I PREGIUDIZI DI REDDITO (ALTO E BASSO) CHE FRENANO GLI AIUTI ALLE FAMIGLIE CON FIGLI

12/01/2022

Segnaliamo le analisi che questa settimana hanno accompagnato l'argomento dell' “universalità” dell'assegno unico. Al commento di Massimo Calvi su Avvenire “L’assegno unico anche ai Ferragnez, perché fa discutere” è seguita dalle stesse pagine del quotidiano la riflessione di Francesco Belletti, direttore Cisf, “Proletari di tutta Italia unitevi contro i pregiudizi”.

Il pregiudizio sui figli dei ricchi, ma anche il pregiudizio sui figli dei poveri ostacolano le misure di sostegno alla natalità in Italia. Mentre Calvi ricorda che è giusto sostenere chi mette al mondo un figlio, oggi in Italia, a prescindere dal reddito, Francesco Belletti aggiunge un’altra interpretazione, speculare: “si tratta di un vecchio pregiudizio assistenziale, duro a morire, secondo cui sono le famiglie povere, le meno istruite, a mettere al mondo i figli; soprattutto se superano la fatidica cifra di due”, scrive. “Quindi gli interventi assistenziali 'devono' impedire ai poveri di fare troppi figli: non avete le risorse economiche per mantenerli, siete degli irresponsabili! Così, anziché sostenere la natalità, la si punisce”.

“E anche per questo”, prosegue il direttore Cisf, “i coefficienti familiari dell’Isee sono così avari verso i carichi familiari, e non fanno equità. Perché le politiche familiari sono sempre state considerate assistenziali, e i servizi socio-assistenziali non volevano 'premiare' i poveri che facevano tanti figli, ma volevano 'educarli' a non averne. Una visione paternalistica, punitiva nei confronti dei poveri, tuttora tristemente presente in tante parti politiche”.

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