Fame, se la terra non basta per tutti

Pubblicato il Rapporto “Indice Globale della Fame 2012”. La situazione? In generale migliora. Ma in diversi Paesi, specie africani, va sempre peggio. Eccone la mappa.

«… E per mettere regole alla speculazione finanziaria»

14/10/2012
(Foto Msf)
(Foto Msf)

C’è bisogno di di governance finanziaria globale. Se no c’è il rischio che le operazioni speculative creino più affamati di una carestia. Lo ha sostenuto Riccardo Moro, economista del Gcap (Coalizione italiana contro la povertà) e docente di Politiche dello sviluppo all’Università di Milano nel presentare i risultati del Rapporto Indice Globale della Fame 2012.

– Professor Moro, cosa significa in concreto “governance finanziaria globale”?

     «Da alcuni anni abbiamo a che fare con un’estrema volatilità dei prezzi delle materie prime, dei prodotti agricoli e dei generi alimentari in particolare. Si sa che la crescente produzione di mangimi e di agrocarburanti, come pure i cambiamenti climatici e la pressione demografica sono tutti fattori che rendono i prezzi volatili. Ma negli ultimi quattro anni abbiamo avuto delle impennate e dei crolli di prezzi – anche del 100% – che non sono giustificabili con i fattori sopraelencati».

– La causa è un’altra.

     «La causa è il mercato finanziario. La deregulation, l’uso di internet per le operazioni finanziarie e altri fattori hanno portato in poco tempo a un mercato senza regole. Oggi le transazioni che hanno che fare con i cosiddetti derivati e i futures sono 10 volte il Pil mondiale. È abnorme».

– Perché?

     «Perché questo tipo di operazioni finanziarie avevano l’effetto di stabilizzare i prezzi delle materie prime. La crescente assenza di regole ha prodotto l’effetto contrario: sono le borse che fanno il prezzo delle materie prime e non il contrario. È chiaro che una situazione del genere è ingestibile e che nessuna politica di sviluppo dei Paesi poveri può essere portata avanti con efficacia se basta un’azione speculativa per mandare tutto all’aria».

– Può fare un esempio?

     «La crisi del cibo del 2008. È emblematica. Il picco dei prezzi dei prezzi delle materie prime agricole e il suo successivo crollo verticale sono stati in gran parte causati dalla parallela crisi dei mutui e dei subprime. La grave crisi di liquidità su quel fronte finanziario ha portato al bisogno di reperire risorse altrove. Si sono cominciati a vendere massicciamente futures delle materie prime alimentari. E il loro prezzo è crollato. Risultato? Centomila persone in più scese sotto la soglia della fame».

– Quindi, la soluzione?

     «Occorre produrre di più e meglio in agricoltura. Ma insieme occorre governare la finanza. E non bastano le norme del singolo Paese: in un’economia globalizzata sono necessarie regole globalizzate, cioè sovranazionali e comuni. Anche perché le crisi in corso – agricolo-ambientale, finanziaria ed energetica – sono molto interconnesse e l’una ha ricadute sulle altre. E il rischio di crisi “a domino”, dove un ambito fa cadere l’altro, sarebbero pericolosissime».

– Da questo punto di vista, la decisione dell’Unione Europea di sperimentare la Tobin tax è un buon segno?

«È un ottimo segno. È una svolta. Si tratta della prima tassa sovranazionale della storia».

Luciano Scalettari
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