Gioco d'azzardo e alcol in età anziana: oltre la punta dell'iceberg

11/11/2022

Il Cisf e l’Ordine degli Assistenti Sociali Lombardi hanno ospitato, il 10 novembre a Milano, l’evento conclusivo della serie dedicata al problema della dipendenza da alcol e da gioco d’azzardo in età anziana, che nel 2022 ha offerto a interlocutori diversi occasioni di riflessione e confronto sull’argomento (ricordiamo il seminario del 20 settembre, rivolto a operatori di base di servizi domiciliari e diurni, operatori di prossimità, assistenti sociali, referenti di cooperative sociali e di centri di formazione per ASA/OSS, gruppi di auto mutuo aiuto, associazioni di anziani  qui la presentazione di Beatrice Longoni - e il webinar realizzato in primavera e disponibile sulla pagina YouTube del Cisf).

La premessa degli eventi organizzati è una preziosa e ricca indagine empirica, realizzata tra il 2019 e il 2021 dal Gruppo Anziani e pubblicata sul sito dell’Ordine Assistenti Sociali Lombardia.

Quello della dipendenza da alcol e da gioco d’azzardo in tarda età è un fenomeno nascosto tra le pieghe della vita quotidiana di tante famiglie e di tanti anziani, nelle case e nei territori; un fenomeno che gli operatori dei servizi incontrano e che spesso non sanno come affrontare. Il seminario conclusivo ha dunque inteso fornire, a professionisti e interlocutori variegati elementi di conoscenza e spunti di riflessione derivanti dalla ricerca, il punto di vista di esperti delle tematiche trattate e il punto di vista di rappresentanti di enti pubblici e privati: il tutto per incrementare attenzione, sensibilità, consapevolezza verso due problemi presenti ma sottovalutati e per interrogarsi sulle azioni possibili.

Dopo l’introduzione al convegno, con l’inquadramento offerto da Francesco Belletti, direttore del Cisf, e da Manuela Zaltieri, presidente dell’Ordine degli Assistenti sociali della Lombardia, Beatrice Longoni, assistente sociale specialista e coordinatrice della ricerca “Gioco d’azzardo e alcol in età anziana: pensieri ed esperienze degli assistenti sociali lombardi” ha messo a fuoco alcune riflessioni emerse nella ricerca (che, lo ricordiamo, ha interpellato direttamente gli assistenti sociali lombardi). In primo luogo, evidentemente gioco e consumo d’alcol in età anziana non sono così “sommersi” come si può ritenere, dal momento che ben oltre la metà degli assistenti sociali ha dichiarato di aver avuto esperienze, notizie dirette di persone alle prese con il problema. Inoltre, esistono anche fra gli operatori delle “dispercezioni”, ovvero delle false convinzioni, ad esempio che l’alcol sia una dipendenza che interessa maggiormente gli uomini e che il gioco sia un problema più femminile (non è così per entrambe le dipendenze).

Longoni ha rilevato come ci sia, per i servizi, una grande necessità di riorganizzazione della risposta rispetto a questo fenomeno: i servizi per anziani devono tenerne conto e devono iniziare a intercettare/prevenire le dipendenze con tempestività; i servizi per le dipendenze, d’altra parte, hanno una grande esperienza ma finora hanno lavorato con un target diverso, quello dei giovani.

E’ poi intervenuto Cristiano Gori, professore ordinario di politica sociale all’Università di Trento, coordinatore del Network Non Autosufficienza, che ha sottolineato come l’isolamento sociale sia il nodo critico intorno al quale si sviluppano queste dipendenze tardive. Gli anziani soli sono statisticamente in aumento, oggi, a causa di un sistema familiare con reti relazionali sempre più fragili e dell’aumento di anziani senza figli. E’ dunque necessario un “aggiustamento di tiro”, rispetto ai servizi, che tenga conto di questo cambiamento sociale del Paese (così come avviene nei Paesi in cui la famiglia era già caratterizzata da legami deboli), laddove gli anziani diventano un target di sempre maggiore riferimento rispetto al passato, per cui emerge la necessità di mettere a fuoco le domande e i bisogni e lavorare sempre più sul sostegno al cambiamento dei percorsi individuali.

