Fame, se la terra non basta per tutti

Pubblicato il Rapporto “Indice Globale della Fame 2012”. La situazione? In generale migliora. Ma in diversi Paesi, specie africani, va sempre peggio. Eccone la mappa.

«Occorrono politiche globali per governare le risorse»

14/10/2012
Siccità in Sahel (Foto Amref).
Siccità in Sahel (Foto Amref).

«Quello che emerge con evidenza dal Rapporto di quest’anno è che la fame e la denutrizione sono sempre più collegate e interconnesse ai fattori economico-finanziari, per cui non basta pensare a interventi di cooperazione o al sostegno dello sviluppo dei Paesi più poveri, è necessario anche impedire che quanto fatto venga vanificato da operazioni speculative, azioni finanziarie, oscillazioni di mercato».

     A parlare è Stefano Piziali, esperto del Cesvi di Bergamo che ha seguito la realizzazione e la presentazione dell’Indice Globale della Fame 2012. «Concordiamo con la Fao», spiega, «sul fatto che i dati medi generali indicano miglioramenti, ma va anche detto che siamo di fronte a realtà disomogenee e difformi».

– Quali sono le aree del mondo più “critiche”?

     «L’Africa Sub Sahariana e l’Asia meridionale. Il continente nero ha una mappa “a macchie di leopardo”, con Paesi in sensibile riduzione della fame e altri che addirittura sono in peggioramento. Quanto all’Asia meridionale, si assiste a un progredire molto più lento che altrove. Per esempio, l’India ha un tasso di bambini denutriti doppio rispetto alla media africana. Le cause? Politiche contraddittorie fra i diversi Stati che compongono l’India federale e l’inadeguato stato sociale della donna: molti bambini nascono sottopeso perché la madre in gravidanza era denutrita».

– Quest’anno il tema del Rapporto sono le risorse. Perché?

     «Perché l’agricoltura, l’acqua e l’energia sono le vere sfide dell’immediato futuro per sconfiggere la fame. Nel 2050 dovremmo essere 9,3 miliardi di persone. Se consumassimo tutti risorse come lo fanno gli statunitensi, dovremmo avere acqua e cibo per l’equivalente di 12 miliardi di individui. Non ce n’è abbastanza, di risorse. Quindi occorre produrre di più e meglio, ossia consumando meno risorse».

– Sembra una contraddizione in termini…

     «No, gli strumenti e le tecnologie vi sono già. Servono politiche globali e coordinate fra gli Stati, a livello dell’intero pianeta. Da subito è necessario intervenire per usare la terra coltivabile per produrre cibo e non biocarburanti. Negli ultimi anni il 55% delle terre comprate o affittate è stato usato per il biofuel e il 20% per produrre fibre non alimentari. Ma il carburante vegetale, ad esempio, si può fare anche con gli scarti dei prodotti agricoli ad uso alimentare».

– Resta il problema del landgrabbing, cioè l’accaparramento di terre da parte di investitori stranieri nei Paesi poveri.

     «Su questo fronte la soluzione è quella di lavorare sulla titolarità della proprietà da parte dei contadini e dei piccoli proprietari. Un esempio viene dalla Sierra Leone: in due regioni vicine sono accaduti processi opposti. In una il 90% dei piccoli contadini hanno venduto la terra e si trovano a fare i braccianti da chi ha comprato. Nell’altra, i contadini sono stati aiutati a migliorare la produzione del cacao, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo e hanno triplicato gli introiti. Per cui ora non ci pensano nemmeno a vendere».

– È sufficiente?

     «Dipende dai contesti. In molte realtà quello che conta è far sì che il produttore agricolo abbia accesso ai mercati: ha bisogno di strade, della catena del freddo, di infrastrutture. Se si creano consorzi e cooperative fra i contadini cresce la loro forza anche rispetto alla multinazionale che investe nella terra allo scopo di produrre per l’esportazione».

– Il Rapporto sembra evidenziare che l’Africa sub sahariana rimane l’area più vulnerabile. È così?

«L’Africa è ancora terra di conquista. Ma oggi si affacciano nuovi colonizzatori: indiani, cinesi, arabi, mediorientali».

Luciano Scalettari
Preferiti
Condividi questo articolo:
Delicious MySpace

tag canale

MODA
Le tendenze, lo stile, gli accessori e tutte le novità
FONDATORI
Le grandi personalità della Chiesa e le loro opere
CARA FAMIGLIA
La vostre testimonianze pubblicate in diretta
I NOSTRI SOLDI
I risparmi, gli investimenti e le notizie per l'economia famigliare
%A
Periodici San Paolo S.r.l. Sede legale: Piazza San Paolo,14 - 12051 Alba (CN)
Cod. fisc./P.Iva e iscrizione al Registro Imprese di Cuneo n. 00980500045 Capitale sociale € 5.164.569,00 i.v.
Copyright © 2012 Periodici San Paolo S.r.l. - Tutti i diritti riservati