Corea del Nord, un popolo affamato

Parlano i dissidenti nordcoreani: «L'80% dei nostri connazionali ha fame. Gli altri sono i privilegiati, politici e militari, ma di recente anche nell'esercito hanno tagliato i pasti».

La Corea del Nord vista da chi è fuggito dal regime

21/12/2011
Alcuni sudcoreani di fede cristiana pregano per il popolo della Corea del Nord al confine che separa le due Coree.
Alcuni sudcoreani di fede cristiana pregano per il popolo della Corea del Nord al confine che separa le due Coree.

Yian, 35 anni, fuggita da PyongYang e oggi residente a Seoul, capitale della Corea del Sud racconta a FamigliaCristiana.it le condizioni della popolazione in Nord Corea. È una dei cosiddetti defector, cioè disertori. Yian lavorava nell'esercito ma in cucina. Voleva laurearsi ma ha capito che non lo avrebbe mai potuto fare. Lavorando al confine con la Cina ha saputo della possibilità di fuggire e, rischiando la vita, l'ha fatto. Yian non nasconde una certa soddisfazione a sapere che il dittatore Kim Jong Il è morto, ma si affretta a precisare: «La fame della gente non cambierà». Mentre il mondo commenta le reazioni delle potenze internazionali alla scomparsa il 17 dicembre del cosiddetto “caro leader” che guidava il Paese dal 1994, Yian ribadisce: «Fame e indottrinamento non finiranno certo».





La folla dei cittadini nordcoreani piange pubblicamente la morte di Kim Jong-il sulla piazza della capitale Pyongyang:



Yian ricorda che Kim Jong Il era un dittatore debole, depresso, colpito anche da un ictus nel 2008. Era succeduto nel 1994 al padre Kim Il Sung, il protagonista assoluto della guerra di Corea e dell'armistizio nel 1953. Aveva assunto gli incarichi di capo delle forze militari, capo del partito comunista e del potente consiglio di sicurezza, ma il padre Kim Il Sung restava e resta "presidente eterno". Yian si chiede dunque perché mai dovrebbe cambiare qualcosa solo perché ora succederà a capo della dittatura il figlio di Kim Jong Il, Kim Jong Un: «È un giovane inesperto di 27 anni, di cui in realtà si sa pochissimo, ma anche Kim Jong Il era un mezzo leader, sostenuto da un apparato di funzionari e militari».

Il punto è la solidità o meno del sistema più isolato al mondo. Per farci capire quanto la Corea del Nord sia lontana dal mondo, un altro defector, Ich Y Iang, ci dice: «A tutti i bambini si insegna che il corpo viene dai genitori mentre il dittatore dona lo spirito, l'unica cosa che resta per sempre». Poi ci guarda e ci chiede se può esserci un Paese che segni un gap più profondo con il resto del mondo. E poi ci chiede se adesso comprendiamo il perché dei pianti collettivi alla morte del dittatore: «I bambini crescono con la convinzione che nella vita si debba fare qualcosa di buono per il leader e dopo la scuola imparano a farlo curando da soli i giardini e le aiuole».

Ich Y Iang ci racconta che a Pyong Yang era uno scrittore, ovviamente di racconti che glorificassero la figura e le gesta del "presidente eterno". Nel 1999 è stato mandato a un convegno in Cina e non è più tornato. È scappato nei villaggi, perché in città senza documenti non avrebbe potuto sfuggire ai controlli, e ha fatto il muratore e il contadino, senza prendere in mano una penna per i 5 anni utili a mettere insieme la somma di 3,5 milioni di won necessari per raggiungere la Corea del Sud, nel 2004.

A PyongYang, Ich Y Iang ha lasciato la moglie e la figlia, con le quali parla una volta al mese. Non sarebbe permesso e, facendosi scuro in volto, afferma che i controlli sono sempre più severi. Qualche volta le due donne non possono mantenere l'appuntamento, che consiste nel recarsi nei pressi del confine con la Cina, dove funziona il cellulare cinese che si sono procurate, perché nel resto della Corea del Nord non ci sono ponti radio per telefonini, così come non c'è Internet. Possono parlare per non più di un minuto perché altrimenti diventa troppo rischioso.

Corea del Nord e Corea del Sud formalmente sono ancora in guerra, ma sotto armistizio. E questo significa che vige a Seoul ancora la legge di sicurezza nazionale che impone tra l'altro a tutti i sudcoreani di non parlare con nessun nordcoreano. Yian e Ich Y Iang ci confermano che la popolazione del Sud di qualunque ceto sociale rispetta rigorosamente la norma e che dunque un certo isolamento per loro persiste. Ma Yian aggiunge: «Però qui almeno possiamo vedere i bambini sorridere».

                                                                                               Fausta Speranza

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