Unioni miste: processi di identificazione e acculturazione

Un contributo di ricerca. Tesi in breve di Martina Sarah Emanuela Biundo

25/10/2012

Tesi di Martina Sarah Emanuela Biundo
Relatore: Gioacchino Lavanco

Anno accademico 2010-2011

Facoltà di Scienze della Formazione
Corso di Laurea Magistrale in Psicologia sociale del lavoro e delle organizzazioni

Università degli Studi di Palermo



Martina Sarah Emanuela Biundo

Introduzione

I processi di migrazione, avvenuti nel corso degli anni, hanno segnato una trasformazione coniugale e di coppia. Accanto alle famiglie cosiddette “tradizionali” si sono costruite famiglie nuove, ricongiunte, totalmente o parzialmente, interetniche, per corrispondenza, matrimoni bianchi, matrimoni per le carte, famiglie spezzate (Tognetti Bordogna, 1994).
In quest'ottica, con l'incremento del fenomeno migratorio, il nostro Paese ha cominciato a considerare le coppie miste da un punto di vista economico, sociale e culturale, politico e scientifico.
È in questo contesto che la relazione mista viene definita come «quell'unione tra individui appartenenti a contesti culturali diversi, a paesi diversi, interessati da un'esperienza migratoria» (Tognetti Borgogna, 1994: p.45).

Possiamo, quindi, considerare la coppia mista come il punto di osservazione privilegiato per studiare la fusione tra due culture (Peruzzi, 2009).

Da quanto detto si evince che la differenza diviene un elemento costitutivo, definitorio, che permette di analizzare e discutere in modo approfondito il nostro oggetto di studio che, più semplicemente, potrebbe essere definito una «famiglia ove i due partner sono reciprocamente stranieri e portatori di caratteristiche differenti» (Bertolani, 2002: p.10).
Il lavoro di tesi, si pone, quindi, l’obiettivo di rintracciare quei fattori che rappresentano per queste nuove tipologie familiari, un’agevolazione o un ostacolo nel processo di acculturazione di entrambi i partner al nuovo contesto.

In questo senso la ricerca ha voluto ascoltare l’esperienza del vivere un’unione bi-nazionale, dalla voce diretta di entrambi i partner, partendo dall'ipotesi che somiglianze e differenze spesso sono caratteristiche che i due partner non tengono in considerazione poichè si fanno forti della dimensione amorosa, enfatizzandola e considerandola come il presupposto fondamentale della loro unione (Inguglia, Lo Coco, 2004).
É evidente che accettare simili presupposti semplifica molto il processo di acquisizione di identità ma non tiene conto della disomogeneità dei gruppi e della varietà delle identità che li compongono, ragion per cui diventa necessario fare un passo indietro e chiarire cosa vuol dire appartenere ad un gruppo o ad una comunità (Inguglia, Lo Coco, 2004).

In generale, si potrebbe dire che sono membri di una comunità coloro che hanno qualcosa in comune, e questo "qualcosa" li distingue dagli altri che non ne fanno parte. Quindi, sono i concetti di somiglianza e differenza che definiscono un gruppo e le relazioni che lo compongono (Bertolani, 2002; Lavanco, Novara, 2006).
Cohen (1985), al concetto di gruppo preferisce quello di "comunità".
Pur sapendo che i termini non sono sinonimi, ma hanno delle caratteristiche distintive, l'autore sottolinea come «l'essenza della comunità è costituita dal fatto che i soggetti che ne sono parte attribuiscono un analogo significato a cose e a situazioni specifiche, in tal modo si differenziano dai membri di altre comunità» (Cohen, 1985: p.16)
Fare parte di uno stesso gruppo vuol dire, quindi, condividere dei simboli, significa avere in comune con gli altri strumenti per comunicare, strumenti a cui viene attribuito un identico ed univoco significato (Bertolani, 2002).

