La casa delle madri

02/02/2022

Daniele Petruccioli, La casa delle madri, Terrarossa (BA) 2021, p.292, € 16,00

 

Chi segue questo spazio recensioni sa che, occasionalmente, dedichiamo spazio a opere di narrativa di qualità che lasciano un segno nello spazio di riflessione dedicato alla famiglia. Questo romanzo, selezionato nella dozzina del Premio Strega 2021 e da numerosi altri prestigiosi premi letterari (Campiello, Giuseppe Berto), colpisce per l’impatto narrativo e per il dinamismo con cui riesce a completare l’affresco di almeno tre generazioni.

E’ una grande casa in fase di ristrutturazione - con i suoi corridoi, la grande cucina, le doppie porte in infilata in cui si aprono silenziosi salotti – il proscenio muto in cui si succedono le vicende di Elia ed Ernesto, fratelli gemelli “fratturati” dalla disabilità del secondo. In queste stanze i muri ci parlano davvero, anche nel loro abbandono. E sono la testimonianza di legami: “Noi crediamo di legarci a relazioni, sentimenti, persone; ma siamo molto più legati ai luoghi e agli oggetti” perché, con la loro possibilità di essere toccati, essi sono in grado di “raccontarci di quelle relazioni, di quelle persone e dei nostri sentimenti verso di loro: a dici, cioè, di noi”.

E così il romanzo ci porta in tempi diversi dall’oggi, negli anni Sessanta e negli scontri generazionali che li hanno attraversati. Racconta di una nonna amatissima che nella malattia ha smarrito la sua affilata intelligenza ma rivelato una straordinaria dolcezza. Tratteggia la vita dell’ultima di una nidiata di sorelle, la madre dei due protagonisti, incandescente e rovinosa come una cometa. La successione di queste vite, dal ritratto dei nonni fino ai nipoti, scorre in un avanti/indietro veloce che a volte è quasi vertiginoso. Eppure, il buco nero gravitazionale di tutto il racconto resta il rapporto tra Elia ed Ernesto, nella loro viscerale complementarietà, nelle dinamiche di vita che inesorabilmente divergono eppure si attraggono disperatamente. Un romanzo che affresca sotto una luce cruda e vivida la relazione fraterna, segnata dalla vulnerabilità e dall’unicità della storia di ogni famiglia. (Benedetta Verrini)

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