25/02/2013
Beppe Grillo con la moglie Parvin (Reuters).
Diciamocelo: persino quando si facevano i "Governi balneari", destinati a durare da giugno a settembre, l'Italia era più stabile di adesso. Premi di maggioranza, coalizioni, Porcellum e altri aggeggi parlamentari hanno creato un'instabilità permanente. Dal 2006, cioè dalla risicatissima, quasi impalpabile vittoria di Romano Prodi, tutto ciò che riusciamo realmente a fare è passare da una crisi all'altra. Abbiamo provato persino il "Governo dei tecnici", cioè l'autospensione dei partiti dal diritto/dovere di governare e ora ci ritroviamo un'Italia tripartita, di fatto impossibile da governare. A meno di grandi coalizioni che avrebbero tutte le caratteristiche possibili immaginabili (Berlusconi e Grillo, Bersani e Berlusconi, Grillo e Bersani) tranne quella indispensabile: di essere concordi e durature.
Quest'ultimo voto, a ben vedere, mostra coi risultati la sua caratteristica principale: essere un voto di protesta. Protestavano contro il Governo Monti e la sua austerità il Pd e il PdL, che pure poche settimane fa rivendicavano come un segno di responsabilità l'appoggio che gli davano. Protestavano contro il sistema dei partiti i grillini, che pure ambiscono ad entrarvi (altrimenti perché avrebbero presentato le liste?) e che con quei partiti dovranno pur comunicare e interagire. Protestavano contro ogni forma di ritorno al passato gli uomini e i partiti che si sono schierati con Monti, anche se molti di loro di quel passato avevano fino a ieri vissuto.
E così, protesta tu che protesto io, ecco l'astensione alle stelle, le maggiori regioni del Nord consegnate a un partito agonizzante come la Lega Nord, la totale renitenza a una riforma elettorale da tutti giudicata necessaria, persino l'incapacità ormai sistematica del sistema di interpretare i flussi del voto in tempo reale. Per non dire di un partito che si avvicina a essere il primo del Paese e che fa della critica ai partiti la sua ragione sociale. Protestate protestate, qualcosa resterà. Macerie, forse.
Fulvio Scaglione