Nel caso delle coppie miste il processo di acquisizione di identità comporta un'interpretazione dei simboli identificatori della propria e altrui comunità, insistendo sulle reciproche "differenze" per definire un'identità collettiva propria e altrui, permettendo a ogni gruppo di enfatizzare alcune proprie caratteristiche e rimarcando, per contrapposizione, l'identità delle altre comunità (ibidem).
In quest'ottica, una coppia mista può essere definita come «una relazione familiare che riguarda due individui appartenenti a comunità distinte e fra loro quasi incompatibili e, quindi, le caratteristiche che connotano i partner hanno un'importanza sostanziale e primaria poichè sono fondanti per l'identità sociale della persona» (Bertolani, 2002: p.12).
In questo scenario, le coppie miste segnano in modo forte la rottura, reale e simbolica, con la comunità di appartenenza, ma è anche un attacco alla continuità economica, culturale e religiosa di un Paese e di una regione (Bertolani, 2002), poiché, «ciò che dal di dentro periodicamente disintegra il gruppo, ritorna poi all'esterno per delimitarlo continuamente o separarlo in maniera durevole» (Beneduce, 1998: p.121).
Quello di integrazione è il concetto sul quale si è costruita nel tempo la fortuna dell'indicatore coppia mista, poichè l'incontro di alcune differenze permette la creazione di un mescolamento, non solo tra i due partner ma, soprattutto, all'interno dei gruppi di appartenenza (Peruzzi, 2009).
A partire dalle considerazioni sopra esplicitate, l'analisi del contenuto e le interpretazioni raccolte sono state analizzate secondo le quattro strategie per la gestione delle differenze, delineate da Bertolani (2002), sintetizzate in:
1. Allargamento del possibile: inteso come distacco da abitudini e tradizioni e capacità di saper relativizzare e mettere in discussione le proprie esigenze culturali;
2. Mediazione: intesa come disponibilità al dialogo e al confronto, che si può coniugare anche con un atteggiamento che tende a raggiungere un compromesso;
3. Affermazione culturale: che si identifica nell’adozione di usanze, tradizioni, valori e criteri di valutazione che l'individuo considera elementi fondanti della propria cultura;
4. Assimilazione: identificabile nella strategia che il soggetto decide di adottare in quelle situazioni di conflitto che faticano a essere mediate.
Inoltre, a partire dalle osservazioni di Bertolani, Berry indaga 4 orientamenti che circoscrivono il processo di acculturazione, delineate nei processi di separazione, integrazione, marginalizzazione, assimilazione.
Nella fattispecie, la strategia di integrazione riflette il desiderio di mantenere le caratteristiche distintive della propria cultura adottando aspetti della comunità ospitante, quella di assimilazione prevede che gli immigrati abbandonino la propria cultura per adottare quella della comunità ospitante, mentre il processo di separazione è caratterizzato dal desiderio di mantenere le caratteristiche della propria cultura rifiutando le relazioni con il gruppo ospitante e infine la strategia di marginalizzazione caratterizza gli individui che rifiutano sia la propria cultura sia la cultura dominante e non hanno contatto con nessuno dei due gruppi (Berry,1990).
In conclusione, ne deriva che le unioni bi-nazionali rappresentano una triplice scommessa che l’individuo fa con sé, con la società di accoglienza e con la società di provenienza: esse dunque, non sono solo l’unione di culture, ma la creazione di un nuovo linguaggio composto da “pezzi del qui e pezzi del là”  (Tognetti Bordogna, 2003).

