20/09/2013
.....La recente ratifica da parte dell’Italia della Convenzione
dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro sul lavoro domestico ha
posto in evidenza una professione che finora, da molti, non era considerata
tale, nonostante sia un importante tassello di quel welfare familiare che a
sua volta assume un ruolo di rilievo nell’attuale periodo di crisi.
(Dalla prefazione di Maurizio Carrara
Presidente di UniCredit Foundation)
L'inevitabile aumento del numero di persone anziane da accudire, concentrare
l’attenzione sugli stranieri che si occupano di assistenza familiare significa
contribuire a dare soluzione a un rilevante elemento di fragilità sociale.
Da qui l’esigenza di conoscere meglio chi sono questi immigrati, cosa fanno,
come vengono trattati, come essi considerano gli italiani e quali rapporti
hanno con i Paesi di origine, attraverso un’indagine promossa da UniCredit
Foundation insieme a Agenzia Tu UniCredit con il coordinamento del Centro
Studi e Ricerche IDOS.
Sulla base dei dati più recenti messi a disposizione dall’INPS, sono oltre
750mila i lavoratori stranieri censiti che si occupano, in forme diverse, di
assistenza familiare. Un numero sicuramente inferiore a quello effettivo,
in conseguenza della non marginale presenza di persone che per la legge
italiana risultano clandestine, ma che svolgono regolarmente anche attività di
collaborazione domestica.
Il principale obiettivo conoscitivo dell’indagine è consistito nell’offrire una
panoramica qualitativa più aggiornata di questo comparto lavorativo, che
rispetto ai decenni passati ha conosciuto una notevole evoluzione.
L’assenza di formazione specifica e la carenza di precise qualifiche
professionali, pur a fronte di un livello di istruzione piuttosto alto, di chi
per lavoro si dedica alla cura della persona e della casa, rappresentano un
punto critico che emerge dall’indagine.
Problema che va affrontato non solo nell’interesse del lavoratore, ma anche della famiglia-datore di lavoro, dello Stato, delle Regioni e, soprattutto, dei Comuni, dato che una migliore qualità del ‘welfare familiare’ migliora la qualità della vita delle comunità e può
concorrere a contenere i costi pubblici sia per le cure, sia per l’assistenza, in
particolare delle persone anziane.
Proprio perché il contributo degli immigrati al ‘welfare familiare’ è destinato
a crescere, nonostante la crisi, soprattutto per il progressivo invecchiamento
della popolazione, va affrontato il problema di come incentivare la loro
formazione professionale.
L’indagine consente di fare con maggiore precisione il punto anche su
altri obiettivi operativi da perseguire, sui quali si è sviluppato un ampio
dibattito con proposte non sempre convergenti. ........
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