23/06/2010
Ho adottato mamma e papà è un libro non semplicemente sull’adozione internazionale, ma sulle diverse storie e mondi che si incontrano lungo questo percorso, nel quale il bambino — come evidenzia il titolo, che volutamente rovescia il cliché — riveste un ruolo pienamente attivo e di primo piano.
Fonte: Erickson
Si sfata, peraltro, il mito secondo cui adottare un bimbo abbandonato significa semplicemente avere tanto amore da dargli. Oltre all’amore sono ben altre, infatti, le caratteristiche che le madri e i padri adottivi devono sviluppare per essere genitori «sufficientemente buoni».
La presentazione delle testimonianze di adozione, che costituisce il cuore del libro, intende dare voce ai vissuti profondi, personali e unici delle madri, dei padri e dei loro bambini, nella convinzione che possano risultare maggiormente incisivi e credibili rispetto a una descrizione solo a livello teorico.
Le storie riprendono le fasi più salienti unite da un filo conduttore comune che, a partire dall’immaginario e dalle trepidazioni dell’attesa, si completa con l’incontro, traguardo ma soprattutto autentico inizio di un’esperienza familiare unica e irripetibile che si snoda attraverso la costruzione del legame di attaccamento e i rapporti con il mondo dei pari e della scuola.
Le diverse narrazioni mirano a creare un’esperienza di condivisione tra chi scrive e chi legge, nella speranza di dare un’idea vivida e reale, che non disconosce le criticità, e al contempo uno stimolo nell’attivare una risonanza interiore in cui il lettore possa sentirsi toccato e sollecitato, qualunque sia la tappa del cammino in cui si trova.
"Il giorno che ho visto quelli che sarebbero diventati i miei genitori, nessuno mi ha avvertito. Ero a scuola e mi hanno chiamato fuori dall’aula. Quando li ho visti ho pensato che erano molto diversi da me: assomigliavano a dei maiali rosa ed erano un po’ grassi. La ragazza che era insieme a loro era simpatica e molto sorridente.
La mamma, che noi bambini chiamavamo mim (termine un po’ dispregiativo che i bambini usano per definire le mamme adottive occidentali), mi diede un orsacchiotto e una cioccolata. Anche se quella cioccolata mi disgustava, la mangiai tutta per non fare brutta figura. Il mio orsetto alla fine era tutto sporco di cioccolata.
Quando me ne andai insieme ai miei genitori e a mia sorella, non mi voltai mai indietro, nemmeno un ultimo sguardo. Chissà dove mi avrebbero portato…"