16/04/2013
Tesi di Giusy Marzucco
Relatore: Fabio Ferrucci
Anno Accademico: 2008
Facoltà di Scienze Umani e Sociali, Corso di laurea triennale in scienze della comunicazione
Università degli Studi del Molise
Giusy Marzucco
Introduzione
Il presente lavoro di ricerca si propone di analizzare il legame esistente tra le rappresentazioni sociali della disabilità e il sistema mediatico.
Con esattezza, come si può comprendere dal titolo, l’attenzione si focalizza sui tipi di rappresentazioni sociali della disabilità che è possibile
rilevare all’interno del sistema mediatico.
L’interesse nei confronti di un simile argomento nasce dall’importanza, da un lato, delle rappresentazioni sociali all’interno della cultura e della società, che spesso
plasmano le concrete relazioni sociali con alcune categorie di soggetti, e dall’altro, dal ruolo che i media ricoprono nel
veicolarle.
Le rappresentazioni sociali contribuiscono a modellare la realtà e permettono che questa abbia un ordine; stabiliscono il significato degli oggetti e degli eventi, categorizzandoli; consentono l’interazione sociale tanto da guidare le relazioni tra gli individui (ed essere, a loro volta, veicolate da queste ultime); danno la possibilità di definire, immediatamente, le situazioni in cui ci si trova e le cause di una azione o di una particolare condizione.
Nel caso della disabilità, all’interno del senso comune, persiste un’immagine
stereotipata della persona disabile, in quanto bisognosa, "non normale", inferiore e "incapace a".
Quando si parla di stereotipo,
si fa riferimento ad una credenza generale relativa ad una categoria, accettata nel modo in cui è stata tramandata, ricca di pregiudizi nei confronti dell’oggetto/gruppo stereotipato e che, difficilmente, può essere modificata.
Un particolare tipo di rappresentazione sociale (lo stereotipo appunto) che, come tutte le altre esistenti,
si riproduce all’interno della società e contribuisce non solo alla determinazione dei diversi significati attribuiti, in questo caso, alla disabilità, ma anche alla definizione di quelle che sono le aspettative nei confronti delle persone assegnate alla categoria dei disabili. Quest’immagine
"preconfezionata" del disabile, che conduce, direttamente, all’idea di "inferiorità" della persona, fa in modo che la disabilità non possa essere considerata come una delle tante e possibili condizioni umane esistenti: la persona con handicap è percepita
all’estremo della "normalità".
All’interno di un simile ragionamento, l’importanza del sistema mediatico emerge dal fatto che esso influenza molto la società e le relazioni tra gli individui.
I media, in quanto fonti di informazione, intrattenimento, mezzi di conoscenza del mondo e luogo di produzione culturale, svolgono un ruolo fondamentale nel veicolare e nel reiterare le rappresentazioni sociali.
Ecco perché risultano essere fondamentali nel guidare gli atteggiamenti nei confronti dell’handicap.
Se in questo ambito gli stereotipi negativi della disabilità vengono riproposti, ciò non fa altro che
accentuare l’idea negativa che si ha di tale condizione. Dunque, possibili cambiamenti nella percezione della disabilità, all’interno della società, possono essere ricondotti ai modi in cui il sistema mediatico presenta e utilizza l’argomento.
Tre domande
Il problema affrontato nell’elaborato può essere così sintetizzato in tre semplici domande alle quali lo studio vuole fornire le risposte:
a. Quali sono, al giorno d’oggi, le rappresentazioni sociali della disabilità veicolate dai media?
b. Quali, tra queste, sono le rappresentazioni stereotipate della disabilità?
c. È possibile rilevarne anche di non stereotipate?
Dall’esistenza di rappresentazioni sociali non stereotipate dipende anche la possibilità di modificare le relazioni sociali con gli stessi disabili.
L’elevata tipicità e generalizzazione dello stereotipo diminuisce solo nel momento in cui c’è l’incontro diretto con la persona: momento in cui possono
essere messi in discussione i pregiudizi e i preconcetti con i quali viene definita in base alla categoria a cui appartiene.
