Italia, siamo quasi alla canna del gas

Il nostro Paese sta ricevendo il 17% di gas in meno dalla Russia. Ma ci siamo accorti tardi dell'emergenza. E mancano strategie per le fonti rinnovabili e per eliminare gli sprechi.

La mancanza di un piano energetico

09/02/2012
La sede russa della Gazprom a Mosca (foto Ansa).
La sede russa della Gazprom a Mosca (foto Ansa).

“Se il governo avrà il tempo di lavorare, metterà a punto un piano energetico nazionale da proporre al Parlamento”. Lo ha detto una settimana fa a Bari il ministro dell'ambiente Corrado Clini, intervenendo a una fiera sulla green economy, e lo ribadisce ora che si alza il coro delle critiche per la penuria di gas russo. Che vada organizzata una politica energetica è evidente a tutti da anni e bisogna ragionare sugli stoccaggi, visto che queste riserve vengono accumulate da aziende private, Eni in primis, mentre alcuni economisti sostengono che debba occuparsene lo Stato.

Dell’emergenza gas l’Italia si è accorta tardi, dal momento che si prevede che nei prossimi giorni calerà il picco di domanda nell’Europa centrale e settentrionale, ma è servito a sollevare un dibattito. Da oggi vengono temporaneamente sospese le forniture ad alcuni clienti industriali con contratti flessibili che permettono interruzioni nell'approvvigionamento, ma le famiglie non saranno toccate dal provvedimento. L'azienda sovietica Gazprom ha aumentato le forniture, tornate alla normalità in quasi tutti i Paesi europei, ma non in Italia, Romania e Germania.

L'Italia sta ricevendo il 17% di gas in meno dalla Russia. “Non si può essere preparati all’emergenza se non si hanno piani per la ‘normalità’ e per il futuro: l’Italia non ha una strategia nè un piano energetico e ambientale in grado di gestire oggi e programmare domani le risorse energetiche. Bisogna puntare davvero, e non a parole, sull’efficienza energetica e di sistema, liberarsi dalla dipendenza dall’estero, decarbonizzare la produzione energetica: in altre parole, l’Italia non si è dotata finora di un piano per attuare l’unica risposta possibile e vantaggiosa, che consenta entro il 2050 di approvvigionarsi totalmente con le fonti energetiche rinnovabili, consumando meno energia ed eliminando gli sprechi” commenta il Wwf.

La Commissione Europea ha calcolato che, attuando una riduzione del 20% delle emissioni di CO2 entro il 2020, il nostro Paese potrebbe risparmiare ben 3 miliardi e 100 milioni di euro in importazioni di combustibili dall’estero, ma l’Italia non ha neanche una strategia e un piano per l’adattamento ai cambiamenti climatici già in atto che, con l’aumentare degli eventi metereologici estremi, porrà a rischio molte attività economiche, tra cui la produzione energetica e i trasporti.

Gabriele Salari
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