Emanuele Scafato, epidemiologo, direttore dell’Osservatorio Nazionale Alcol dell’Istituto Superiore di Sanità, ha messo poi in luce l’estrema perniciosità del consumo di alcol nelle persone anziane, in contrasto con un discorso pubblico e una cultura che ancora oggi tende a “minimizzare” gli effetti del bicchiere di vino. Inoltre, ha sottolineato l’esperto, nella pratica è necessario che avvenga un più efficace case management: la persona anziana con dipendenza ha maggior bisogno di assistenza sanitaria o di assistenza sociale? E’ chiaro che la messa a fuoco di ciascun caso consente agli operatori di dare le risposte più adeguate. Certamente è necessario andare a recuperare la stragrande maggioranza di persone anziane che non arriva ai servizi, anche attraverso un discorso culturale che migliori l’informazione e dia gli strumenti per consapevolizzare e cambiare le proprie abitudini di vita, anche chiedendo aiuto.

Maurizio Fiasco, esperto della Consulta Nazionale Antiusura, ricercatore e docente su sicurezza pubblica e gioco d’azzardo, ha poi parlato del grave problema del “marketing” verso la popolazione anziana, oggetto/obiettivo di messaggi di consumo aggressivi che in qualche modo favoriscono l’intraprendere (o il rafforzare) abitudini di cattiva alimentazione, abuso di alcolici, dipendenza da gioco. La pandemia, ha sottolineato l’esperto, ha accelerato e aggravato i comportamenti di gioco anche nelle regioni in cui i conti online per attività di gioco erano meno significativi (la distribuzione vede comunque una maggior esposizione al gioco nei territori più poveri e depressi del paese). Fiasco ha poi concluso l’intervento illustrando una vicenda di cronaca del 2001 in cui le persone impegnate nel gioco all’interno di una sala Bingo di Roma non erano state distolte nemmeno da uno spaventoso incendio che si stava consumando al di fuori dei locali, e si era stati costretti a sgomberarli con le autorità. Questo per esemplificare come il nesso tra gioco d’azzardo e allentamento dei sistemi cognitivi sia molto stretto.

Corrado Celata, dirigente della Struttura Stili di vita per la Prevenzione, Promozione della Salute, Screening, U.O. Prevenzione - Direzione Generale Welfare di Regione Lombardia, nel suo intervento ha messo in luce come il rischio di vedere l’età anziana come una “condizione sanitaria” anziché una normale fase di vita sia oggi davvero molto alto. La necessità di mettere la persona con le sue relazioni al centro dell’azione dei servizi è dunque fondamentale (cosa che il marketing ha evidentemente capito da tempo). La centralità del ruolo di assistenti sociali, enti locali e sociale in piena collaborazione su questo piano è uno dei passaggi attraverso cui sarà possibile non solo intercettare i bisogni (basti pensare all’enorme sproporzione tra le chiamate a un numero verde specializzato e la semplice “intercettazione” della problematica nell’azione quotidiana delle associazioni), ma anche costruire un nuovo concetto di salute per questo segmento di popolazione.

Gli interventi conclusivi di ANCI Lombardia e del Forum Terzo Settore Lombardia hanno infine rafforzato l’idea che sia sempre più importante costruire una sinergia tra più servizi/livelli/reti sociali per rispondere ai bisogni delle famiglie, misurandone le fatiche e indirizzandole in percorsi di sostegno e cambiamento, in un discorso culturale di responsabilizzazione individuale/collettiva delle comunità, ma anche un potenziamento della legittimazione degli operatori nel proprio ruolo (in modo che i protocolli, pur necessari, non siano alibi né gabbie ma percorsi di buona ed efficace gestione dei casi) e di migliore accesso alle reti di aiuto esistenti nel territorio.

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