Daniel Pedrosa: "Mondiale, a me!"

Il campione spagnolo, fedele alla Honda, è uno dei veterani ma ancora gli manca la grande vittoria nel mondiale. Quest'anno è più deciso che mai. L'intervista.

18/05/2013
Pedrosa (al centro) sul podio di Jerez de la Frontera tra Marquez (a sinistra) e Lorenzo (foto del servizio: Reuters)
Pedrosa (al centro) sul podio di Jerez de la Frontera tra Marquez (a sinistra) e Lorenzo (foto del servizio: Reuters)

Daniel Pedrosa Ramal è fra i veterani del motociclismo, debuttò nel 2001, conquistando in fretta il primo podio nella 125. Nel biennio successivo ottenne 8 vittorie, poi 12 nella 250 e 22 fra 500 e motogp: solo Valentino Rossi si è aggiudicato più corse (101), Dani è a 46, una in più dell’altro spagnolo Jorge Lorenzo; con 42 pole position, segue Valentino (59) e lo stesso campione del mondo in carica (53). Alto un metro e 60, per 51 chili, è il più piccolo della categoria motociclista sovrana.

- Pedrosa, lei arriva da un bel successo in Spagna, a Jerez de la Frontera aveva trionfato solo nel 2008...

 “E nel 2005", ricorda Daniel "Dani" Pedrosa, 27 anni, "ma nella 250. Altre sei volte sono arrivato a podio”.

- Nelle prove libere di Le Mans è di nuovo primo, davanti al talentino Marc Marquez. Anche in Francia siete favoriti?

“Speriamo di continuare il buon momento, dopo il primo e secondo posto in casa”.

 - Marquez è in testa al mondiale con 61 punti, 3 più di lei, ma a 57 c’è Lorenzo. Bastano tre gran premi per fare di un ventenne debuttante il migliore nella motogp?

 “E’ troppo presto per affermarlo. Peraltro conosciamo le sue qualità, le ha mostrate anche con il sorpasso all’ultima curva di Jerez su Lorenzo, con il quale poi si è scusato. Vedo da vicino la bontà del lavoro svolto: sicuramente sarà uno dei contendenti per il titolo, vediamo come prosegue la stagione”.

 - Lei fu campione del mondo nella 125, si aggiudicò due titoli nella 250, in motogp è stato tre volte secondo (2007, 2010 e 2012). Cosa le manca per la consacrazione?

 “Ho pagato alcune circostanze sfortunate, quest’anno però sono molto determinato, non lascio la strada maestra”.

 - Perchè è sempre fedele alla Honda?

 “La domo dal 2001, soprattutto nelle ultime stagioni però è come se iniziassi daccapo. La scorsa rappresentò uno sparticacque importante, vorrei continuare così”.

 - La Yamaha è inferiore?

 “Sono convinto di guidare la moto migliore, in un grande team. Mostro le abilità richieste per aggiudicarmi il mondiale e anche la determinazione necessaria”.

 - Nel 2011 Valentino Rossi lasciò la Yamaha anche per la difficile coesistenza con Lorenzo, sino a quando andranno d’accordo?

 “Non saprei, andrebbe chiesto a loro, tantopiù che non ne sono mai stato compagno. Per ora Jorge Lorenzo precede regolarmente Valentino”.

- In Qatar lei è arrivato terzo, ad Austin secondo, un altro successo a giugno la porterebbe al Mugello da leader iridato...

 “La chiave sarà la costanza di rendimento, per l’intera annata”.

- Casey Stoner si è ritirato a 27 anni, troppo in fretta?

 “Rispetto le ragioni che hanno portato l’australiano ad allontanarsi dallo sport. Era un grande uomo squadra, ci manca il confronto con lui, sempre stimolante in pista. Non so se tornerà”.

 - Adesso la scuola spagnola ha superato la tradizione italiana?

 “In questo momento il mio paese viaggia veramente a tutto gas, in passato capitò agli Stati Uniti e all’Australia. In futuro la leadership potrebbe spostarsi verso Inghilterra e Germania, altri grandi paesi motoristici”.

 - A quali fuoriclasse del passato si ispira?

 “Mi affascinavano le corse degli spregiudicati americani negli anni ‘80, in particolare Eddie Lawson e Wayne Rainey. Il compianto inglese Barry Sheene era invece davvero troppo spregiudicato”.

 - A che gare è più affezionato?

 “Non posso dimenticare il debutto nella 250, del 2004. Neanche avevo effettuato i test invernali, eppure mi imposi subito, in Sudafrica. A Philip Island, invece, caddi alla seconda curva, non avevo scaldato bene le gomme”.

Vanni Zagnoli
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