Walesa e Silvestrini rivelano...

In due volumi viene riletta la storia dell'attentato di Ali Agca. La morte del Papa era essenziale per colpire Solidarnosc e salvare il blocco sovietico.

30/04/2011
Una delle più famose immagini dell'attentato a papa Wojtyla.
Una delle più famose immagini dell'attentato a papa Wojtyla.

Se le pallottole di Ali Agca avessero ucciso Giovanni Paolo II il movimento di Solidarnosc sarebbe stato liquidato dal Partito comunista polacco. Per questo motivo sarebbe stato organizzato l’attentato del 13 maggio 1981. Lo spiega, rivelando episodi inediti e clamorosamente inquietanti, Lech Walesa, il leader di Solidarnosc e poi presidente della Polonia post-comunista, in un libro intitolato Sulle ali della libertà, pubblicato in questi giorni dalla Lev, la Libreria editrice vaticana.

     Ma lo conferma anche il cardinale Achille Silvestrini in un altro volume Wojtyla segreto, scritto da Giacomo Galeazzi e Ferruccio Pinotti (Chiarelettere) che ha la prefazione del vescovo di Trapani monsignor Domenico Mogavero e la post-fazione di Alberto Bobbio, caporedattore di Famiglia Cristiana. Spiega Silvestrini: “Karol Wojtyla era considerato il padre, il promotore di questa manifestazione sociale, sindacale, quindi il blocco sovietico lo percepiva come un nemico, una grave minaccia”. E aggiunge: “Se Ali Agca fosse riuscito ad uccidere Wojtyla, tutto il vantaggio sarebbe andato ai regimi comunisti dell’Est. Se Wojtyla moriva, la situazione che si era messa in moto in Polonia sarebbe terminata in breve tempo”.

    

Giovanni Paolo II con Lech Walesa.
Giovanni Paolo II con Lech Walesa.

     La lettera di Wojtyla a Walesa
   
     Lech Walesa, invece, nel libro Sulle ali della libertà, scritto con Pierluca Azzaro, rivela che il 13 maggio 1981, giorno dell'attentato contro papa Wojtyla, lui era in Giappone e seppe “dell'accaduto dalla polizia perchè  da un istante all'altro mi trasferì in un luogo sicuro».  Nel libro Walesa si chiede se non sia da collegare all'attentato anche un episodio oscuro, finora inedito, da lui vissuto a Roma il 14 gennaio 1981, alla vigilia dell’incontro in Vaticano con Giovanni Paolo II: “Ero tra quanti desideravano visitare Roma di notte, ma all'ultimo momento, un po’ perché ero stanco del viaggio e un po’ forse per un oscuro presentimento, decisi di non andare. Quella notte, in un luogo isolato, i miei amici vennero circondati da un commando armato: "Non c'è tra loro", dicevano, illuminando con delle torce i miei compagni; quindi li lasciarono andare”.

     Sulle ali della libertà contiene anche una lettera inedita di Papa Wojtyla a Walesa per gli auguri di  Natale del 1995, in cui tra l'altro ricorda il XV anniversario di Solidarnosc e parla della “via polacca come tale accolta e accettata da tutte le nazioni dell'Europa e del mondo: la via - scriveva papa Wojtyla - di un'opposizione pacifica all'ingiustizia del sistema marxista”.

     Il libro contiene anche un contributo del presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano, dedicato a Solidarnosc e la crisi del Partito Comunista Italiano: “In sostanza - scrive il presidente Napolitano - la nascita, il successo, il seguito delle lotte di Solidarnosc fecero cadere un velo ideologico” e l'utopia che nei Paesi socialisti si governasse “in nome della classe operaia”; Solidarnosc, invece, dimostrò “che era la classe operaia in prima persona che contestava e rifiutava quel sistema, che scendeva in lotta contro quel sistema”.

     Napolitano ricostruisce la reazione di Berlinguer e di tutto il gruppo dirigente del

Pci. Infine commenta che la “elezione di Wojtyla fu provvidenziale e il suo ruolo fu determinante nella successiva evoluzione delle differenti situazioni all'interno del blocco sovietico”.

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