Siria: Obama, il gas e le armi

Il presidente Usa sostiene che Assad usa i gas e annuncia forniture di armi agli insorti. Ancora più a rischio la stabilità del Medio Oriente.

16/06/2013
Insorti anti-Assad ad Aleppo (Reuters).
Insorti anti-Assad ad Aleppo (Reuters).

Un mese fa Carla Del Ponte, il magistrato svizzero che fa parte della Commissione dell'Onu che indaga sulla Siria, disse pubblicamente che c'erano indizi sull'uso di armi chimiche, ma che questi parevano indicare come colpevoli i ribelli e non le truppe di Bashar al Assad. Fu subito smentita dai portavoce delle Nazioni Unite, i quali però dissero: "Non sono state raggiunte prove conclusive sull'uso di armi chimiche in Siria da alcuna delle parti coinvolte nel conflitto".

Il corsivo è nostro ovviamente. Certo, in un mese molte cose possono cambiare. Il fatto è che in questo mese le cose sono cambiate sì, ma in meglio per Assad: il suo esercito ha riconquistato la città di Qusayr, che occupa una posizione strategica nel centro del Paese; il suo stato maggiore studia l'assalto ad Aleppo; in Iran è stato eletto un nuovo Presidente che ha fama di moderato, di politico incline alla trattativa.

Difficile quindi non considerare sospetta la svolta impressa alla politica Usa da Barack Obama, che  ha stabilito proprio adesso che Assad usa i gas, che così facendo ha oltrepassato la "linea rossa" fissata dalla Casa Bianca e che di conseguenza gli Stati Uniti sono ora liberi di fornire assistenza militare e armi ai ribelli. Nella sua vaghezza, la denuncia di Obama ricorda quelle ai danni dell'Irak di Saddam Hussein da parte di George Bush e dei suoi, risultate poi completamente inventate. E altrettanta perplessità destano, perché altrettanto vaghi, i piani per armare gli insorti anti-Assad.

E' presumibile, infatti, che i rifornimenti di armi degli americani e degli inglesi andranno solo ai reparti dell'Esercito libero siriano, e non anche ai gruppi dell'estremismo sunnita (alcuni dei quali si richiamano esplicitamente ad Al Qaeda) che opprimono la popolazione civile tanto quanto le milizie del tiranno Assad. Ma l'ELS è frammentato e diviso da aspre rivalità. E poi, come controllare che le armi, nel grande caos che è oggi la Siria, passino da un gruppo all'altro? Come essere sicuri del fatto che quelle armi non vadano alla fin fine ad alimentare il terrorismo e a destabilizzare ancor più il Medio Oriente?

Stando ai calcoli dell'Unhcr, in questi due anni in Siria sono morte come minimo 93 mila persone, tra le quali almeno 6.500 bambini. La decisione di Obama, in ogni caso, è per loro la più atroce delle beffe. Per loro, la "linea rossa" era stata superata molto tempo fa.

Fulvio Scaglione
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