20/10/2012
Rivoluzionaria e provocatoria, la tesi di Egan è che la scuola abbia veicolato per secoli un paradigma di apprendimento debole e parziale, considerando i suoi tre scopi principali — favorire la socializzazione dei giovani, strutturare forme di conoscenza del mondo e realizzare il potenziale unico di ogni soggetto — come incompatibili tra loro.
In alternativa al modello tradizionale, egli propone un’originale rivisitazione del concetto di educazione, finalizzata all’apprendimento di «strumenti intellettuali», ognuno dei quali genera una determinata tipologia di conoscenza, che Egan identifica come: somatica, mitica, romantica, filosofica e ironica.
Dedicando a ciascuna di esse un capitolo, egli dimostra come lo sviluppo individuale replichi quello della storia culturale: dalla mente somatica, nata nella fase prelinguistica dell’evoluzione, alla mitica, figlia della cultura orale e preposta all’immaginazione, alla romantica, tipica delle società letterarie, passando per la filosofica, funzionale alla ricerca delle leggi generali che regolano i fenomeni, e l’ironica, permessa dalla consapevolezza metalinguistica.
Fonte: Erickson
Egan descrive poi le implicazioni pratiche di un curricolo ispirato alla sua teoria: la storia potrebbe essere insegnata fin dall’infanzia, sfruttando l’esperienza «mitica» che i più piccoli già fanno, grazie a fiabe e racconti fantastici, di concetti come libertà, oppressione, violenza; la letteratura o le scienze diventerebbero più significative per gli adolescenti se si facesse leva sulla loro mentalità «romantica», concentrandosi sulla dimensione emotiva e il carattere di eccezionalità che le caratterizzano.
Arguta, ironica, e spesso antiaccademica, si auspica che la teoria di Egan dia una sferzata anche al mondo dell’istruzione italiano, rivitalizzando dibattiti e prospettive sterili e inefficaci.