22/04/2010
Quando il vulcano di Eyafjallajokull ha cominciato a eruttare ero perso nelle brughiere della Scozia per scrivere un reportage per Il Giornalino su Kirriemuir , il paese di James Matthew Barrie, l'autore di Peter Pan, di cui ricorre quest’anno il 150° anniversario della nascita. All’inizio sembrava dovessi soltanto trattenermi di più in Scozia per il posticipo del volo, il tempo di visitare la costa, qualche castello o distilleria di wiskey in più, ma poi è iniziata l’odissea. «Anche il volo di mercoledì è cancellato, se devi essere a Perugia per intervenire al Festival internazionale di giornalismo ti organizziamo un viaggio in nave e treno» mi propone la solerte Beryl dell'Ente del turismo scozzese che, insieme alla sua collega italiana, mi ha assistito con molta premura. All'aereoporto di Edimburgo, dove intanto ero andato ad informarmi del mio volo, la situazione era paradossale . Ogni 20 minuti arrivavano e partivano regolarmente bus a due piani vuoti mentre in aereoporto l’unico banco informazioni si limitava a dire «contattate la compagnia aerea» che naturalmente non rispondeva. Negli alberghi e nei B&B, pieni zeppi, ci si trovava mattina e sera per guardare le ultime notizie alla tv, nella speranza di una luce verde. Tutti gli ospiti erano naturalmente vittime del blocco aereo, «stranded », bloccati dall’umorale vulcano islandese. Ieri, intanto, un bus speciale mi ha prelevato insieme ad altri colleghi svedesi, russi e lituani che ugualmente cercano di raggiungere casa. Dopo una giornata di viaggio in pullman siamo stati imbarcati su una nave a Hull, nel bel mezzo della Gran Bretagna, diretta a Rotterdam. «The Pride of Rotterdam» si presentava come un megaedificio galleggiante con centinaia di cabine e nessun posto libero. C’erano persone in lacrime che non sono riuscite ad imbarcarsi e hanno dormito nella sala d'attesa. Siccome gli unici posti liberi erano in auto, dei taxi sono partiti dall’Olanda per prendere dei clienti a Londra. Stamattina, infine, a Rotterdam ho preso il treno e sono arrivato a Parigi. La mia meta era Perugia ed ora sono qui, «stranded », senza un posto in treno fino a venerdì, ma un po’ più vicino all’Italia e lontano da Eyafjallajokull .
Gabriele Salari