Addio Zapatero, Spagna alle urne

Alle elezioni politiche del 20 novembre il Paese è chiamato a scegliere chi si assumerà il difficile compito di farlo riemergere dalla crisi economica.

Il voto contro la disoccupazione

19/11/2011
Mariano Rajoy, candidato del Partito popolare.
Mariano Rajoy, candidato del Partito popolare.

Vincere le elezioni politiche? «È più facile che il Real Madrid batta il Barcellona», aveva confessato giorni fa Alfredo Pérez Rubalcaba. Il 60enne candidato dei socialisti ed ex ministro dell’Interno del Governo Zapatero, grande tifoso della squadra di calcio madrilena, sa bene che riconquistare la fiducia degli spagnoli alle urne, il 20 novembre, è un’impresa molto difficile: la Spagna annaspa in una crisi economica disastrosa – la Commissione Ue ha ridimensionato le previsioni di crescita posticipando la ripresa al 2013 –, i disoccupati sono arrivati a 5 milioni (22%), il tasso di disoccupazione dei giovani tra 15 e 24 anni tocca il 46% (all'inizio di settembre il Congresso dei deputati ha votato a larghissima maggioranza una riforma della Costituzione che prevede l'inserimento di norme antideficit).

Mariano Rajoy, 56enne galiziano, candidato del Partito popolare, è il grande favorito: dopo essere stato battuto per due volte alle elezioni (nel 2004 e nel 2008), il terzo tentativo probabilmente sarà quello che gli regalerà la poltrona di premier. Anche se la lezione del 2004 – quando a sorpresa fu eletto Zapatero dopo l’attentato alla stazione madrilena di Atocha – dovrebbe suggerire prudenza, i sondaggi danno il risultato per scontato.

Il candidato socialista Alfredo Rubalcaba (sinistra) con il premier uscente Luís Zapatero.
Il candidato socialista Alfredo Rubalcaba (sinistra) con il premier uscente Luís Zapatero.

E non serve neppure ricordare che, lo scorso 20 ottobre, l’Eta, l’organizzazione separatista basca, ha annunciato l’addio alle armi, dopo mezzo secolo di lotta armata che ha causato più di 800 vittime. Il disarmo dell’Eta di fatto è un grande traguardo ottenuto dal Governo socialista; ma Rubalcaba durante la campagna elettorale ha evitato di sottolinearlo. A tutti, infatti, è chiaro che a guidare la scelta degli spagnoli questa volta non è nient’altro che l’economia. Di sicuro c'è che l'era di Zapatero si è conclusa: in campagna elettorale l'ex primo ministro ha mantenuto un profilo basso, per non dare l'impressione di una forte continuità fra il suo operato - molto contestato - e quello di Rubalcaba.

Di fatto, chiunque dei due candidati otterrà la vittoria, si troverà ad affrontare un compito estremamente difficile: far riemergere la Spagna dalla crisi, spronare la crescita, far fronte all'esercito di senza lavoro con misure forti e decise. L'Unione europea guarda alle elezioni in Spagna con grande attenzione: come ha spiegato al quotidiano El País il politologo britannico Charles Grant (facendo un confronto con l'italiano Mario Monti), per Rajoy - se sarà lui il vincitore - far fronte ai Ventisette non sarà semplice. Nell'ambito europeo il leader del Pp è uno sconosciuto; proprio come Zapatero, che non parlava le lingue e non aveva una vocazione internazionale, anche Rajoy non ha dimestichezza con altri idiomi e fuori dalla Spagna non ha stretto grandi relazioni. Pur essendo molto europeista, la Spagna non esercita un'influenza significativa in ambito Ue. Insomma, se sarà lui a vincere, per Rajoy si delinea all'orizzonte una strada in salita.
 

Giulia Cerqueti
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