Il trasferimento multiplo di embrioni: alcuni dati interessanti

Hastings Center Report, Centro documentazione Cisf

14/01/2011

Basandosi su dati precisi, un articolo della prestigiosa rivista di bioetica  Hastings Center Report (Stati Uniti) invita di rivedere la prassi diffusa del trasferimento di più embrioni durante la fecondazione in vitro.
Come conseguenza, questa prassi comporta spesso nascite multiple:
più del 30% delle fecondazioni effettuate con embrioni freschi e quasi  il 25% nel caso di embrioni congelati portano a parti multipli. Nell’insieme, il 48%  dei bambini nati  con la fertilizzazione in vitro provengono da una nascita multipla.

Il problema è che le nascite multiple possono comportare facilmente gravi rischi per la salute: fra i gemelli, il 60% nasce prematuro, mentre in caso di nascite plurigemellari questo  numero sale addirittura al 95%.
In questi casi è più probabile che ci sia la necessità di cure neonatali intensive, più probabilità di incontrare deficit cognitivi e fisici, o addirittura di non sopravvivere.

La mortalità infantile fra gemelli, infatti,  è da quattro a cinque volte più alta di quella dei parti “singoli”, e in nascite plurigemellari la mortalità aumenta fino a otto od anche dieci volte tanto.

Inoltre, aumenta il rischio di paralisi cerebrale, sordità /cecità, sviluppo linguistico arretrato e intelligenza verbale minore.

Le nascite plurime possono comportare rischi  anche per la madre, quali ipertensione, emorragie, preeclampsia,  parto cesareo, depressione post parto, stress genitoriale. Naturalmente questi rischi non sono uguali per tutte le donne, in quanto vanno presi in considerazione anche altri fattori come la salute precedente e età della donna.

Tutti questi rischi, comunque, aumentano i costi sanitari. Un studio specifico ha mostrato che i costi ospedalieri di una nascita gemellare sono il doppio per bambino in paragone alle nascite singole, e quattro volte tanto quanto in caso di nascite plurime.

Nello stesso tempo, vari studi indicano che il trasferimento di più embrioni aumenta di poco, o addirittura per niente, l’esito positivo del tentativo di gravidanza, al punto che professionisti del settore tenderebbero a scoraggiare il trasferimento di più embrioni, specialmente in donne sotto i trentacinque anni. Ma in realtà, il trasferimento multiplo è ancora molto comune: quasi nel 90% dei trasferimenti si tratta di almeno due embrioni,  e in più del 40% addirittura tre o più.

L’Autore propone tre cambiamenti, nella legislazione e nella prassi, allo scopo di evitare le nascite multiple:
Educazione/informazione
Le persone che chiedono la fertilizzazione in vitro potrebbero essere disposte ad accettare i rischi pur di soddisfare il desiderio di avere almeno un figlio, soprattutto se presumono che l’impianto di più embrioni garantisca miglior successo. Se informati correttamente sui rischi e sulle probabilità di successo, potrebbero orientarsi verso il trasferimento di un solo embrione.
I costi
Considerazioni economiche potrebbero fare scegliere il trasferimento plurimo. Se un trattamento arriva a costare fino a 15.000 dollari,  la coppia potrebbe essere indotta ad un unico trattamento per più di un figlio. Ma se le assicurazioni coprissero le spese, la pressione economica sulla coppia diminuirebbe. In effetti, l’interesse delle coppie con quello dei finanziatori potrebbero coincidere maggiormente, se si considera che i costi di eventuali ulteriori cicli di fertilizzazione in vitro  sarebbero ampiamente compensati dai minor costi derivanti dalla diminuzione di nascite multiple.

Limiti legali sui trasferimenti di embrioni
Anche dal punto di vista legale, sarebbe opportuno inserire dei limiti.
Ad esempio, in Svezia è ammesso il trasferimento di un solo embrione, tranne in casi di donne a basso rischio di nascite multiple.
Dopo l’entrata in vigore di questa legge, le nascite complessive non sono diminuite, ma le nascite gemellari sono crollate dal 35 al 5 %.



Sintesi articolo:  Orentlicher David, Multiple Embryo Transfers: Time for Policy, Hastings Center Report, maggio giugno, 2010

In allegato bibliografia a cura del Centro documentazione Cisf.

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