26/10/2013
        
        
        
        
            
            
        Tonino Cantelmi, il primo a studiare in
Italia la tecnodipendenza e         l’impatto della tecnologia digitale
sulla mente umana, sostiene che         stiamo vorticosamente
precipitando in una “società incessante”, sempre         attiva, sempre
più incapace di staccare la spina, sempre intenta a         digitare, a
twittare, a condividere, senza differenze tra giorno e         notte,
tra feriale e festivo, tra casa e ufficio; una società avviata
verso una colossale dipendenza dalla “connessione”.      
La rivoluzione digitale e la virtualizzazione della realtà
intercettano,         esaltano e plasmano, alcune caratteristiche
dell’uomo liquido: il         narcisismo, la velocità, l’ambiguità, la
ricerca di emozioni e il         bisogno di infinite relazioni light.
Tuttavia la caratteristica         fondamentale della socialità
tecnoliquida consiste nella pervasiva         tecnomediazione della
relazione. In fondo, però, si ha la sensazione che         la fine della
società di massa e il transito nella tecnoliquidità         postmoderna
dovranno fare i conti con l’esasperazione della solitudine
esistenziale dell’individuo e forse non sarà Facebook, né Twitter o
neanche ogni altra forma di “socializzazione virtuale” a placare
l’irriducibile bisogno di “incontro con l’altro-da-sé” che è
proprio         dell’uomo e della donna di ogni epoca: il bisogno di
“incontro con         l’altro” nell’autenticità è così prepotente e
vitale che oltrepasserà il         mondo tecnoliquido.