Nessun brutto voto è per sempre

Alessandro Artini, Ponte alle Grazie, 2013. Recensione di Roberto Carnero

07/12/2013

Checché se ne dica, la scuola italiana ha molti pregi.
In particolare la preparazione che essa riesce a fornire, specialmnte nel campo delle discipline umanistiche, è spesso d’eccellenza, tanto da esserci invidiata in tutto il mondo.

Il nostro sistema di istruzione presenta tuttavia anche parecchi difetti.

In particolare appare sempre più lontana dalle esigenze della società e del mercato del lavoro la struttura rigida dei curricula: ogni studente di una certa scuola è costretto a seguire le stesse ore di lezione nelle stesse discipline, indipendentemente dalle predisposizioni individuali.

Inoltre la scuola italiana continua a privilegiare l’aspetto cognitivo rispetto a quello emotivo e pedagogico. Ciò nonostante l’adolescenza sia un momento decisivo, e per questo spesso difficile e problematico, sul piano dell’elaborazione psicologica, una dimensione che la scuola molte volte appare ignorare.

Così i ragazzi si trovano schiacciati tra richieste di performance percepite come troppo alte e un’incompleta maturità personale che non è in grado di affrontarle. Perciò appare stimolante il libro di Alessandro Artini, sociologo, dirigente scolastico e padre di una figlia adolescente, alla quale il suo testo è indirizzato in forma di lettera.

Non si tratta di un contributo scientifico, ma di un libro di divulgazione. Capace però, proprio per questo, di andare, senza tanti fronzoli, al cuore dei problemi che solleva. È un adulto che si mette in relazione con una ragazza, ma senza giovanilismi forzati.
Più che la scienza, è l’esperienza il punto da cui parte. Per sostenere non tanto una tesi in particolare, quanto per rafforzare nella sua interlocutrice un requisito fondamentale per affrontare qualsiasi sfida della vita, a partire – appunto – dalle richieste scolastiche: l’autostima.

Nella delicatissima fase della carriera scolastica, ai ragazzi sono richiesti impegno e determinazione. Ma affinché queste qualità siano produttive, bisogna che vengano sostenute dalla fiducia in sé e nelle proprie capacità di recupero, soprattutto di fronte ai fallimenti che inevitabilmente si verificano. Purtroppo, però, l’autostima non è una materia che si insegna a scuola, né essa è prevista dai programmi ministeriali. Gli insegnanti, per parte loro, al di là della buona volontà, della disponibilità e della sensibilità dei singoli, non appaiono preparati a rimediare a tale lacuna. Anzi, la scuola italiana è erede di una tradizione che mira più a disciplinare che non a motivare gli studenti, riducendo così la carriera scolastica alla mera valutazione quantitativa dei rendimenti, mentre si continuano a ignorare le qualità irriducibili dell’individuo.

L’autore mette in campo preziosi consigli e osservazioni sulla sociologia e sulla psicologia della scuola. Per questo il suo libro Artini, che pure è indirizzato ai ragazzi, potrà essere letto con profitto anche dagli adulti, soprattutto da coloro che sono impegnati nell’entusiasmante ma anche difficilissimo compito educativo.

Roberto Carnero


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