09/10/2013
......Da tempo nelle società occidentali, ed in particolar modo in Italia, si assiste ad un duplice processo che vede da un lato un progressivo aumento del numero degli anziani, che godono anche di sempre maggiore longevità, mentre dall’altro gli stessi anziani vivono profondi cambiamenti psicologici e culturali del loro status che possiamo qui sintetizzare con il termine “giovanilizzazione”.
Entrambe le tendenze sono inedite e cariche di conseguenze. Infatti, mentre la figura dell’anziano è una costante nella storia umana, mai sono esistite società connotate da un così alto numero di over 65.
Di conseguenza la cosiddetta “terza età” è ormai assimilabile ad una sorta di prolungamento della condizione di adulto, mentre tendenzialmente la “vera” vecchiaia si posticipa ad una quarta età che si colloca ormai intorno alla metà dell’ottavo decennio della vita.
Sempre più anziani, sempre più longeviI dati censuari dicono inequivocabilmente che il numero degli anziani cresce: tra il 2001 ed il 2011 gli ultrasessantacinquenni sono passati dal 18,7 al 20,8% del totale della popolazione.
La crescita relativa è tanto più forte quanto più ci si sposta verso le età anziane: gli ultrasettantacinquenni, ad esempio, salgono dall’8,4 al 10,4% del totale e i 95-99enni sono quasi raddoppiati, in dieci anni.
Ma sono i centenari, l’avanguardia della longevità in atto, che presentano l’incremento più eclatante: nel 1981 erano appena 1.304, oggi (2011) sono 15.080.
Le previsioni dell’Istat confermano la corsa dell’invecchiamento: tra trent’anni (scenario centrale) gli anziani potrebbero costituire il 32,1% della popolazione mentre i grandi anziani (sopra gli 85 anni) saranno il 6,1%, dal 2,7% attuale........
Leggi tutto
Vittorio Filippi, Neodemos