La ricerca qualitativa: il metodo e lo strumento

Utilizzando i paradigmi di cui si avvale la Psicologia di Comunità, si è scelto di utilizzare un metodo di ricerca che, partendo dal basso, potesse utilizzare l'esperienza dei partner per comprendere i processi di acculturazione e integrazione utilizzati dagli stessi.
Come descritto da Cicognani (2002), il modello tradizionale, sequenziale, non rappresenta adeguatamente la logica e il processo della ricerca qualitativa, poiché questa tipologia di indagine non permette di definire in anticipo l'oggetto della ricerca, ma ha il pregio di poterlo modificare in corso d'opera.
Alla luce di queste considerazioni il contributo di ricerca si è avvalso di un'intervista semi-strutturata per la raccolta dei dati e di un software per l'analisi degli stessi.
In particolare, l'intervista qualitativa ha permesso di osservare il punto di vista dei partecipanti-intervistati e la loro visione del mondo, nonché l'insieme di valori e significati che il soggetto attribuisce alle esperienze indipendentemente dalle aspettative e dalle teorie del ricercatore.
Nello specifico, l'intervista costruita ad hoc, ha indagato: storia della coppia, abitudini culturali, reti sociali di sostegno e identità culturale (eventi discriminatori, fattori facilitanti e ostacolanti al processo di identificazione, sostegno familiare e amicale).
Tutte le interviste sono state audio registrate, trascritte ed inserite nel programma ATLAS.ti, un software che ha consentito la lettura e la codifica dei dati, applicando l’approccio circolare e induttivo caratteristico della Grounded Theory a cui fa riferimento la prospettiva narratologica adottata nell’indagine e che permette di produrre teorie a partire dai dati (Barney, Glaser, Anselmi, Strauss, 2009).
Senza inficiare la natura teorica della Grounded theory, questo lavoro ha previsto l’utilizzo di ATLAS.ti per «permettere al ricercatore di intraprendere un processo interativo tra dati, interpretazione e teorie emergenti dall’interazione» (Cicognani, 2002: p.45).
Inoltre, per evitare possibili errori legati alla percezione ed ai pregiudizi del ricercatore le interviste sono state codificate attraverso il metodo dei giudici.
Più dettagliatamente, attraverso l'utilizzo di Atlas.ti, è stato possibile creare delle “famiglie di codici”, cioè categorie sovra-ordinate, permettendo di connettere tra loro i codici stessi che corrispondono a parti di intervista (De Gregorio, 2004).
In sintesi, l'utilizzo congiunto o sequenziale di metodi diversi, o la modificazione di metodi utilizzati inizialmente, permettendo una continua interazione tra ricercatore, ipotesi in nuce e risultati, hanno dato fondatezza al modello teorico (Campelli, 1996).
Nello specifico, il processo di codifica delle interviste narrative ha prodotto un numero complessivo di 237 codici, che attraverso successive riletture del materiale trascritto sono stati perfezionati o ridefiniti. A questi codici sono connesse complessivamente 841 citazioni.

I partecipanti

Il campione è composto da 22 coppie miste, 17 sposate e 5 conviventi.
Le coppie sono formate da 19 donne straniere e 2 uomini immigrati (Grafico 1, in allegato). La sproporzione nei partecipanti tra donne e uomini stranieri rispecchia la realtà del contesto italiano, dove i due terzi delle famiglie miste sono composte da un uomo italiano e da una donna straniera.
Si specifica che l'età media dei partner stranieri è di 39.40 anni, con un range che va dai 19 ai 66 anni, mentre l’età media dei partner italiani è di 44.59 con un range che va dai 25 ai 70 anni.
Per quanto riguarda il titolo di studio, è più alta la percentuale di partner italiani laureati rispetto ai partner stranieri che, al contrario, hanno per la maggior parte un titolo di studio di formazione professionale (grafico 2, in allegato).
Ritenendo inoltre che il livello di religiosità sia fortemente influenzato dalla religione  che si professa, tra i dati socio-anagrafici si è scelto di indagare la religiosità dei partner: tra gli italiani, 21 si definiscono cristiani e uno solo “mistico-spiritualista”, mentre i partner stranieri, proprio per l’appartenenza a Paesi diversi hanno una distribuzione religiosa più eterogenea come mostra il Grafico 3, in allegato.
Infine, si è scelto di indagare la realtà delle coppie miste in contesti differenti, piccoli paesi siciliani (Gela e Piana degli Albanesi) e del centro Lazio (Colleferro) e realtà più complesse come Roma e Palermo, ipotizzando un’influenza forte del contesto che ospita la coppia.

