13/10/2010
Uno studio pubblicato sulla rivista Psychological Science in questi giorni fa notizia.
(Rogge Ronald D., Predicting Relationship Breakups With a Word- Association Test)
Sono numerose le ricerche, soprattutto anglosassoni, che cercano di capire i segnali che preannunciano la rottura di coppia, oppure di misurarne il grado di soddisfazione.
L’originalità della ricerca in questione è che si è usato un metodo finora raramente applicato alla relazione di coppia, cioè un metodo che cerca di scavalcare la consapevolezza razionale su quello che è o invece non è “psicologicamente e socialmente” corretto.
La maggior parte delle ricerche sul buon andamento delle relazioni, infatti, si basa sulla percezione di quello che uno sente nei confronti dell’altro. Queste risposte solitamente sono ottenute modo più ovvio, cioè ponendo domande agli intervistati. Il problema è che questo approccio presume che le persone sappiano veramente quanto esse stesse sono felici, e questo non è sempre vero.
Difficilmente, infatti, le persone sono disposte a dire che si sentono poco felici in una relazione in cui hanno un coinvolgimento e un investimento assoluto. Lo studio qui segnalato, invece, ha utilizzato un metodo che sollecita l’inconscio.
Un metodo utilizzato finora soprattutto nella misurazione del razzismo, altro ambito in cui è difficile ammettere con se stessi e ancora di più ad altri i propri sentimenti ambivalenti.
I ricercatori hanno usato non le solite domande dirette, ma compiti impliciti che sollecitano reazioni spontanee, come ad esempio vedere se i coniugi trovano più facile associare parole con significati positivi o negativi al proprio partner.
I partecipanti della ricerca (222) dovevano reagire con un tocco di tastiera a stimoli positivi e negativi, che potevano associare ai loro partner: pace, condivisione, morte, tragedia……..
I ricercatori hanno scoperto che chi associa più facilmente al proprio partner concetti negativi e più difficilmente quelli positivi, ha una maggiore possibilità di separarsi entro un anno.
Nello stesso tempo, all’inizio dello studio è stato chiesto ai volontari di esprimersi sulla qualità della loro relazione con il metodo più convenzionale, e i ricercatori hanno verificato così che il test da loro usato prevede molto meglio la rottura di coppia che non la domanda di controllo “diretta”.
Ovviamente il test, oltre a prevedere la rottura, può anche dare utili indicazione dei punti deboli della relazione, sui quali si può cercare di recuperare e riparare il rapporto. Portati con questo metodo a livello di consapevolezza, questi punti diventano comunicabili e discutibile: ammesso che la comunicazione nella coppia sia ancora possibile…..
Quanto durerà l'amore? Repubblica, 12 ottobre 2010