Usa, alla dogana meglio non barare

Abbiamo parlato con gli agenti in servizio all'aeroporto di Washington. Che sequestrano ogni giorno carne, latticini e piante. Vita dura anche per chi vuole entrare con l'inganno.

19/03/2012
Nelle foto di questo servizio i controlli e gli agenti della "United States Custom Border Protection", la dogana statunitense, all'aeroporto internazionale Dulles di Washington.
Nelle foto di questo servizio i controlli e gli agenti della "United States Custom Border Protection", la dogana statunitense, all'aeroporto internazionale Dulles di Washington.

A chi non è capitato personalmente ha almeno sentito parlare di qualcuno cui la dogana americana ha requisito cibi. E su cosa si può portare in America circolano le voci più disparate. C’è chi sostiene che prosciutto e salami sono ammessi purché sottovuoto e prodotti industrialmente. Chi è convinto che si può importare tutto quello che si compra nei duty free prima di salire in aereo. Niente di tutto questo. Alla US CBP (United States Custom Border Protection) sanno benissimo che la gente ha un concetto falso sui regolamenti americani. E il loro addetto alle Pubbliche relazioni, Steve Sapp, si è messo a disposizione di FamigliaCristiana.it per spiegare come funziona la dogana statunitense.


«La gente deve sapere che certe cose non si possono fare», spiega. «Noi siamo qui per proteggere il nostro Paese da malattie che attraverso prodotti agricoli e animali importati possono causare danni immensi alla flora e fauna locale». La conseguenza di questa mancanza di conoscenza è che nel 2011, nell’aeroporto internazionale di Washington, dove sono transitati 3.2 milioni di passeggeri, sono stati requisiti 30.019 prodotti fra carni, latticini e piante e 234 persone sono state multate per aver mentito alle guardie di frontiera. Oltre ai prodotti alimentari vietati dal ministero dell’Agricoltura americano, al Dulles Airport di Washington sono anche stati sequestrati 46 chilogrammi di droga per un valore di 3.3 milioni di dollari e sono stati fatti 146 arresti di persone sospette.


Fra i motivi per cui quando si arriva in un aeroporto americano si viene scelti per la perquisizione dagli agenti del Custom Border Protection ci sono: il nome simile a un ricercato, essere stati pizzicati in precedenza con la borsa piena di salami, aver sostenuto di non avere nulla da dichiarare, e ovviamente può esserci sempre il controllo a caso. Siccome ogni compagnia aerea prima della partenza per gli Stati Uniti manda l’elenco dei nomi dei passeggeri, gli agenti sanno bene, molto prima dell’atterraggio, chi mandare alla seconda ispezione. Ci sono poi i cani addestrati ad annusare prodotti alimentari, droga e valuta. Nel 2011 all’aeroporto di Washington sono stati confiscati 214.000 dollari di valuta non dichiarata. «Non capisco perché la gente non si informa – spiega Steve Sapp – ed evita di farsi requisire denaro che può importare. A noi americani piace il denaro. Più ne portate meglio è. Vogliamo però, se avete più di 10 mila dollari, essere informati».


«Qualche mese fa - ha poi aggiunto l'addetto alla Pubbliche relazioni del Custom Border Protection - sono stati requisiti 139 mila dollari a una coppia greca naturalizzata americana in arrivo all’aeroporto di Filadelfia. Ne avevano dichiarati 4 mila e stanno ancora compilando petizioni sui petizioni per tentare di riavere il denaro. Rischiano l’incriminazione per aver violato la legge e saranno multati. Nulla di tutto questo sarebbe successo se avessero dichiarato d’aver con sé quel denaro». Vino e liquori sono poi un’altra causa di dispiacere per i passeggeri in arrivo. «Quando scopriamo – spiega l’agente Woo del dipartimento dell’Agricoltura – in una valigia, in mezzo a frutta verdura e salami, qualche bottiglia in più del litro consentito a chi ha più di 21 anni, non le requisiamo, ma segnaliamo il fatto ai colleghi della dogana. Anziché farsi sequestrare le bottiglie il passeggero può scegliere di pagare la tassa del 3 per cento del valore. Spesso però la persona in questione viene anche multata per aver scelto di non denunciare d’avere più bevande alcoliche del litro per cui non si paga dogana».


Gli agenti che controllano i passaporti all’arrivo sono addestrati a carpire la malafede dei passeggeri. Valigie voluminose sono spesso sinonimo di chi, munito di visto turistico, mente sullo scopo del viaggio. Donne in avanzato stato di gravidanza, in particolar modo se vengono da Paesi poveri, destano il sospetto d’essere venute per far nascere il bambino e ottenere automaticamente la cittadinanza americana. Come fate a scoprire che questa gente dice la verità o mente? «Le valigie non mentono», spiega un agente. «Se vedo una donna incinta o un passeggero col visto da turista e carichi di valigie li mando al secondo controllo. Quasi sempre l’uomo che cerca lavoro, ma ufficialmente alla frontiera per turismo, ha con sé il curriculum e il titolo di studio. Le donne venute per partorire portano gli esiti di precedenti risonanze magnetiche e qualche indumento per il neonato».


Dopo aver assistito alla requisizione di salumi, dadi (anche questi, se prodotti in Paesi dove ci sono casi di malattie di polli, suini o maiali, sono vietati) frutta e verdura, ho chiesto alla dogana quali sono le cose più strambe che requisiscono. Spiega ancora l'agente Woo: «C’è gente che viene da Paesi africani e porta pezzi di scimmia o roditori già cotti, pensando di poterli far passare. E questo più che strano è disgustoso». Che cosa fate della merce requisita? «Abbiamo una macchina speciale che trita e incenerisce per evitare che eventuali mosche della frutta, insetti o germi di malattie bovine, suine e aviarie si propaghino nell’aria».

Mariuccia Chiantaretto
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Postato da folgore il 20/03/2012 09:51

Sono d'accordo con la politica doganale USA. Solo mi piacerebbe sapere cosa avverrebbe se venisse applicata anche in Italia, soprattutto per quanto riguarda l'immigrazione.

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