Grafici in allegato

 

Discussione

Per gli scopi del presente contributo l’attenzione è stata focalizzata su un centinaio di codici che sono andati a costituire le famiglie denominate “Storia della coppia”, “Abitudini culturali”, “Percezione di discriminazione”, “ Fattori facilitanti al senso di appartenenza”, “ Fattori di ostacolo al senso di appartenenza”, “Acculturazione partner”, “Identità nazionale”, “Sostegno primario familiare” e “ Sostegno primario di contesto”.
Volendo mantenere la ricchezza della narrazione, che permette di cogliere la vivezza dell’approccio, ma non potendo presentare – anche per ragioni di spazio – tutte le complesse articolazioni delle famiglie di codici, verranno presentati in dettaglio quelli che comprendono il maggior numero di citazioni, risultando quindi più salienti.
Dall'analisi delle mappe (in allegato), si evince che già dal momento dell'incontro la coppia si trova ad affrontare e a costruirsi relazioni e reti di sostegno che vive anche dopo tempo. I partner si trovano quindi, sin dai primi mesi a dover negoziare costantemente dimensioni relazionali e culturali per arrivare a costruire un proprio paradigma familiare sia in termini di premesse, convinzioni e credenze, sia in termini di modelli di azione (Mappa 1, in allegato).
Per comprendere i modelli di azione, funzionali alla coppia, risulta fondamentale conoscere le abitudini culturali di entrambi i partner, e dalla mappa n.2 (in allegato) emerge che la necessità di creare una sorta di “abitudine terza” per entrambi i partner, non determina una perdita di identità, piuttosto sottolinea l’esigenza di adattarsi e al partner e al contesto.
In sintesi, possiamo dire che l’equilibrio dei partner non necessariamente deve essere fondato sulla perdita di abitudini di uno dei due partner per assimilare totalmente le abitudini della cultura dominante, ma la strategia di separazione, seppur utilizzata in parte dalle coppie intervistate, tiene in considerazione la necessità di poter mantenere la propria identità pur vivendo in nuovo contesto.
Di fatti, la nuova realtà da una parte rappresenta un fattore facilitante ai processi di acculturazione e dall’altra disintegra l’identità dei partner, che non sentendosi parte di un gruppo vivono continuamente la paura della solitudine anche dalla famiglia di origine e percepiscono la sensazione di diversità dalla comunità ospitante, come si evince dalle mappe 3 e 4 (in allegato).
In seguito, in linea con i principi della Grounded theory, concettualizzando gli elementi emersi dalla ricerca, è evidente come i temi della genitorialità e del sostegno di comunità rappresentano una chiave di volta nei processi di acculturazione che la coppia si trova costantemente ad affrontare.
Più specificatamente, nel primo caso, la genitorialità diventa un momento che implica la rinegoziazione tra passato, presente e futuro, rimettendo a volte perfino in discussione tutti gli accordi di mediazione già consolidati come coppia (Panari)

Nel seconco caso, invece, il sostegno sociale, inteso come risorse che un soggetto può ricevere dalle relazioni cui partecipa (Lavanco, Novara, 2006), non solo diminuisce la percezione di marginalizzazione che i partner percepiscono come fattore discriminatorio, ma permette un’apertura mentale della coppia che sentendosi parte del nuovo contesto velocizza i processi di integrazione e di acculturazione senza dover necessariamente a startegie adattive (Mappa 5, in allegato) .
In questo senso, il sostegno sociale, essendo strettamente interconnesso al concetto di rete sociale, permette di scoprire le risorse che in caso di difficoltà supportano il soggetto (Lavanco, Novara, 2006).
 
In sintesi, possiamo quindi affermare che, in mancanza di un sostegno familiare e amicale solido, le famiglie miste, si rinchiudono in se stesse prediligendo uno stile di quotidianità casalingo, e si vedono “come un piccolo nido” (definizione di un partner straniero), dentro il quale possono mediare, negoziare e sostenersi a vicenda.

In particolare, una sintesi del lavoro di ricerca può essere rintracciato nei codici della mappa “percezione di discriminazione” (Mappa 6, in allegato), all’interno della quale vengono mostrati i nuclei tematici problematici e di intervento del presente studio.
Da quest’ultima mappa infatti, si evince come i modelli di azione sviluppati da entrambi i partner si focalizzano su tre livelli: individuale, di coppia e sociale.
A livello individuale i codici “discriminazione sessuale”, “percezione di marginalizzazione”, “percezione di invidia e indifferenza” descrivono un ostacolo al processo di integrazione, mentre  un intervento a livello di coppia dipende soprattutto da un mancato sostegno sociale, sintetizzato dai codici “marginalizzazione famiglia di origine”, “pregiudizio famiglia italiana”, “paura di marginalizzazione e razzismo”; in ultima analisi, il livello sociale può trovare nei codici “percezione uguaglianza altre coppie”, “differenza altre coppie per età ed etnia”, “europei maggiore distanza” e “orientali e musulmani maggiore distanza”  il nucleo centrale di qualsiasi progetto di intervento futuro, poichè descrive una forma di pregiudizio tra le stesse coppie miste.

