Scuola e diversità

Gli insegnanti e l'integrazione. Atteggiamenti, opinioni e pratiche.

06/04/2011

Sono raccolti i risultati della seconda fase di una ricerca indipendente sull'integrazione scolastica degli alunni con disabilità, finanziata dalla Libera Università di Bolzano.

Nella prima fase, iniziata nel 2007, vennero esaminate, attraverso un questionario,  le opinioni di circa 2000 famiglie e dei loro figli disabili, dove possibile, in età compresa tra i 6 ed i 55 anni. Attraverso queste esperienze fu possibile capire come le famiglie vivevano la loro esperienza di integrazione scolastica, lavorativa e sociale.

Desiderando raccogliere anche il punto di vista degli insegnanti rispetto a questa tematica, i ricercatori hanno sviluppato anche una seconda fase di approfondimento attraverso questionari spediti on line a cui hanno risposto 3000 persone, ben distribuite geograficamnete e professionalmente.

Il quadro che delineano i risultati è sostanzialmente positivo: il mondo della scuola crede ancora molto nell'integrazione scolastica delle persone con disabilità; gli insegnanti ritengono infatti che l'integrazione porti benefici al clima socio-affettivo della classe ma anche vantaggi sul suo  livello generale di apprendimento.

Criticità vengono riscontrate, fondamentalmente, sulla modalità con cui viene effettuata oggi l'integrazione scolastica da cui ne conseguono delle problematiche relative all'effettiva adeguatezza delle risposte ai bisogni degli alunni con queste tipo di difficoltà.
Gli insegnanti percepiscono le prassi didattiche come troppo tradizionali e sostanzialmente immobili, poco capaci di adattarsi in senso inclusivo.

I dati evidenziano la difficoltà del ruolo dell'insegnante di sostegno di fronte ad una netta spaccatura di opnioni sull'opportunità di abolire la distinzione tra insegnante curricolare e insegnante di sostegno, tema meritevole di approfondimenti attenti ed innovativi.

Anche la netta presa di posizione a favore del pieno coinvolgimento degli insegnanti curricolari rispetto al monte ore di sostegno mostra che una lettura delle risorse per l'integrazione limitata  soltanto sull'insegnante di sostegno ha ormai fatto il suo tempo e merita anch'essa proposte innovative.

D'altra parte, si manifesta sempre più un bisogno, assolutamente attuale – sia dal punto di vista dell'avanzamento della ricerca scientifica che della forte soggettività delle famiglie e delle loro associazioni – di competenze specialistiche di alto livello;  gli insegnanti non vogliono abbandonare l'integrazione ma vogliono anche competenze più evolute dal punto di vista tecnico per rispondere in maniera adeguata ai bisogni degli alunni con disabilità.

Per quel che riguarda le metodologie con cui viene praticata l'integrazione, la diffusione di forme didattiche di "parziale integrazione" - dove l'alunno con disabilità passa periodi variabili fuori dall'aula e dal gruppo dei compagni - vengono valutate  scarsamente positive sugli apprendimenti e sulla socialità degli alunni e sul resto della classe.

I dati dimostrano infatti che se a scuola c'è una buona integrazione, un'integrazione "piena" aumentano le modalità di aiuto spontaneo tra alunni nel corso delle normali attività curriculari e di vita sociale, così come aumentano le occasioni di integrazione nelle attività extra scolastiche.

 
Ianes Dario, Demo Heidrun, Zambotti Freancesco, Gli insegnanti e l'integrazione. Atteggiamenti, opinioni e pratiche, Erickson, 2010, pp. 246

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