Rilevare l’esistenza di rappresentazioni non stereotipate significa trovarsi di fronte a rappresentazioni che intendono la disabilità come
una delle tante condizioni umane esistenti, definite a partire dall’esperienza della disabilità che se ne fa nei rapporti interpersonali, e dalla stessa esperienza della routine quotidiana delle persone con handicap.
Si può far in modo che tutti inizino a familiarizzare con una concezione di disabilità non definita a priori, ma solo durante l’incontro diretto con il disabile; momento in cui è possibile
valutare la persona in quanto tale, prescindendo dai pregiudizi e dai preconcetti legati alla rappresentazione stereotipata della disabilità.
Ricerca
Per poter dare una risposta a questi interrogativi e valutare quindi, il ruolo dei media nella trattazione della tematica handicap, si è lavorato su materiale reperito da diverse tipologie di fonti, seguendo dei criteri ben precisi.
Per prima cosa, si è scelto di lavorare su materiali datati a partire dall’anno 2000, in modo da realizzare un lavoro di ricerca che fornisse dati recenti. Ovviamente, possono essere rilevati anche riferimenti a lavori realizzati prima di tale periodo; questo perché, in certi casi, si è ritenuto di non poter fare a meno di evidenziare alcuni aspetti emersi da studi condotti in precedenza.
In secondo luogo, dato l’ambito di analisi, ci si è concentrati sulle rappresentazioni sociali della disabilità: sono stati tralasciati gli elementi relativi al contesto mediatico di riferimento.
Con ciò si intende che, nel caso della televisione, ad esempio, non sono state esaminate le caratteristiche di quei programmi in cui è stata riscontrata la presenza disabile, ma soltanto la tipologia di immagine della disabilità rilevata. Allo stesso modo, per quanto riguarda la pubblicità, il cinema e gli altri media presi in esame.
Se si fosse agito in modo differente infatti, si avrebbe invaso un campo di analisi che non compete al lavoro di ricerca in questione.
Inoltre, data la scarsità di testi italiani incentrati sull’argomento, ne sono stati selezionati diversi anche in lingua inglese (saggi, analisi di contenuto).
Ciò ha permesso di ottenere
una panoramica, molto più ampia, sulle modalità in cui i media affrontano la tematica handicap dal momento che, si è potuto lavorare su dati relativi non solo all’Italia. Infine, monitorando i vari siti internet delle associazioni per disabili, quelli dedicati alle persone con handicap, i siti di centri di ricerca (come il Censis o il Segretariato Sociale della Rai) è stato possibile acquisire ulteriori informazioni, che hanno arricchito lo studio e hanno permesso di mostrare da quanti punti di vista possa essere analizzato il legame tra media e rappresentazione della disabilità.
La struttura dell’elaborato rispecchia così, le finalità di cui si è detto poc’anzi.
Nel primo capitolo si affronta il rapporto tra le rappresentazioni sociali e la disabilità. Dopo aver chiarito infatti, cosa siano, precisamente, le rappresentazioni sociali, come sia nato tale concetto e perché esse siano fondamentali per il funzionamento della società, si inizia ad entrare in merito all’argomento.
Vengono delineate, seppur in linea generale, le caratteristiche delle rappresentazioni sociali della disabilità più frequenti e vengono considerate le conseguenze che la loro esistenza fa rilevare sull’identità del disabile. Infine, per motivare il perché della persistenza, all’interno della società occidentale, di un’immagine stereotipata della disabilità e per capire come tale immagine si sia rafforzata nel corso del tempo, è stata condotta un’analisi storico-semantica del concetto di disabilità dall’epoca antica fino ai nostri giorni.
Il secondo capitolo affronta il tema centrale di questo studio: le rappresentazioni sociali della disabilità veicolate dai media. Dopo aver chiarito il ruolo fondamentale del sistema mediatico nella produzione culturale e nella socializzazione, anch’essa fortemente influenzata dai media, viene analizzato il modo in cui esso affronta la tematica handicap. Precisamente, sono stati presi in considerazione: la televisione, il cinema e l’animazione, la stampa e la narrativa autobiografica, internet e la pubblicità commerciale.
