Fame e obesità, i paradossi del cibo

Nel mondo, per ogni persona denutrita ce ne sono due in sovrappeso. E un terzo degli alimenti va sprecato. Il punto al Forum internazionale su alimentazione e nutrizione.

La generosità di Ruth

30/11/2012
Una donna africana al lavoro nei campi (foto Corbis)
Una donna africana al lavoro nei campi (foto Corbis)

    Non c'è dubbio che Ruth Oniang'o conosca bene i temi della nutrizione e della fame ed è altrettanto indubbio che per tutta la vita, in varie vesti abbia fatto di tutto per fornire risposte utili e positive. Questa docente kenyana che sostiene "Un bambino affamato è uno di troppo; semplicemente, non è giusto", è laureata in Scienze alimentari e Nutrizione, ha insegnato all'Università a Nairobi ed è professore aggiunto alla Tufts University negli Usa.

    E' stata membro del Parlamento, dove si è impegnata in modo particolare per alleviare povertà e fame, puntando anche sulla ricerca in agricoltura, la sicurezza alimentare, la salvaguardia delle biodiversità agricole. Dirige un giornale on line su questi temi, e vent'anni fa ha creato il Rural Outreach Programme (Rop), un'organizzazione non governativa che sostiene i piccoli agricoltori e in particolare le donne e i giovani.

    "Volevo restituire alle comunità locali parte di ciò che avevo ricevuto da loro", ci racconta a Milano, durante il Forum sull'Alimentazione, a proposito di Rop. "Sostenere chi produce cibo nelle comunità significa sostenere le donne, perché sono loro che sfamano il Paese, la produzione alimentare in Africa è nelle loro mani. Le donne si occupano di tutte le famiglie e delle comunità, dimenticandosi spesso dei propri bisogni. Io volevo anche dar loro voce a livello nazionale e internazionale, aiutarle a far avanzare le loro esigenze".

Ruth Oniang'o, kenyana, leader dell'Ong Rural Outreach Programme
Ruth Oniang'o, kenyana, leader dell'Ong Rural Outreach Programme

    "Aiutare le madri significa anche aiutare i bambini", continua Ruth Oniang'o. "Con Rop affrontiamo i problemi della gravidanza e conduciamo progetti di educazione alle madri per le cure di base ai neonati, come alimentarli, come curare le malattie prevenibili, perché applicare queste nozioni correttamente significa assicurare la sopravvivenza a più bambini. L'organizzazione si occupa anche degli orfani. Tanti sono orfani a causa dall'Aids, alcuni vivono con parenti o con vecchie nonne che non sono in grado di crescerli. Gli orfani rischiano di perdere le loro terre, e la mia organizzazione si occupa anche dei loro diritti. E li mandiamo a scuola dopo il ciclo delle primarie".

    La professoressa Oniang'o ha le idee chiare sugli aiuti alimentari inviati in Africa: "Ne hanno bisogno chi non può produrre cibo: i profughi, gli agricoltori colpiti dalla siccità. Ma per altri sono dannosi perché generano dipendenza, cambiano i gusti tradizionali, e si produce meno sul posto. Che senso ha importare la pasta in Africa? Bisogna far sì che gli agricoltori producano da soli. Come si fa a costruire una nazione con gente che non produce niente? Parte del programma alimentare dell'Onu mira proprio a questo, a sostenere gli agricoltori locali incentivandoli a produrre, a vendere ai mercati sul posto e a generare così un ciclo alimentare locale".

Rosanna Biffi
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