo insieme. Io tiro la palla una volta a te e una a J. e voi provate a fare goal». Vi garantisco al 100% che non vorranno più smettere di giocare con voi e forse dopo un po’ riusciranno a giocare anche tra loro da soli. La pace mette radici quando tutti si sentono protagonisti e i genitori possono fare molto sia con i propri figli che con quelli degli altri. Vedere l’aggressore di nostro figlio come un bambino che ha voglia di giocare ma non sa trovare i modi giusti per farlo capire, può aiutarci a trasformare un sopruso in un incontro. Tieni duro Anna, vedrai che tuo figlio, con te a fianco, saprà trovare il modo di affrontare le ingiustizie.

Mi piace molto l’immagine di Serena: «La famiglia nutrita da una linfa che tutti i cuori devono produrre costantemente per non andare in riserva». Se teniamo la metafora dell’albero, gli elementi buoni (le parole e gli esempi) che vengono da fuori sono assunti e trasformati al proprio interno, quelli dannosi, possono danneggiare la pianta, ma se le radici sono salde, non sarà facile intaccare la linfa vitale che scorre dentro di essa. Certo occorre tenere alta la guardia, fare tutto il possibile per mantenersi in salute, su tutti i fronti. Mi sembra di capire dalle tue parole che sei sulla buona strada. Buon viaggio

Pubblicato il 07 febbraio 2011 - Commenti (1)

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Postato da anna.g il 09/02/2011 11:31

proverò a darti retta. grazie per la tua risposta!

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Noi mamme

Barbara Tamborini

Barbara Tamborini, psicopedagogista, autrice di libri sull'educazione. Ha 4 figli.

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