25/05/2022
Carlo De Marchi, Fammi innamorare della mia vita. Meditazioni per gente sempre di corsa, Ares, Milano, 2022, pp.160, € 15,00
“Innamorarsi della propria vita vuol dire chiedere al Signore di farci scoprire che la nostra vita – cioè il lavoro, le relazioni e anche i problemi – è vivibile, è bella”. Non è un invito a un superficiale sussulto di ottimismo, quello che troviamo nelle pagine finali del nuovo libro di Carlo De Marchi, sacerdote milanese impegnato nella pastorale familiare e autore dei bellissimi podcast Meditazionintangenziale.it, pensati per chi vuole raccogliersi a riflettere e pregare magari proprio quando è imbottigliato nel traffico.
La questione dell’innamorarsi della propria vita, come spiega l’autore, è una svolta nello sguardo che può radicalmente rinnovare le nostre esistenze, il nostro interno familiare, lo sguardo che abbiamo sul coniuge, i figli, gli amici, i colleghi. E’ un modo diverso di affrontare la quotidianità - anche la noia, l’ansia, la deflagrante irritazione che si prova quando tutto rema contro o consuma il nostro tempo – per riconoscere che abbiamo dei problemi ma anche delle gran fortune, che abbiamo delle pesanti responsabilità ma possiamo (dobbiamo) fermarci a riposare, che guardiamo il mondo col muso lungo ma potremmo invece essere grati, capaci di praticare e insegnare ai nostri figli gentilezza, solidarietà e speranza.
Il volume è suddiviso in cinque parti tematiche che affrontano direttamente le grandi “questioni” che investono il nostro tempo: la preghiera (sappiamo ancora pregare? c’è spazio per la preghiera nelle nostre affannose giornate?), il riposo (siamo capaci di riposare o viviamo ogni cosa con l’ansia della performance?), la fiducia (o l’abbandonarsi alla fede come bambini tra le braccia dei genitori, abbandonando la sfiducia e l’amarezza), il dolore e la riconciliazione (ovvero quella grande rimozione collettiva che è la morte e quel grande ostacolo alla vita che è il risentimento), infine la lotta e l’amore. Un libro denso che pure si divora. E che “lavora dentro” anche dopo che si è conclusa la lettura.
(Benedetta Verrini)