CITTA' A MISURA DI FAMIGLIA

03/06/2024

Pubblichiamo le riflessioni di don Stefano Stimamiglio, direttore di Famiglia Cristiana, che hanno aperto i lavori del convegno “Una città a misura di famiglia”, il 28 maggio presso la Fondazione Ambrosianeum.

 

Un evento inserito nella mostra WE, HOME, per 50 anni del Cisf – in collaborazione con Famiglia Cristiana e con l’intero Gruppo San Paolo

 

Fu proprio dal Direttore di Famiglia cristiana, don Giuseppe Zilli, che partì l’idea di istituire un centro di ricerca sulla famiglia, per capire meglio quella sua “PARROCCHIA DI CARTA” che era la rivista, con i suoi indimenticabili “Colloqui con il Padre” delle lettere al direttore. E così nel 1974 nacque il Cisf – e da allora per tutti i direttori della rivista la presenza del Cisf è stata preziosa, allora come oggi, in una circolarità di scambi tra ricerca scientifica multidisciplinare e narrazione giornalistica dell’attualità – con al centro i cambiamenti della società e della famiglia, nella sua bellezza, ma senza nasconderne i suoi chiaroscuri.

Questo rispondeva anche alla volontà del nostro fondatore, il beato Giacomo Alberione, che, fin da giovane aperto ai mutamenti della società e desideroso di comprenderli in profondità, invitava i suoi figli a coltivare la “studiosità”. Il Cisf è proprio espressione di questo desiderio.

Casa e famiglia sono strettamente intrecciati

Il tema della mostra (e quello, più generale, del cinquantesimo del Cisf, “La famiglia abita la casa, la città, il Creato”) collega strettamente la vita familiare e le abitazioni in cui questa vita si sviluppa. Lo abbiamo rilevato e percepito con chiarezza mai come durante la pandemia, quanto sia importante uno spazio abitativo adeguato. Del resto “mettere su casa” vuol dire anche fare famiglia, e per questo la nostra rivista ha voluto fortemente questa Mostra, insieme al Cisf. Nella convinzione che le famiglie sono uno spazio irrinunciabile per il benessere di ogni persona, il primo luogo di accoglienza, e insieme sono fondamentali per la società – il collante della coesione sociale – quasi un compito, uscire dal privato della propria casa, sia nel sociale, e tanto più in ambito ecclesiale (“chiesa famiglia di famiglie”).

 

Lo ha spiegato anche Papa Francesco, in occasione del X Incontro mondiale delle famiglie nel giugno 2022, mettendo in rilievo il doppio movimento della famiglia come luogo dell’incontro e della condivisione ma anche quello dove si impara a uscire da sé stessi per accogliere l’altro e stargli vicino. La famiglia - e quindi la casa dove si impara l’alfabeto del vivere - è il luogo dove si impara ad amare. E imparare ad amare è essenziale per costruire la propria vita costruendo insieme quella della società nelle sue varie articolazioni.

Ma nessuna famiglia vive isolata, così come ogni casa ha bisogno di un contesto – anche la più isolata.

Per questo l’attenzione dell’evento di oggi ci invita a considerare come le famiglie generano un popolo, e come le case insieme fanno una città. La città luogo di scambio, luogo delle mura ma anche delle porte aperte, luogo del mercato, del lavoro, dello stare insieme, dell’abitare– nella storia del nostro Paese, basta ricordarci il ciclo di affreschi di Ambrogio Lorenzetti, L’Allegoria del Buon Governo e del Cattivo Governo, nel Palazzo Pubblico di Siena.

Oggi e domani, città, aree metropolitane, futuro del pianeta

Si fa risalire al 2009 l’anno in cui la popolazione in aree urbane ha superato quella che vive in aree rurali. Un trend di lungo periodo, che non accenna a fermarsi – le proiezioni al 2030 (domani…) parlano del 68/70%, e al 2050 qualcuno ipotizza addirittura l’80%.

 

Per questo è fondamentale interrogarsi su come le famiglie e le persone possono abitare le città – e magari provare ad immaginare anche come si potrebbe impedire l’abbandono e lo spopolamento dei piccoli centri, in tutt’Italia. Quindi “città a misura di famiglia” è una sfida di innovazione e di futuro: così come la famiglia è sempre una sfida per il futuro- che non si può affrontare da soli.

 

 

 

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