Disoccupazione giovanile e Piano d'azione

Piano di azione per l’occupabilità dei giovani e allarme Istat

01/02/2011

Secondo i dati Istat,  la disoccupazione giovanile nella fascia dai 15 ai 24 anni a dicembre è salita al 29%.
Non era mai stata così alta da quando questi informazioni vengono monitorato mensilmente, cioè a partire dal 2004.
”Disoccupazione giovanile da record“,  “Generazione perduta”, impossibilità di programmare un futuro, permanenza ad oltranza in famiglia, disagio: tante le conseguenze e le interpretazioni di questo dramma che non è solo italiano, ma che nel nostro paese  è particolarmente grave, coinvolgendo pesantemente le relazioni fra le generazioni e quel grande ammortizzatore sociale che è la famiglia. 

La settimana scorsa è stato presentato il Piano di azione preparato dai Ministeri del Lavoro e dell’Istruzione: Italia 2020. Piano d’azione per l’occupabilità dei giovani attraverso l’integrazione tra apprendimento e lavoro (vedi la sintesi in allegato).

Sono sei le priorità individuate da questo Piano, collegate fra loro con il filo rosso della maggior integrazione fra percorsi d’istruzione  e formazione da un lato e il mercato del lavoro dall’altro.
Infatti, questo è stato il fattore ritenuto di maggior criticità dagli autori del Piano d’azione e da altri osservatori. Criticità correlate sono l’alta dispersione scolastica e universitaria, la mancanza di moderni servizi di collocamento, l’alta diversificazione degli studi universitari senza un reale riscontro con la domanda da parte del mondo del lavoro.

Ecco una presentazione sintetica delle sei priorità:
-   facilitare la transizione dalla scuola al lavoro: evitare i tempi di transizione troppo lunghi, i “modi” di transizione poco trasparenti (reti amicali e informali); intervenire sulla poca  capacità nei sistemi formativi di orientare i giovani a scelte coerenti con le propri attitudini e potenzialità;
-   rilanciare l’istruzione tecnico-professionale: in Italia abbiamo un  deficit di tecnici intermedi stimato in 180.000 unità; la formazione scolastica a questo tipo di lavoro, quindi, oltre ad essere un’opportunità per i giovani è anche necessità per il Paese. Urge la riorganizzazione, il rilancio e la riqualificazione della istruzione tecnica.
-   rilanciare il contratto di apprendistato;
-   ripensare l’utilizzo dei tirocini formativi: promuovere le esperienze di lavoro nel corso degli studi, educare alla sicurezza sul lavoro, costruire sin dalla scuola e dalla università la tutela pensionistica:  troppo spesso gli stages, i tirocini formativi sono utilizzati come reclutamento di forza  lavoro a basso costo; devono perciò essere ripensati  e rivalutati;
-   ripensare il ruolo della formazione universitaria: sempre meno i laureati che trovano un’occupazione attinente alla formazione ricevuta;
-   aprire i dottorati di ricerca al sistema produttivo e al mercato del lavoro: occorre superare l’anomalia italiana che tiene separato il mondo del lavoro da quella della ricerca.


Sintesi del Piano di azione in allegato
Sintesi dati Istat in allegato



 

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