Nelle conclusioni sono esposti i risultati a cui si è giunti con il lavoro di ricerca. Analizzando il modo in cui la disabilità è stata considerata nelle diverse epoche storiche ed esaminando le rappresentazioni sociali nei vari media, si è potuto constatare come ci siano alcuni elementi ricorrenti che, da sempre, delineano la condizione del disabile in modo stereotipato.
Il disabile infatti, è in genere, considerato come una persona "non-normale",
estremizzato ai confini della normalità e della società; si rilevano sentimenti pietistici nei suoi confronti; essendo relegato ai confini, è passivo rispetto alla realtà che lo circonda o all’interno della situazione in cui è mostrato; spesso, è considerato quasi incapace di sostenere una situazione comunicativa (anche laddove ne abbia possibilità) tanto è vero che la relazione, tra lui e un altro interlocutore, spesso è mediata.
Questi elementi si ritrovano in molte rappresentazioni sociali della disabilità emerse dall’analisi dei media condotta nel secondo capitolo; seppur con intensità variabile da rappresentazione a rappresentazione.
Discussione
Sono stati individuati, complessivamente, otto modelli di rappresentazioni sociali della disabilità e diverse varianti riferite anche a medesimi modelli; precisamente:
1. Il modello medico
2. Il modello sociale
3. Il modello della sofferenza
4. Il modello del consumatore
4.a. Il disabile consumatore
4.a.1. Il disabile consumatore nella stampa e nella pubblicità solo per disabili
4.a.2. Il disabile consumatore nella pubblicità commerciale generale
4.b. Il disabile come spesa
5. Il modello dei diritti
6. Il modello dell’"eroe"
6.a. Il super-crip
6.b. Il genio
6.c. L’altruista
6.d. Il violento
6.d.1. Il violento con handicap mentale
6.d.2. Il violento con altra tipologia di disabilità
7. Il modello della "diversità integrata"
7.a. Il disabile nella sua quotidianità differente
7.b. Il disabile specialista
7.c. Il disabile artista
8. Il modello della comicità.
Tutti gli otto modelli sono stati analizzati, confrontati e si è motivato il perché, in alcuni casi, all’interno di un medesimo modello, emergano differenti tipi di rappresentazioni. Inoltre, in base alla presenza/assenza di quegli elementi che sono stati considerati tipici dello stereotipo della disabilità (estremizzazione della persona; sentimenti pietistici nei suoi confronti; passività; necessità di una relazione/comunicazione mediata), è stato possibile considerare i tipi di rappresentazioni emersi come collocati lungo un continuum.
Tale continuum è stato immaginato come definito a partire da un estremo costituito dalle rappresentazioni stereotipate, nelle quali si può rilevare la presenza di tutti gli elementi stereotipanti (è il caso del modello medico), fino ad arrivare all’altro capo costituito dalle rappresentazioni nelle quali tutte le caratteristiche si oppongono a tali elementi, tanto da poter essere definite come non stereotipate (è il caso del modello del disabile come consumatore nella pubblicità commerciale generale; del modello dell’"eroe" nella variante de il disabile violento con altra tipologia di disabilità; il modello della "diversità integrata" in tutte e tre le sue versioni).
Nella parte centrale invece, possono essere collocate tutte quelle rappresentazioni in cui si rileva la compresenza degli elementi stereotipanti e non.
A seconda che prevalgano i primi o le altre caratteristiche, si hanno le rappresentazioni che si avvicinano molto allo stereotipo, nel primo caso, quelle prossime all’estremo delle non stereotipate, nel secondo.
È doveroso evidenziare, che si tratta di uno studio che ha carattere esplorativo e che quindi, i risultati non possono essere generalizzati: l’accesso ad altro materiale infatti, avrebbe potuto dare l’opportunità di elaborare dei tipi di rappresentazioni differenti.
Gli esiti del lavoro però, potrebbero, eventualmente, servire da base per un ulteriore studio più sistematico.
Giusy Marzuccho