Conclusioni

Da un’ultima analisi sintetizzata nella mappa “identità nazionale” (Mappa 7 in allegato) sono emersi due fattori che diventano centrali nel raggiungimento del benessere della coppia: la rete relazionale e la necessità di essere riconosciuti come “portatori di un nuovo mondo”.
La ricerca ha infatti dimostrato che i fattori contestuali e la mancanza di sostegno sociale sono elementi che vengono fortemente percepiti nei grandi centri più che nei piccoli contesti poiché, in quest’ultimi, sono presenti elementi di identità di quartiere e di identità etnica più marcati e di supporto a entrambi i partner.

Se da un lato, quindi, la presenza e/o assenza di un sostegno familiare e amicale determina sentimenti di marginalizzazione e isolamento, o di accettazione e sostegno, dall’altro non essere riconosciuti come soggetti che hanno una storia, un passato, significa perdere le proprie origini.
Per questi motivi, le coppie preferiscono evitare di effettuare un processo sommatorio delle abitudini scegliendo un’acculturazione integrativa poiché questa permette a entrambi di rimanere una personalità unica che si accetta e si sente parte del nuovo contesto, pur parlando una lingua diversa e che è capace di trasmettere la propria cultura anche ai figli. La coppia diventa così “un piccolo faro” in mezzo al mare.

Bibliografia sintetica

Barney, G., Glaser, Anselmi, L., Strauss (2009). La scoperta della Grounded Theory. Strategie per la ricerca qualitativa. Roma: Armando Editore.
Beneduce, R. (1998). Frontiere dell’identità e delle memoria, etnopsichiatria e migrazioni in un mondo creolo. Milano:Franco Angeli.
Bertolani, B. (2002). Coppie miste nel Reggiano: strategie di gestione delle differenze. Infosociale, ed.13.
Bertolani, B. (2002) Coppie miste a Reggio Emilia. Unicopli.
Berry, J. W. (1990). Psychology of acculturation. In R. Brislin (Ed.) Applied Cross-Cultural Psychology, London, Sage.
Campelli, E. (1996). Metodi qualitativi e teoria sociale. In Cipolla, C., De Lillo, A. (a cura di) . Il sociologo e le sirene, La sfida dei metodi qualitativi. Milano: Franco Angeli.
Cicognani, E. (2002). Psicologia sociale e ricerca qualitativa. Roma: Carocci editore.
Cohen, L. (1985). The symbolic construction. Madrid: Iberoamericana/Vervuert.
De Gregorio, E., Mosiello, F. (2004). Tecniche di ricerca qualitativa e di analisi delle informazioni con ATLAS.ti. Roma: Kappa.
Inguglia, C., Lo Coco, A. (2004). Psicologia delle relazioni interetniche. Roma: Carocci Editore.
Lavanco, G., Novara, C. (2006). Elementi di psicologia di comunità.  Milano: McGraw-Hill.
Panari, C. (a cura di), Fruggeri, L. (relatrice). Tesi di dottorato. Le famiglie interculturali: identità dinamiche familiari e sociali. Università degli Studi di Parma
Peruzzi, C. (2009). Amori possibili. Milano: Franco Angeli.
Tognetti Bordogna, M. (1994). La famiglia che cambia: matrimoni interetnici. In Vicarelli, G. (1994). Mani invisibili. La vita, il lavoro delle donne immigrate. Roma: Ediesse.
Tognetti Bordogna, M. (2003). Sfide transculturali: i matrimoni misti nel comune di Trento. In Ambrosini, M., Boccagni, P. (a cura di) L’immigrazione in Trentino. Infosociale n. 7.

 

 

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