24/08/2010
immagine sito Ministero della Salute
E stata presentata al Parlamento dal Ministro della Salute Ferruccio Fazio, la relazione sull’applicazione della legge 194, la legge che regola l’aborto. La relazione è basata sui dati definitivi del 2008 e provvisori del 2009.
(Relazione e tabelle possono essere scaricate integralmente dal sito del Ministero della Salute).
In sintesi le tendenze segnalate nella relazione:
- Nel 2009 c'è stato un decremento del 3.6% rispetto al dato definitivo del 2008 e un decremento del 50.2% rispetto al 1982, anno in cui si è registrato il più alto ricorso all’IVG.
- La tendenza storica alla diminuzione dell’IVG in Italia, diventa ancor più evidente se si scorporano i dati relativi alle donne italiane rispetto a quelli delle straniere.
- Il tasso di abortività in Italia è fra i più bassi tra i paesi occidentali; particolarmente basso è quello relativo alle minorenni, ed agli aborti ripetuti.
- Il panorama dei comportamenti relativi alla procreazione responsabile e all’IVG in Italia presenta sostanziali differenze da quelli di altri paesi occidentali e in particolare europei:
Italia ha una bassa natalità ma anche basso ricorso all’IVG – dunque l’aborto non è utilizzato come metodo contraccettivo – e insieme un paese con limitata diffusione della contraccezione chimica.
- Altri paesi (come Francia, Gran Bretagna e Svezia, ad es.) hanno tassi di abortività più elevati a fronte di una contraccezione chimica più diffusa, e di un’attenzione accentuata verso l’educazione alla procreazione responsabile.
In generale, il tasso di abortività sembra collegarsi non soltanto ai classici fattori di prevenzione (educazione sessuale scolastica, educazione alla procreazione responsabile, diffusione dei metodi anticoncezionali, facilità di accesso alla contraccezione di emergenza), ma anche a fattori culturali più ampi.
Circa la metà degli aborti è richiesta da donne con un’occupazione lavorativa, sia fra le italiane che fra le straniere, così come le IVG sono richieste in percentuali poco differenti fra donne coniugate e nubili, sia fra italiane che fra straniere.
Fra le italiane, quasi la metà delle IVG è richiesto da donne senza altri figli, mentre fra le straniere un aborto su tre è di una donna senza figli.
Secondo la relazione:" Un’analisi socio-demografica più approfondita potrebbe chiarire meglio i fattori socio-culturali, più che economici, che sembrano essere alla base di una gran parte delle scelte di IVG nel nostro Paese; rimane elevato, ed è comunque in aumento, il ricorso all’IVG da parte delle donne straniere, che seguono comportamenti differenti per nazionalità e cultura di provenienza, anche a causa dei diversi approcci ed accessi alla procreazione responsabile e all’IVG nei Paesi di origine.