05/04/2010
La crisi dei sistemi di sicurezza sociale dei principali Paesi occidentali ha richiesto interventi di cambiamento spesso radicali, persino una ridefinizione del concetto di benessere.
I sistemi avanzati di welfare state intendevano promuovere una cittadinanza in cui la condizione di benessere veniva considerata attribuzione ineliminibile dei diritti di ogni persona.
Il Sesto Rapporto intercetta questa riflessione sul benessere utilizzando un punto di vista originale, "esterno" rispetto alla discussione tra pubblico e privato, tra intervento statale e libero mercato, tra libertà individuale e bene comune.
Il Rapporto mette per contro in luce come ogni riflessione sul benessere delle persone e delle collettività non può prescindere dalla dimensione familiare.
In particolare l’analisi proposta sottolinea che esiste una distinzione fondamentale tra benessere individuale e benessere familiare.
Gli stessi interventi sociali di sostegno al benessere delle persone e delle famiglie, anziché promuovere la qualità e il benessere familiare, rischiano infatti di accentuare spesso la separazione tra mondi vitali e sociale, di espropriare i sistemi familiari della loro capacità relazionale, risorsa primaria della famiglia nel produrre il benessere proprio e dei propri membri.
Così il welfare state ha perso cammin facendo proprio quel soggetto solidale, la famiglia, che aveva detto di voler tutelare, e sulla base del quale aveva potuto perseguire gran parte dei suoi obiettivi.
Ancor oggi, il welfare state non vede le "basi familiari" della sua crisi: non vede, cioè, che gran parte dei suoi fallimenti derivano proprio dall'aver eroso le basi della solidarietà familiare.
La sfida in atto riguarda quindi sia la sfera sociale che l’ambito familiare: alla società è richiesto di "saper guardare" alla famiglia, rispettandone leggi, dinamiche interne e valori. In particolare gli interventi per la famiglia devono essere pensati con le famiglie, e con organismi capaci di rappresentarla, mettendo in opera azioni sussidiarie alle potenzialità e responsabilità autonome delle famiglie stesse.
Alle famiglie è chiesto di sapersi aprire al contesto esterno, di saper allargare la propria rete relazionale, di saper costituire un’interfaccia con l’ambiente esterno, assumendo quella responsabilità di partecipazione alla res publica, di collaborazione alla produzione del bene comune, orizzonte etico e razionale anche dell’orientamento solidale interno.
In definitiva, solo attraverso una nuova responsabilità sociale si invera la capacità solidale delle famiglie, che si trasformano da "bozzolo protetto" a risorsa di solidarietà e di benessere per se stessa, per ciascuno dei suoi membri e per la società tutta.