Immigrazione e invecchiamento

25/03/2014

Secondo il Vienna Institute of Demography, senza l' apporto degli stranieri la popolazione nel nostro Paese scenderebbe infatti da 60,5 a 53 milioni entro metà secolo

Un interessante articolo di F. Fubini su Repubblica del 13 gennaio u.s. (“Se la crisi svuota le culle”), mette in relazione gli ultimi dati sulla fecondità in Italia (tornata a scendere – complice certamente anche la crisi economica – negli ultimi 5 anni, dopo oltre un decennio di lenta ma costante crescita) con il fenomeno – la necessità, potremmo dire – dell’immigrazione dai Paesi cosiddetti emergenti.

Qualche dato: mentre i nuovi nati in Italia erano 576 mila nel 2008 ma sono scesi di 42 mila unità nel 2012, fra il 2010 e il 2025 l' Asia aumenta fino a 4,3 miliardi di persone, crescendo di mezzo miliardo: in soli 15 anni, è un balzo pari circa all' intera popolazione dell' Unione europea. La Nigeria, dove quasi metà degli abitanti oggi sono bambini, tra poco più di trent' anni raggiungerà gli Stati Uniti e diventerà il terzo Paese più popoloso al mondo dopo India e Cina, con quasi 400 milioni di abitanti.

«I cicli delle nascite e dell'invecchiamento – sostiene l’autore - da oggi al 2045 daranno forma a un mondo nel quale alcune delle potenze economiche di questo inizio secolo riveleranno piedi d' argilla e fra i Paesi avanzati si scatenerà una fortissima competizione per attrarre i migranti migliori: quelli istruiti, capaci di produrre le tecnologie necessarie a una popolazione occidentale sempre più anziana».

Secondo il Vienna Institute of Demography, senza l' apporto degli stranieri la popolazione nel nostro Paese scenderebbe infatti da 60,5 a 53 milioni entro metà secolo. La Fondazione Leone Moressa di Mestre, che pubblica annualmente un Rapporto sull’economia dell’immigrazione giunto alla terza edizione, calcola che l'apporto dei migranti in Italia è sempre più essenziale: le nascite di figli di stranieri sono salite di un quarto negli ultimi sei anni (mentre gli italiani calavano), oggi rappresentano più del 15% del totale, mentre con le nascite da almeno un genitore straniero, si arriva al 20%.

Queste nascite, quindi, sono già e diventeranno sempre più indispensabili per la tenuta del debito e del sistema previdenziale italiano, oltre che per garantire energie giovani in un mondo del lavoro che invecchia, ed è proprio in questa “semiparalisi demografica”, che sviluppi di questo tipo sono destinati a porre ben presto nuove domande su chi avrà diritto al voto e allo status di cittadino italiano.
Tutte questioni su cui il Rapporto famiglia CISF 2014, con i suoi dati originali, fornisce preziose indicazioni ed elementi di valutazione.


  Pietro Boffi


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